Tennis

“Gestiamo tutti i casi allo stesso modo. Ricorso della Wada sull’interpretazione delle regole”: l’Itia chiarisce la sua posizione su Sinner

“Il modo in cui gestiamo i casi non cambia, indipendentemente dal profilo del giocatore coinvolto. Il processo è definito dal Codice mondiale antidoping, stabilito dall’Agenzia mondiale antidoping, e dal Programma antidoping del tennis. Il modo in cui si svolge un caso è determinato dalle sue circostanze, dai fatti e dalla scienza“. L’Itia lo aveva scagionato il 19 agosto per il caso Clostebol dichiarandolo “non colpevole e non negligente”. Poi, la Wada ha presentato il ricorso (Agenzia mondiale antidoping) alla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna .A distanza di due mesi, l’International Tennis Integrity Agency ha voluto chiarire la sua decisione nei confronti di Jannik Sinner: “Nel caso di Sinner, comprendiamo che il focus dell’appello è sull’interpretazione e sull’applicazione delle regole da parte del tribunale indipendente nel determinare quale livello di colpa possa coinvolgere il giocatore, piuttosto che sull’indagine dell’Itia sui fatti e sulla scienza”. Dunque, l’Itia – per conto del comunicato della CEO Karen Moorhouse – ha riconosciuto il diritto di ricorso della Wada sulla sentenza del numero 1 al mondo. “Detto questo, riconosciamo che è nostra responsabilità lavorare con i membri della famiglia del tennis per garantire che ci sia fiducia nel processo e invitiamo al dialogo con i giocatori, i loro rappresentanti e i media su questo argomento. Comprendiamo inoltre che il caso che ha coinvolto Sinner sia stato al centro dell’attenzione e abbia provocato tanti commenti e tante speculazioni, in seguito alla nostra decisione di non attribuire nessuna colpa e nessuna negligenza al giocatore”.

Motivazione che invece ha spinto la WADA a presentare ricorso: l’altoatesino infatti non ha mai assunto alcun tipo di sostanza ma il suo sangue è stato alterato a causa di una contaminazione involontaria. Ad assumere la sostanza (il cicatrizzante contente Clostebol) è stato infatti il suo ex fisioterapista Naldi, che all’epoca ricevette il medicinale per curare una ferita al dito dall’ex preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara. Dopo aver massaggiato l’azzurro per più volte senza guanti, è arrivata la contaminazione che poi ha portato l’azzurro a risultare positivo a due test anti-doping, uno durante il torneo di Indian Wells e un altro prima del Miami Open. Il tennista italiano rischierebbe la squalifica solo se venisse considerato responsabile per il comportamento tenuto dai membri del suo staff, rispondendo così della loro negligenza. Però, a differenza del caso Halep, non si può imputare a Sinner nemmeno il fatto di aver scelto due assistenti poco qualificati: l’ex fisioterapista Naldi ha una laurea in osteopatia, l’ex preparatore Ferrara in chimica e tecnologie farmaceutiche.

Sinner e il ricorso della WADA: i possibili scenari
Dunque, Jannik Sinner dovrà aspettare il verdetto finale. Come si evince dal comunicato ufficiale, infatti, “la WADA non chiede la squalifica di alcun risultato, salvo quelli già imposto dal tribunale di primo grado”. Al tempo stesso, però, può chiedere una squalifica nei confronti dell’italiano che lo potrebbe tenere lontano dal circuito per 1 o 2 anni. Inizialmente, Sinner aveva perso solo i punti e il montepremi guadagnati a Indian Wells lo scorso marzo. Allo stato attuale e senza una risposta, il tennista altoatesino potrà scendere in campo senza alcuna restrizione. Il CAS (la corte arbitrale dello Sport) dovrà decidere se andare contro la sentenza di primo grado oppure confermarla. Una cosa è certa: i tempi per avere delle risposte non saranno immediati, ci vorranno almeno 6 mesi. La WADA ha deciso di impugnare la sentenza, puntando non a dimostrare l’uso intenzionale della sostanza, ma a stabilire una colpa parziale. Ovvero a ritenere Sinner – come detto in precedenza – colpevole per il comportamento del suo staff.