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“Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico suicida in 4 anni. Così ho iniziato a drogarmi ma oggi, dopo il come, sono rinato”: parla Giorgio Montanini

"Sono arrivato a spendere 400 euro al giorno per cinque grammi di crack, quindi ho buttato mezzo milione di euro", le parole dell'attore al podcast Tintoria

di F. Q.
“Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico suicida in 4 anni. Così ho iniziato a drogarmi ma oggi, dopo il come, sono rinato”: parla Giorgio Montanini

Giorgio Montanini, attore in teatro e per la tv, al podcast Tintoria ha raccontato della sua dipendenza e lo fatto in modo diretto: “La mia dipendenza è nata da circostanze attenuanti ma non giustificanti. Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico suicida in 4 anni. Ho sempre creduto nell’importanza della forza mentale ed emotiva. Ma per superare questo problema ho avuto bisogno di sostanze stupefacenti”.

Un racconto forte, consapevole: “Mi muore mezza famiglia e ho attenuato le sofferenze con le droghe. Mi facevo di cocaina e io stavo bene nonostante a casa mia erano morti tutti. La mia famiglia era fantastica e ho colmato un vuoto. Sono arrivato a spendere 400 euro al giorno per cinque grammi di crack, quindi ho buttato mezzo milione di euro”. Montanini spiega che la droga, nel caso specifico, la “cocaina instilla questa sorta di demone e sostituisce la tua personalità. Per molto tempo dai il meglio di te, poi non riesci più a capire quanto ha preso il sopravvento. Ero in assuefazione. Il giorno prima non riuscivo ad alzarmi dal letto, quello dopo compravo la mia dose e mi facevo 400 chilometri in macchina per farmi il mio spettacolo da un’ora e mezza”.

Poi è arrivato il coma di 45 giorni per una polmonite virale e l’attore spiega: “Tutti lo reputano un dramma, per me è stata una fortuna. A un certo punto sono collassato e questo mi ha permesso di disintossicarmi, purificarmi, rinascere e tornare a vivere come prima. La madre superiora (in ospedale, ndr) mi disse che ero vivo per miracolo. Sono entrato in condizioni pietose, pesavo 160 chili. Ne sono uscito con le analisi perfette e senza crisi d’astinenza. Su 100 pazienti, 99 non si risvegliano. Mi davano per morto. La mia compagna ha evitato di farmi l’estrema unzione solo perché non ero cristiano”. Ancora, una considerazione su come affrontare il discorso delle dipendenze: “La gente pensa sempre alle sinapsi che vengono bruciate. Il vero cervello è il cuore. Per questo sono contrario all’andare in comunità, che ti fa sentire un tossico e basta. La guarigione passa attraverso un abbraccio e altre forme di amore. Chi riesce ad avere una vita equilibrata è perché sta bene. Passa, invece, la cultura errata del drogarsi come bello e maledetto. Così un sacco di ragazzi per emulazione casca nella trappola”.

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