Nelle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Ue Meloni ha dichiarato che l’accordo con l’Albania “rispecchia perfettamente lo spirito europeo”, rivendicando l’interesse dei leader europei e l’appoggio della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma lo spirito di cui parla la premier è proprio quello che ha spaccato il summit ancora prima del confronto, tra le dichiarazioni dei falchi che sostengono l’Italia e chi invece lo boccia, come il francese Macron, che nega l’esistenza di un “modello Albania”. Macron ha preso parte alla riunione dei leader liberali dove si sono escluse “scorciatoie”, volendo piuttosto “accelerare sull’applicazione del Patto sulla migrazione e l’asilo”, ma conciliando “valori e sicurezza sulla migrazione”. Macron non ha invece apprezzato il pre-vertice sulla migrazione organizzato dall’Italia, Olanda e Danimarca a cui hanno preso parte von der Leyen e altri otto Paesi membri: Polonia, Grecia, Austria, Cipro, Ungheria, Malta, Slovacchia, Repubblica Ceca. Obiettivo dell’incontro, dicono fonti italiane, è “coordinare le reciproche posizioni in vista della discussione strategica dei leader” sulla migrazione e “approfondire i diversi filoni di lavoro sui cui puntare per rafforzare e rendere più efficace la politica migratoria europea”. La discussione tra leader, spiega Palazzo Chigi, si è concentrata sul concetto di Paese terzo sicuro in vista dell’attuazione delle regole del nuovo Patto Migrazione e Asilo, sulla collaborazione lungo le rotte migratorie con Unhcr e OIM in tema di rimpatri volontari assistiti nonché sui ‘return hubs'”.
Dal summit esce fuori così un documento improntato alla necessità di facilitare i rimpatri: “Il Consiglio europeo – si legge – chiede una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito, attraverso partenariati globali reciprocamente vantaggiosi, per affrontare le cause profonde e combattere la tratta e il contrabbando al fine di prevenire la perdita di vite umane e le partenze irregolari”. E citano anche gli “attacchi ibridi” con un esplicito riferimento all’azione di Paesi come la Bielorussia che hanno l’obiettivo di destabilizzare gli stati confinanti: “Il Consiglio europeo esprime solidarietà per gli Stati membri che affrontano tali sfide. Situazione eccezionali richiedono misure appropriate”. La presidente della commissione ha dichiarato: “Oggi abbiamo discusso tre elementi distinti. Il primo riguarda i migranti che hanno bisogno di protezione e quindi i Paesi terzi sicuri, perché non necessariamente la protezione deve avvenire in Ue; il secondo riguarda chi non ha diritto a stare nell’Ue e si è discusso di tempi e modi dei rimpatri; il terzo elemento è il lavoro dell’Unhcr e dell’Oim in Paesi fuori dall’Ue, laddove si vuole evitare che i migranti attraversino Paesi per raggiungere l’Ue ma stando così in Stati che hanno difficoltà a gestire” la situazione.
All’uscita dal Consiglio europeo, Meloni è volata a Beirut, mentre Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti si preparano all’incontro di venerdì a Ramstein. Chi invece ha parlato è stato il capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, che ha messo in chiaro la posizione del suo governo: “La nostra posizione è chiara, non siamo a favore di queste formule”, come quella del modello Albania, “che non affrontano i problemi e ne creano altri. Siamo per una visione più ampia, a favore della collaborazione con i Paesi di origine, a favore dell’immigrazione regolare”. E ha poi aggiunto: “Sui migranti abbiamo una posizione basata sull’umanità”. La Germania alla fine non ha preso parte alla riunione dei falchi organizzata dall’Italia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al suo arrivo al Consiglio europeo, rispondendo a una domanda sui centri di rimpatrio dei migranti e sul modello Italia-Albania ha invece detto che “concetti che possono assorbire pochissime piccole gocce, se si guardano i numeri, non sono realmente la soluzione per un Paese grande come la Germania”. E ancora: “L’Ue ha bisogno di “espulsioni conformi al diritto europeo”.
La Germania, che ha recentemente sospeso Schengen e riattivato i controlli ai confini, è interessata a un sistema che consenta “di scegliere chi far entrare, ma dobbiamo attuare il sistema di asilo approvato e magari fare progressi, per esempio sulla direttiva rimpatri”, ha detto Scholz. Che però boccia i centri dell’Italia che, ad oggi, in Ue non può trovare legittimazione giuridica. In vista della riunione, lunedì von der Leyen ha inviato a premier e capi di Stato una lettera in cui spinge per implementare la normativa sui rimpatri. Normativa che, ha ribadito la stessa Commissione, “attualmente non è possibile per l’Ue avere questa opzione. Per rendere possibile un modello del genere, il diritto europeo dovrebbe regolamentare il rimpatrio forzato in un Paese terzo che non sia il Paese di origine. Secondo la nostra valutazione, le norme attuali non lo prevedono. Tuttavia, ciò è previsto nella posizione del Consiglio sulla proposta di direttiva sui rimpatri e, vista la necessità di riflettere sulle modifiche legislative, questo è un aspetto che stiamo esaminando”.
L’accordo con l’Albania non è dunque replicabile dall’Unione, almeno a normativa vigente. Ma l’esperimento diventa comunque l’ago della bilancia spaccando il Consiglio ancor prima del suo inizio. E se il Belgio prende le distanze da “soluzioni che la storia ha già dimostrato produrre volumi ridotti e presentare costi elevati”, Vienna dice che la strategia di Roma “mostra come innovare”. “Raccoglie il consenso del Ppe perché nel documento che stiamo approvando si fa un esplicito riferimento al Protocollo. Mi sembra che sia una iniziativa innovativa, che viene seguita con grande interesse”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani che, sull’esordio del centro in Albania ha spiegato come “le cose siano funzionate bene”. La premier danese, Mette Frederiksen, arrivando al vertice convocato con Italia e Olanda ha chiesto “nuove soluzione” nella gestione del fenomeno migratorio. “Potrebbe essere – ha detto – la cooperazione che esiste ora tra Italia e Albania. Potrebbe trattarsi di centri di accoglienza al di fuori dell’Europa, per i quali stiamo lavorando da molti anni. Potrebbe trattarsi di deportazioni, centri e altro”. Frederiksen ha detto poi di sostenere l’iniziativa di Varsavia di sospendere il diritto di di asilo nel Paese. Il premier ungherese Viktor Orban non ha usato giri di parole: “L’hub per in migranti in Albania è un buon modello, congratulazioni”. Con lui al pre-summit dei Patrioti anche il leader dl Pvv olandese Geert Wilders: “L’Italia sta mandando delle persone in Albania: per noi è un buon modello, un buon esempio. Noi in Olanda stiamo pensando a fare una cosa simile in Uganda. C’è un nuovo vento in Europa sui migranti che spira sempre più forte e spero che le cose cambino. Sono orgoglioso che l’Italia abbia fatto questo passo, avrà successo”. L’idea al vaglio del governo olandese di creare centri di rimpatrio dei migranti in Uganda, ha precisato anche il premier olandese, Dick Schoof, “è seria: ne parliamo con Italia e Danimarca alla riunione” sulla politica migratoria perché è in linea con “il principio sostenuto da diversi governi Ue di avere centri nei Paesi d’origine”.