Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Potenza Ida Iura ha emesso un nuovo decreto di sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva, su richiesta della procura lucana: “È evidente – scrive il gip come anticipato da La Gazzetta del Mezzogiorno – che l’utilizzo criminale dello stabilimento a fini di profitto in spregio persino agli accordi presi per ridurre l’impatto mortale delle lavorazioni non può che essere arrestato sottraendo la disponibilità delle aree in cui avvengono le lavorazioni che hanno determinato la compromissione dell’ambiente, della salute dei lavoratori e della popolazione residente”.

Lo scorso 13 settembre, la Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha annullato la sentenza di primo grado del processo “Ambiente Svenduto” a carico di 37 imputati e tre società e decretato l’invio di tutti gli atti a Potenza. Il tribunale lucano ha così dovuto fare una nuova ricostruzione – che nel processo tarantino aveva inchiodato proprietari e manager dell’acciaieria, oltre a diversi amministratori locali – sulla base degli elementi raccolti dalla procura di Taranto nell’inchiesta condotta dai carabinieri del Noe di Lecce.

L’atto è stato notificato nelle scorse ore ai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e Ilva in Amministrazione Straordinaria. Con la decisione del gip, è stata scongiurata la possibilità di un dissequestro, che si era palesata dopo l’annullamento del tribunale tarantino. La giurisdizione italiana in materia di misure cautelari – come ricorda la Gazzetta – infatti, prevede che se, eseguite durante un’indagine, non vengono rinnovate entro 20 giorni dalla dichiarazione di incompetenza di un giudice, perdono la loro efficacia. La misura eseguita dal tribunale potentino appone i sigilli a quei reparti dell’Ex Ilva ritenuti causa delle emissioni nocive tra il 1995 e il 2015 sulla base del primo provvedimento di sequestro, disposto il 26 luglio 2012 dal gip di Taranto Patrizia Todisco che riguardava l’Area Parchi Minerali, le Cokerie, l’Agglomerato, gli Altiforni, le Acciaierie e l’area Grf (Gestione Rottami Ferrosi).

“È stato accertato il gravissimo quadro sanitario della popolazione di Taranto – si legge nelle 36 pagine scritte dal giudice potentino grazie alle perizie disposte nel 2010 da Todisco – in ragione della esposizione alle emissioni industriali e dell’impiego in diversi comparti lavorativi, quadro destinato inesorabilmente a peggiorare nel tempo per la latenza tra esposizione ed esiti”. Lo stabilimento di Taranto, grazie ai vari decreti salva-Ilva e alla facoltà d’uso, potrà comunque continuare la sua attività.

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