Hakan Calhanoglu è stato sentito dagli investigatori nell’inchiesta sui capi ultras dell’Inter. Il centrocampista nerazzurro ha risposto alle domande degli agenti della Squadra Mobile: convocato come testimone, il calciatore turco – come riferito da ANSA – ha raccontato che, nonostante le raccomandazioni della dirigenza del club di evitare di avere qualsiasi contatto con gli ultras, avrebbe avuto, invece, qualche incontro con i capi della curva Nord nerazzurra. Incontri che Calhanoglu ha giustificato con la sua volontà di ricambiare gli attestati di solidarietà ricevuti quando dopo il terremoto del 2023 nel suo Paese, la Turchia, era apparso sugli spalti uno striscione con scritto “vicini a Siria e Turchia. Calha uno di noi”. Un gesto molto apprezzato che lui aveva contraccambiato donando alla curva Nord alcune sue maglie indossate in campo da regalare ai bimbi ricoverati in ospedale: magliette che, come si legge nelle carte dell’inchiesta, sarebbero finite nelle mani di Antonio Bellocco, il rampollo di ‘ndrangheta ucciso da Andrea Beretta a Cernusco sul Naviglio lo scorso 4 settembre. A consegnarlo a Bellocco era stato il leader della Curva Nord Marco Ferdico, uno degli arrestati nell’inchista e ritenuto tra i promotori dell’associazione a delinquere che avrebbe controllato i traffici illeciti intorno allo stadio.
Calhanoglu ha quindi ammesso di aver incontrato Marco Fedico e Antonio Bellocco, negando però di esserci uscito a cena. “Adesso usciamo a mangiare lunedì o martedì con Calhanoglu, con le famiglie!”, diceva il capo ultras dell’Inter, Ferdico, mentre veniva intercettato il 19 agosto 2023. Calhanoglu, scrivono i pm titolari dell’inchiesta – Paolo Storari e Sara Ombra – “stando alle affermazioni di Ferdico, avrebbe dovuto trascorrere, nel mese di agosto” del 2023 “una serata a cena con la propria famiglia, unitamente a quella di Antonio Bellocco“. Il centrocampista nerazzurro ha smentito queste affermazioni, ma ha appunto confermato gli incontri per la consegna delle magliette.
Che cosa rischia Calhanoglu sul piano sportivo
Se dal punto di vista penale,almeno al momento, Calhanoglu è semplicemente un testimone, per quanto riguarda il Codice di giustizia sportiva la sua posizione andrà analizzata dal procuratore federale della Figc, Giuseppe Chinè, che da settimane sta analizzando quanto emerso dagli atti di indagine. Il primo riferimento è l’articolo 25 del Codice. Al comma 10 si legge: “Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società”. In questo caso, il dirigente, allenatore o giocatore coinvolto rischia la squalifica o l’inibizione, oltre a una multa. Se Calhanoglu ha incontrato i capi della Curva Nord dell’Inter, peraltro dopo che la società lo aveva invitato a non farlo, rischia appunto di essere sanzionato sul piano sportivo in base all’articolo 25. Potrebbe ricevere una semplicemente multa, ma anche una serie di giornate o di mesi di squalifica.