Dinanzi a un’aula del Senato quasi deserta – alle 10.16 i presenti erano 59 – Guido Crosetto ha letto la sua informativa sul Libano dopo gli attacchi di Israele alle basi Unifil a guida italiana. “Continuiamo a lavorare ad una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, è l’unica possibile – ha detto il ministro della Difesa, che ha rimandato il viaggio a Bruxelles dove era atteso ad un vertice della Nato per informare il Parlamento – . Unifil va rafforzato e le forze libanesi rese più credibili. Servono nuove regole d’ingaggio e devono essere fatte rispettare. Ad Israele diciamo di aiutarci a rafforzare Unifil e le forze libanesi per fare in modo pacifico quello che sta facendo con le armi”.

“Ho voluto segnalare la necessità di un incisivo e rapido intervento delle Nazioni Unite che metta Unifil nelle condizioni di esercitare una reale deterrenza all’uso della forza – ha proseguito Crosetto -. Questo potrebbe essere ottenuto prevedendo diverse opzioni operative, quali ad esempio la presenza di una riserva schierabile rapidamente nel Sud del Libano, garantendo così la piena libertà di manovra delle unità e adeguando equipaggiamento e dotazioni all’ambiente in cui operano”.

Finora, ha detto ancora il ministro della Difesa, “sono state adottate tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione” per il contingente Unifil in Libano, “rafforzando le misure di protezione attiva e passiva. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e sono pronti per essere attuati, se necessario”. “Come Difesa – ha aggiunto – siamo ovviamente pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, siamo in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale e dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo. In tal senso sono stati già pre-allertati assetti aerei e navali per tale scopo, e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo”.

“L’imparzialità dei caschi blu è uno dei pilastri Unifil. O c’è Unifil o c’è la guerra”, ha detto quindi Crosetto. “Unifil non ha svolto il compito perché non poteva svolgerlo, per come sono state scritte le regole di ingaggio, non poteva perché le persone che sono andate lì sono andate pensando di dover svolgere il ruolo che svolgono in un altro ambiente, che non è più quello in cui si svolge, e perché l’altro pilastro che sono le forze armate libanesi sono cadute, distrutte dall’inflazione, dal problema economico. Un soldato ormai guadagna un venticinquesimo di quello che guadagnava. È come se un militare italiano continuasse a fare il militare guadagnando cento euro al mese. Ed avendo un’alternativa: c’è un’altra forza militare nel paese (Hezbollah, ndr) con capacità economica di reclutamento molto più alta. Questo è quello che sta succedendo in Libano. E questa cosa la possono risolvere soltanto due soggetti: Unifil e la comunità internazionale da una parte, la crescita delle forze libanesi dall’altra”, ha aggiunto.

“Voglio che sia chiaro e resti agli atti: non è messa in discussione la nostra partecipazione a Unifil, che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non porterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa delle Nazioni Unite”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nella sua informativa al Senato sui recenti attacchi alle basi Unifil in Libano.

“La presenza dei soldati di Unifil – ha aggiunto Crosetto – può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I caschi blu possono fungere da fattore di pacificazione, necessario in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà ad essere determinante nella fase di stabilizzazione, quando, speriamo tutti presto, si abbasserà il livello di scontro”. “Se rinunciassimo alla presenza dei soldati delle Nazioni Unite in quella zona del mondo oggi, rinunceremmo alla possibilità del mondo di risolvere in modo pacifico le controverse internazionali”, ha aggiunto il ministro.

Una prima risposta a Crosetto è arrivata poco dopo l’informativa da Andrea Tenenti, portavoce della missione Unifil: “Usare la forza, a meno che non sia proprio una situazione di self-defence, potrebbe creare più problemi che soluzioni, quindi innalzare le tensioni e far diventare la missione parte del conflitto. Quindi dobbiamo stare molto attenti, valutarla seriamente, il nostro lavoro è trovare soluzioni”.

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