Sabato 19 ottobre trecento iscritti del MoVimento 5 Stelle scelti a sorte discuteranno sulla transizione ecologica, sulla tutela del patrimonio naturale, e dulcis in fondo, sullo statuto del MoVimento 5 Stelle. La società privata “Avventura Urbana”, in collaborazione con Comin & Partners, un’altra società di lobbying e comunicazione, sempre privata, la quale ha supportato Ilva nel processo di vendita, che ha portato alla cessione dell’azienda a ArcelorMittal, hanno predisposto dei documenti per la discussione con domande preconfezionate e “suggerendo” persino le risposte.

E il tema sul piatto è molto chiaro: limitare i poteri del Garante del MoVimento (cioè Beppe Grillo) o addirittura “eliminarlo del tutto”. E di modificare il Simbolo e nome del MoVimento, in quanto “numerosi contributi degli iscritti avrebbero evidenziato questa necessità”. In realtà, pochissimi avevano suggerito di cambiare nome o simbolo al MoVimento, ma non solo questo tema è stato selezionato, ma è stato chiesto anche un parere al costituzionalista Michele Anis se questo fosse possibile senza coinvolgere il Garante del MoVimento. Insomma, Conte ha chiesto a Anis di interpretare lo statuto che aveva scritto lui stesso tre anni prima.

Beppe Grillo può piacere o meno. Ma ha avuto successo in un’impresa considerata da molti impossibile: fondare una forza politica da zero, nella quale i candidati non fossero scelti dai capi partito ma dagli iscritti tramite un processo democratico, e riuscire ad arrivare al governo del Paese forti di oltre dieci milioni di voti. Beppe Grillo non si è mai candidato e non ha candidato il proprio figlio, avvocato o notaio e nemmeno amici vari.

Il MoVimento fondato da Beppe Grillo ha scelto come presidente del Consiglio incaricato nel 2018 l’avvocato Giuseppe Conte, che ha servito il Paese per due mandati e successivamente, su proposta del garante del MoVimento, cioè lo stesso Beppe Grillo, è diventato Presidente del MoVimento, riscrivendone lo statuto. Possibile che chi ha permesso a centinaia di persone che mai sarebbero diventate parlamentari (me compreso) di sedere tra gli scranni del Senato e di Montecitorio, a migliaia di comuni cittadini di entrare nei consigli comunali e regionali, adesso sia fatto fuori proprio dalla persona a cui ha dato l’immensa possibile di diventare Presidente dei Consiglio e di una forza politica come il Movimento 5 Stelle? E che tutto questo sia fatto coinvolgendo due società private e 300 iscritti sorteggiati con l’ausilio persino di una trentina di minorenni?

Per caso, qualcuno ha chiesto il parere di un illustre costituzionalista come Michele Anis quando Beppe Grillo proponeva Giuseppe Conte come presidente del Consiglio o del MoVimento 5 Stelle? Quest’estate abbiamo assistito alla surreale discussione sulla regola dei due mandati, nella quale moltissime persone si sono sentite in dovere di esprimere la loro opinione non richiesta, inclusi i parlamentari del movimento in palese conflitto di interesse che hanno rilasciato numerose interviste su quanto questa regola danneggerebbe il Movimento (e servirebbe a garantire a loro un terzo, quarto, quinto mandato).

Il punto chiave è che se questa regola viene meno, che cosa impedirebbe di candidare in comodi listini bloccati del MoVimento esponenti di altri partiti? O una selezione completamente demandata al presidente di turno dei parlamentari sulla base alla fedeltà al Capo? Di partiti personalistici ce ne sono già diversi. E infatti, meno democrazia diretta e sempre meno consenso al momento, solo poco più di due milioni di voti nell’ultima elezione nazionale.

Se si vogliono cambiare simbolo nome e regole fondative, perché a questo punto non fondare un nuovo partito a immagine del Presidente, lasciando in pace il MoVimento 5 Stelle con i suoi valori e principi? Che senso ha rimettere totalmente in discussione lo statuto approvato appena tre anni fa? Perché anziché una serena discussione sui motivi del calo di consenso del Movimento si vuole far fuori il fondatore, aizzando gli iscritti e con la collaborazione di società private? Quanto potranno mai queste società indirizzare la discussione in una direzione non gradita al committente (cioè i vertici del MoVimento 5 Stelle)? Quanti sono gli iscritti attuali al movimento dopo una decimazione per raggiungere il quorum necessario per cambiare lo statuto?

Conte si fondi pure la sua forza politica, ma lasci in pace chi vuole rispettare principi e valori del MoVimento. E se davvero vuole fare fori Beppe Grillo dal MoVimento che lui stesso ha fondato, agisca apertamente e non tramite “iscritti sorteggiati”, “simpatizzanti” e “società di lobbying”.

Perdere il MoVimento 5 Stelle non sarà un danno solo per gli iscritti e gli elettori di questa forza politica innovativa, ma per tutto il Paese. Io spero che si possa tornare a parlare di Lavoro, Sanità e Ambiente e non di come proteggere le poltrone alle quali qualcuno sembra essersi troppo affezionato coinvolgendo società di lobbying in una discussione tra gli iscritti. E tentando di fuori senza nemmeno un minimo di riconoscenza chi, con grande generosità, gli ha permesso di sedersi su quelle poltrone.

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