“Questa è una manovra di galleggiamento che colpisce lavoratori, pensionati, fasce deboli e classe media. Viene impacchettata con una propaganda piuttosto fragile, perché nel testo del piano di bilancio che il ministro Giorgetti ha inviato a Bruxelles si legge chiaramente che la misura sulle banche è semplicemente un anticipo che vale solo per il 2025. Quindi, quei 3 miliardi e mezzo torneranno indietro nel 2026“. Così a Omnibus (La7) Stefano Fassina stronca la legge di bilancio del governo Meloni, sfatando i toni pomposi con cui la presidente del Consiglio ha preannunciato in particolare il prelievo alle banche da 3,5 miliardi di euro.
L’ex viceministro dell’Economia smentisce anche il mantra ripetuto dal centrodestra circa i soldi in più messi sulla sanità pubblica nel 2023: “Oggi per i cittadini la sanità è un’emergenza primaria ma non si fa nulla. Ricordo che di fatto l’anno scorso c’è stato un taglio, perché quando si ha un’inflazione che per 3 anni arriva al 15% e poi si lasciano i valori assoluti o fai aumenti pari a un miliardo, stai facendo dei tagli. Quindi – spiega – se sulla sanità oggi non ci metti almeno il 10% delle risorse in più rispetto all’anno scorso, non c’è nessun aumento reale e vai indietro, colpendo lavoratori, pensionati e famiglie. Ma non è che ci voglia un economista per capirlo: se lasci costanti gli stipendi di insegnanti o infermieri oppure li aumenti solo del 5%, stai facendo un taglio in termini reali“.
E aggiunge: “Il governo ha giocato tutto sull’inflazione che c’è stata e che gli ha salvato i conti, perché formalmente l’esecutivo non ha dovuto fare tagli, ma l’inflazione li ha fatti a posto suo. Il risultato è che ci saranno condizioni peggiori di vita delle fasce medie e di quelle più deboli della popolazione, e chi poteva pagare invece è rimasto completamente fuori“.
Fassina conclude: “Il governo Meloni ha fatto un’operazione demagogica, era meglio che non l’avesse fatta, almeno non prendeva in giro gli italiani. Io non ho nulla contro le banche, le assicurazioni, le imprese della difesa che hanno fatto un sacco di profitti, ma bisognava semplicemente fare un’operazione di giustizia sociale. Non è stata fatta e quelli che pagano sono famiglie, lavoratori, pensionati e classe media”.