“Bisogna riconoscere che occorre fare un salto nella collaborazione perché i fenomeni criminali hanno fatto un salto, perché le organizzazioni criminali, originariamente chiuse nei confini del loro dominio, sono andate progressivamente a integrarsi su scala globale”. È quanto ha affermato il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo durante l’incontro organizzato stamattina a Reggio Calabria dall’Interpol sul progetto “I-Can”, sulla cooperazione internazionale contro la ‘ndrangheta e il narcotraffico.

“Che il narcotraffico minacci la stabilità politica e sociale di intere aree del pianeta è sotto gli occhi di tutti. – ha aggiunto Melillo – È sufficiente farsi un giro nella rete per rendersene conto. La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale che persegue i suoi fini che sono complessi e ambiziosi. La presenza di mafiosi arrestati a Rio de Janeiro lo rende evidente: la ‘ndrangheta gioca un ruolo cruciale in dinamiche criminali che fino a poco tempo fa consideravamo quasi esotiche e che hanno a che fare anche profondamente con fenomeni di finanziamento del terrorismo. Così come il traffico internazionale degli stupefacenti ha profondamente a che fare con i processi di destabilizzazione dell’Africa occidentale, del nord Africa e con l’espansione delle reti jihadiste che traggono linfa finanziaria dall’attraversamento di quelle regioni degli stupefacenti che arrivano nel golfo di Guinea. E la ‘ndrangheta è una parte di questo colossale sistema integrato”. Ecco perché, secondo il capo della Dna, “la sfida che immediatamente si pone innanzi a noi è di trasformare le forme più avanzate di cooperazione giudiziaria in stabili strutture di condivisione informativa e di concertazione operativa”.

Al meeting ha partecipato anche il direttore centrale della polizia criminale, il prefetto Raffaele Grassi per il quale “è indubbio che dobbiamo fare sforzi per essere al passo delle tecnologie che utilizza la criminalità organizzata, tipo piattaforme criptate e il cyber crime. Argomenti che stiamo affrontando e che sono sul tavolo di tutte le polizie del mondo. Si sottovalutano le dinamiche delle organizzazioni criminali. Oggi il mafioso più che fare un clic sulla rivoltella fa un clic su un computer”.

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