In un momento storico dove molte aziende stanno ancora valutando se è conveniente investire per rendere sempre più agevole il lavoro, il colosso della musica Spotify mantiene la promessa fatta durante la pandemia: esclusa la “core week” – dove i gruppi di lavoro si riuniscono fisicamente per elaborare nuove strategie – i suoi dipendenti avranno infatti piena libertà di scelta se lavorare in presenza utilizzando lo smart working o da remoto. “Siamo un’azienda digitale fin dalla nascita, perché non dovremmo dare flessibilità e libertà alla nostra gente? Il lavoro non è un posto in cui vai, è qualcosa che fai” dice la direttrice delle risorse umane della multinazionale, Katarina Berg:

Per approfondire l’analisi relativa al rapporto che c’è tra produzione, collaborazione e innovazione della catena produttiva, Spotify ha coinvolto la Stockholm School of Economics. Il colosso musicale – a detta di Berg – “Non ha notato alcun impatto sulla produttività o sull’efficienza dopo il passaggio a un metodo di lavoro distribuito”, in origine adottato per far fronte all’emergenza Covid.

L’annuncio arriva proprio quando molti colossi internazionali, come Amazon, stanno valutando un ritorno alle origini per poter assicurare una maggiore produttività. La decisione infatti – ha fatto sapere Andy Jassy ad di Amazon – è stata presa proprio per migliorare l’efficienza produttiva ma ci saranno eccezioni in casi particolari o per i dipendenti che hanno già un accordo di lavoro remoto permanente. Stessa corrente di pensiero di Spotify, anche Microsoft sceglie di continuare ad investire nel lavoro smart ma a patto che la produttività non cali. L’efficienza dei lavoratori viene monitorata, così da verificare se la non presenza in ufficio genera impatti negativi sull’attività.

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