Il governo e la sua maggioranza, sempre guidati dallo spirito e dai programmi di Gelli e Berlusconi, un passo alla volta viaggiano verso la progressiva totale impunità del potere. In questi giorni il Senato della Repubblica ha posto un altro tassello all’opera di demolizione di un sistema giudiziario che dovrebbe tendere invece alla ricerca della verità e all’efficienza della giustizia: hanno votato un’ulteriore pesante picconatura al sistema delle intercettazioni telefoniche.

Una premessa. Il codice di procedura penale che stanno smantellando giorno dopo giorno non è stato scritto da pericolosi giustizialisti, ma da giuristi di chiara fama nazionale ed internazionale noti soprattutto per essere garantisti. Quel codice ha consentito di individuare molti scandali del potere oltre che reati cosiddetti comuni.

Oggi, prima che entri in vigore l’ultima picconatura, su richiesta del pubblico ministero il giudice per le indagini preliminari può autorizzare intercettazioni telefoniche e ambientali (vietate per i reati minori) solo se sussistono gravi indizi di reità per diversi reati e per delitti di mafia e terrorismo anche in presenza di sufficienti indizi. Il giudice, sempre con provvedimento motivato, perché la motivazione è un obbligo sempre del giudice, oltre che di ogni magistrato, può prorogare di quindici giorni in quindici giorni, senza un limite temporale, se ne sussistono ovviamente le condizioni, salvo il termine previsto dalla legge di durata delle indagini preliminari. Quindi non è vero che possono effettuarsi intercettazioni ad libitum.

Con la riforma dell’impunità si prevede una durata massima di 45 giorni, ad eccezione dei delitti di mafia e terrorismo, salvo proroghe fondate sull’assoluta indispensabilità che si deve evincere da elementi specifici e concreti che debbono essere oggetto di espressa motivazione da parte del giudice. Quelli che hanno scritto questa norma non sono degli incompetenti, ma manine che con coscienza e volontà hanno ben chiaro l’obiettivo.

Durante le intercettazioni, fase molto fluida e delicata, come si fa a motivare l’assoluta indispensabilità, nulla può definirsi assoluto sul piano giuridico investigativo, quindi potrà essere oggetto di nullità delle intercettazioni e di annullamento di provvedimenti che si fonderanno su quelle intercettazioni. Come si fa in una fase dinamica ed incerta ad indicare elementi specifici e concreti, possono essere infatti indizi di reato gravi ma che ancora non corroborano elementi specifici e concreti. Chi ha esperienza giudiziaria sa bene che il quadro indiziario si rende più chiaro e nitido spesso, soprattutto per le indagini più delicate e complesse, dopo mesi di attività investigativa. E questo anche nell’interesse degli indagati possibili, perché magari dopo un ascolto completo e preciso si potrà meglio comprendere il tenore di talune conversazioni.

Gli elementi specifici e concreti, poi, debbono essere oggetto di specifica motivazione. Anche qui si introduce una mina nei provvedimenti perché nelle fasi di impugnazione si potrà sostenere che non vi è stata specifica motivazione, atto che può risultare quasi impossibile in una fase molto dinamica e magari ancora confusa del compendio investigativo ed indiziario.

E con questa riforma si indebolisce molto anche la stessa lotta alla mafia perché, come dovrebbero sapere soprattutto i legislatori, per arrivare a ricostruire un’associazione mafiosa si parte quasi sempre dai reati cosiddetti satellite.

Quindi un poco alla volta governo e maggioranza ampia del Parlamento stanno sempre di più garantendo l’impunità ai poteri forti anche con il prezzo di un paese più insicuro, con maggiore criminalità e una giustizia senza armi. Cancellazione dell’abuso d’ufficio, riduzione drastica delle intercettazioni, ostacoli all’applicazione delle misure cautelari per reati gravi, come l’interrogatorio preventivo da parte del giudice, le limitazioni al diritto-dovere di cronaca, il ridimensionamento dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, sono tutti e solo alcuni dei tasselli di un disegno che tende a garantire l’impunità a chi vuole avere mani libere per avere le mani in pasta. Così si consolida sempre di più la criminalità istituzionale e imperverserà sempre di più la criminalità comune.

E poi li sentiamo nei media sostenere che sono i fautori della sicurezza e delle forze dell’ordine. Mentono sapendo di mentire.

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