La nomina di Raffaele Fitto come nuovo vicepresidente esecutivo dell’Ue trova sempre più sostegno. Anche il gruppo dei Patrioti creato da Viktor Orbán e che accoglie, tra le altre forze, anche la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen ha ufficializzato il proprio appoggio all’attuale ministro italiano per gli Affari Europei. Ciò che a un primo sguardo può sembrare una notizia positiva per Giorgia Meloni, però, rischia in realtà di complicare i suoi piani. Le forze di sinistra della nuova maggioranza Ursula, in particolare Verdi e Socialisti, non solo si sono dovute turare il naso di fronte alla candidatura del politico di Maglie, ma adesso dovrebbero tradire anche una promessa fatta in campagna elettorale e ribadita durante la discussione per la formazione della nuova Commissione Ue: mai con i Patrioti. Tanto da essere tra i sostenitori della necessità di un cordone sanitario.

L’endorsement dei Patrioti
Il primo a esprimersi sulla candidatura di Fitto, che attende solo di passare l’esame della commissione Affari Regionali (REGI), è stato proprio il primo ministro ungherese: “Ovviamente voteremo per Fitto, uomo eccellente e perfetto per questo lavoro”, ha dichiarato il leader di Budapest. Poco dopo anche il capogruppo dei Patrioti al Parlamento europeo, il francese Jordan Bardella, ha garantito il sostegno del gruppo: “Ci saranno le audizioni, ma Fitto è sicuramente il candidato naturale per la nostra famiglia politica”.

Socialisti a un bivio, la minaccia di Tajani
Elogi del genere da parte di una formazione politica considerata dai membri della maggioranza incompatibile con i valori dell’Unione europea crea un problema non da poco all’interno dello stesso gruppo di partiti che hanno sostenuto la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. In particolar modo alle formazioni di sinistra. A opporsi alla candidatura di Fitto erano stati Socialisti, Liberali e Verdi. Se sui primi due gruppi si era arrivati, stando almeno a quanto raccolto da Ilfattoquotidiano.it nel corso delle ultime settimane, a un accordo che prevedesse reciproco sostegno col Ppe ai propri commissari designati, i Greens avevano chiarito fin dai tempi del parere su von der Leyen del Parlamento Ue che non avevano alcuna intenzione di votare insieme a Patrioti e Sovranisti. Una linea rossa che non avrebbero mai varcato.

Questo endorsement cambia però la situazione anche in casa degli altri due gruppi ostili a Fitto. In particolare, determinante sarà la scelta che verrà presa da S&D. Come raccolto da Ilfattoquotidiano.it mercoledì, il gruppo ha in programma nei prossimi giorni degli incontri per prendere una decisione su ogni commissario. Non verrà quindi lasciata libertà di scelta ai singoli deputati e coordinatori, ma si muoveranno secondo il volere del gruppo. Fino a mercoledì, la linea sembrava essere quella di “accettare la presenza di Fitto in questa Commissione”, in nome di una pax col Ppe che evitasse una guerra all’interno della maggioranza, con rappresaglie sui commissari dei partiti alleati. Ma la prospettiva di un voto favorevole a fianco di quello dei Patrioti potrebbe destabilizzare gli equilibri interni ai Socialisti, con l’ala più intransigente che potrebbe aumentare la pressione sulla capogruppo Iratxe García Pérez.

Chi queste dinamiche le conosce bene, per via del suo lungo passato tra i Palazzi di Bruxelles, è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. E non è un caso che, dopo l’appello “all’interesse nazionale” lanciato da Giorgia Meloni durante le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo e rivolto esplicitamente ai rappresentanti del Pd, sia proprio lui a lanciare un avvertimento al gruppo Socialista: “C’è grande sostegno da parte del Ppe per la vicepresidenza esecutiva di Raffaele Fitto. È stato ribadito anche nel corso del vertice dei Popolari, sono molto soddisfatto di questa scelta di sostenerlo con grande determinazione. I Socialisti, se non vogliono sostenere Fitto, perderanno il consenso del Ppe. Noi vogliamo garantire la stabilità delle istituzioni”. Tradotto: se non sosterrete il candidato italiano potremmo mettere il veto sui vostri. E la prima vittima di uno scontro del genere sarebbe con ogni probabilità la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera, spagnola, che verrà audita per ultima tra i vicepresidenti dalla sua commissione insieme alla Popolare Henna Virkkunen.

I numeri di Fitto
Questo nuovo sviluppo, come detto, è tutt’altro che favorevole per la candidatura del ministro italiano. Basta osservare la composizione della commissione REGI per rendersene conto. Dei 41 membri totali, 11 sono del Ppe, 8 Socialisti, 5 Patrioti, 4 per Conservatori e Liberali, 3 per Verdi e The Left, 1 dei sovranisti e 2 dei non iscritti (che non hanno diritto di voto ma contribuiscono al numero totale dei membri). Per il via libera, l’esponente di Fratelli d’Italia ha bisogno dei due terzi dei voti arrotondati per eccesso, quindi 28. Tenendo conto che i singoli gruppi non possono spaccarsi, dato che a esprimere la preferenza è solo il coordinatore in rappresentanza di tutti i membri, la situazione fino a poche ore fa era questa: col sostegno di Ppe, S&D, Liberali, Conservatori e Verdi, Fitto poteva contare su un pacchetto da 30 europarlamentari, sufficiente a garantirgli un ufficio a Palazzo Berlaymont. Con il voto favorevole dei Patrioti, invece, la strategia di S&D diventa determinante: agli 11 membri del Ppe a favore si aggiungerebbero i 5 dei Patriots, i 4 di Ecr e, forse, i 4 dei Liberali, con i Verdi che si tirerebbero indietro. Totale: 24, insufficienti. Il via libera potrebbe arrivare, quindi, solo col sostegno dei Socialisti. saranno loro quindi, più dei Verdi e dei Liberali, a dover fare una scelta: andare allo scontro coi Popolari, col rischio di subire diverse bocciature tra i propri candidati e trasformarsi in coloro che hanno innescato una guerra che ritarderebbe non poco la nascita della nuova Commissione Ue, oppure tradire i propri principi, turarsi il naso e votare Fitto insieme a Orbán, Le Pen e Salvini.

X: @GianniRosini

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