“No ma, non me ne frega niente, mi faccio i cazzi miei come i gatti. Io sono un gatto”. È una frase che suona liberatoria e che tutti sogniamo di pronunciare prima o poi, al lavoro o in alcune situazioni della vita priva. Se a farlo è Gino Paoli, 90 anni appena compiuti, libero da sempre e molto più lucido di molti ragazzi di oggi, allora c’è solo da inchinarsi. Abbiamo incontrato il cantautore nella sua bellissima casa a Genova che affaccia davanti ad un mare meraviglioso. Una chiacchierata, più che intervista, di oltre un’ora, dove al centro di tutto c’è l’essere umano, con i suoi pregi e difetti. Spoiler: se pensate di leggere una intervista amarcord, abbandonate l’articolo. Se, invece, volete immergervi nel Gino Paoli-Pensiero lasciatevi cullare dalle parole di uno dei cantautori più bravi e importanti della musica italiana.
“Sono entrato nel mondo della musica, della canzone, dello spettacolo, diciamo un po’ per caso – ha affermato l’artista -. Perché facevo il pittore e praticamente non uscivo di casa, dipingevo solamente. E quindi la gente mi guardava con un occhio diverso dal solito. Ero abituato ad avere a che fare solo con i quadri, qualche modello, qualche modella e basta. Quando poi sono entrato nella musica ero molto refrattario, anche perché non avevo mai seguito un tipo di vita da viveur, come uno può pensare che fa un cantante noto. Io mi facevo i cazzi miei proprio come i gatti. Ho bevuto latte fino a 26 anni e basta, poi ho iniziato col fumo fino a due pacchetti al giorno. Oggi solo sigarette elettroniche, ma non è lo stesso”.
Una vitta ricca e piena, ma ci sono dei rimpianti? “Ho tanti rimpianti, tantissimi, avrei voluto vivere per tutta la vita con almeno 10 donne (ride, ndr). Sicuramente rifarei tutto quello che ho fatto. Infine l’età migliore per un uomo sono i 50 anni perché sei ancora fisicamente valido e sei anche mentalmente avanti. Poi però dopo i 50 fisicamente comincia il crollo definitivo (ride, ndr)”.
Di certo Gino Paoli non ha smesso di comporre nuova musica: “Non voglio che siano canzoni di addio. La trovo una cosa troppo retorica e troppo idiota. Sono canzoni che riflettono anche il mio lato onirico. Sogno molto e ho anche una grande ipersensibilità. Quando penso di pubblicarle? Quando le avrò finite. Sono lento, sono pigro come un gatto, come cantava Pino Daniele”.