Un network internazionale di finanziatori e attivisti per il ritorno di pratiche eugenetiche di selezione della razza. Non è la Germania nazista dei tardi anni Trenta, ma a quella ideologia si ispira: è una rete di ricercatori e divulgatori razzisti che, grazie a finanziamenti milionari, stanno reimmettendo nella cultura di massa concetti pseudoscientifici di superiorità della ‘razza bianca’.
Lo rivela un’inchiesta dell’organizzazione antifascista inglese Hope not Hate, pubblicata anche sul Guardian. I giornalisti di Hope not Hate sono riusciti a penetrare, sotto copertura, l’organizzazione Human diversity foundation, fondata due anni fa con lo scopo di diffondere materiale divulgativo (podcast, video, un magazine online e studi di ricercatori suprematisti) a supporto di teorie razziste. Registrata nello stato Usa del Wyoming, la Human diversity foundation è la reincarnazione del Pioneer Fund, un’organizzazione neonazista di eugenetica che sembrava essersi dissolta. Con questa nuova patina di rispettabilità, la Hdf ha stretto rapporti con Alternative für Deutschland, il partito tedesco di estrema destra oggi rappresentato sia nel parlamento tedesco che in quello europeo; secondo le informazioni raccolte sotto copertura, avrebbe l’obiettivo di creare, in Europa, un etnostato di soli bianchi, e starebbe lavorando all’addestramento militare di adepti sul modello delle SS naziste.
La fondazione, legata a gruppi di estrema destra, ha ricevuto un finanziamento di 1.3 milioni di dollari dal miliardario USA Andrea Conru, che deve la sua fortuna a siti di dating. Quando è stato avvicinato dal Guardian, Conru ha dichiarato di aver ritirato il proprio supporto dopo aver verificato che il gruppo “si era allontanato dalla missione originaria di fare ricerca accademica indipendente”. Ma la fondazione non è che una propaggine di un movimento più ampio, per prepara il terreno ideologico riabilitando aberranti teorie della razza, con studi pseudoscientifici che attribuiscono, per esempio, una maggiore propensione al crimine a razze diverse da quella bianca. Un armamentario ideologico di estrema destra con supporto trasversale e in crescita.
“È una ideologia pericolosa con conseguenze concrete”, ricorda la dottoressa Rebecca Sear, direttrice del Centre for Culture and Evolution presso la Brunel University. “Il razzismo scientifico è stato utilizzato per opporsi a qualsiasi politica che tenti di ridurre le disuguaglianze tra i gruppi razziali”, ed è impiegato per “sostenere politiche migratorie più restrittive, come la riduzione dell’immigrazione da popolazioni presumibilmente ‘a basso QI”.
Hope not Hate individua un disegno preciso dietro questa propaganda, che coinvolge figure centrali nella galassia di estrema destra europea. Ai vertici della Fondazione, tre uomini: il Ceo Emil Kirkegaard, noto razzista scientifico danese e attivista dell’estrema destra. Kirkegaard ha partecipato a conferenze dell’estrema destra, tra cui quella del Traditional britain group nel 2022, e ha sollevato controversie per le sue opinioni disturbanti su temi come la pedofilia: nel 2012, ha pubblicato un post in cui suggeriva che gli abusatori potessero violentare bambini sedati senza che questi ne subissero danni evidenti, commento che ha successivamente definito come ipotetico.
Altro membro di spicco dell’Hdf è Matthew Frost, ex insegnante di studi religiosi e fondatore di Aporia, sito affiliato alla fondazione, che ha partecipato alla London Conference on Intelligence, un incontro di razzisti scientifici ed eugenetisti. Frost sostiene di aver lasciato Aporia e Hdf, ma sarebbe ancora attivo in altri canali collegati al gruppo. Ma in una delle conversazioni registrate di nascosto poco dopo l’inizio della guerra a Gaza, spiega: “La classe politica israeliana “lo capisce istintivamente, che i palestinesi sono diversi. Che non si può ragionare con loro. Non si possono educare. Devono essere contenuti. Lo capiscono. Allo stesso modo, la leadership di Hamas capisce certe cose sugli ebrei ashkenaziti…Come tutti noi.”
Erik Ahrens, il terzo leader dell’Hdf, è un consulente social media di Alternative für Deutschland (AfD) e sostenitore del nazionalismo bianco. Ha partecipato alla conferenza del partito nel 2023, durante la quale è stata discussa la deportazione dei cittadini tedeschi di origine straniera: la remigration, la deportazione di massa, evocata anche da Donald Trump in un post visto 56 milioni di volte. Alla base delle teorie ‘scientifiche’ supportate c’è l’idea della necessità di dare il potere ad una elite intellettuale bianca: teorie diffuse dal sito Aporia con l’intento di renderle di massa, con una strategie di comunicazione che passa dal commissionare articoli ad autori già noti, per sfruttarne la popolarità.
E non solo: l’inchiesta rivela che membri di questo network di sostenitori dell’idea che l’intelligenza abbia base razziale sarebbero riusciti a mettere le mani su un database di informazioni genetiche di pazienti britannici, la UK Biobank, che raccoglie dati di 500mila volontari. Lo scopo sarebbe quello di propagare idee razziste sulla base di analisi parziali e grossolane di quelle informazioni.