È il giorno della difesa a Palermo per il processo Open Arms che vede imputato il vicepremier leghista Matteo Salvini. Ma è anche il giorno della (poco partecipata) manifestazione di solidarietà voluta dal Carroccio dopo la richiesta di pena a 6 anni per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla nave della ong spagnola di 147 migranti a Lampedusa. I migranti rimasero in mare 19 giorni nell’agosto del 2019. Una requisitoria che è costata una valanga di insulti e minacce social e per cui è stata assegnata la scorta alla pm Giorgia Righi, una delle magistrate che rappresenta l’accusa. Righi, che fa anche parte della Direzione Antimafia, era l’unica del pool a non essere ancora tutelata.

In piazza – La manifestazione della Lega per solidarietà a Matteo Salvini si è svolta in piazza Politeama a Palermo. Presenti ministri ed eletti, ma pochissimi militanti, nonostante la “chiamata” del segretario direttamente dal palco di Pontida. In piazza si sono visti i ministri Giancarlo Giorgetti (con una breve permanenza), Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli e Roberto Calderoli e parlamentari nazionali, europei e consiglieri regionali della Lega, tutti con la maglietta “colpevole di aver difeso l’Italia”. “Credo di essere un cittadino libero che va dove ritiene di dovere andare, manifestare la solidarietà a Matteo Salvini credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica” ha detto il ministro dell’Istruzione rispondendo ai cronisti che gli hanno chiesto se sia opportuna la sua presenza come rappresentante delle istituzioni. “Non sono stato convocato da Salvini qui in piazza, io ho il legittimo diritto di venire a manifestare non contro qualcosa ma a sostegno di Salvini. Sono convinto che la difesa dei confini sia sacra e un dovere. Per me Salvini dovrebbe essere premiato no punito, peggio ancora condannato” ha detto il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Calderoli.

In aula – In aula invece è in corso l’arringa dell’avvocata e senatrice Giulia Bongiorno: “Open Arms ha avuto innumerevoli possibilità di fare sbarcare i migranti soccorsi, ma ha opposto innumerevoli rifiuti e dall’1 al 14 agosto del 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera, la Spagna”. Secondo la legale: “Open arms non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata perché qualcuno ha dato indicazioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone che, peraltro, non era corretta. Open Arms stava dirigendosi a Lampedusa e invece improvvisamente cambia direzione e comincia a pendolare in attesa. – spiega – Alle 8 si registra una accostata, un cambio repentino di rotta e alle 8.30 un cambio di velocità. Cosa è accaduto?”, si chiede la penalista che ipotizza che la ong spagnola avesse un “appuntamento” per prendere a bordo i profughi.

Il video – “Il video girato dal sommergibile Venuti parla chiaro: non c’era alcuna avaria, la barca coi migranti non era fuori controllo. L’imbarcazione aveva capacità governo e c’era chi manovrava verso poppa. Non c’era poi nessuno squarcio: persino il consulente dell’accusa ha detto che quello che è stato fatto passare come un buco era solo una chiazza di colore diverso. La barca – ha proseguito Bongiorno- era integra, non c’era alcun distress e i motori funzionavano”. Nega che l’imbarcazione con i migranti soccorsi dalla Open Arms ad agosto nel 2019 fosse in pericolo.

Le soluzioni secondo la difesa – Il 10 agosto Open Arms sì rifiutò di far sbarcare a Malta i migranti. Depositerò una memoria per documentare che dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva tantissime soluzioni e non solo quelle note e che c’era comunque sempre la porta lasciata aperta della Guardia costiera. Ai migranti bastava infatti dichiarare di non adattarsi alla convivenza per scendere senza controlli, bastava solo dire ‘soffro di stress'”, spiega Bongiorno. “Documenteremo inoltre quanto successe dal 18, quando Open ricevette l’ordine di andare in Spagna dalle autorità spagnole e rifiutò. Uno venne ritenuto troppo distante. Le si propone allora una scorta italiana e poi il porto di Palma di Maiorca e oppose un nuovo rifiuto. E allora una cosa sono i diritti altro è la pretesa. – conclude – Esiste diritto allo sbarco ma non a scegliere dove come e quando fare sbarcare i migranti“.

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