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Orlandi, l’avvocato Sgrò: “Chiediamo di consultare le agende di Ciampi. La grazia ad Alì Agca ha a che fare con Emanuela”. Poi l’appello a papa Francesco

Lo ha detto ieri l’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò, nel corso dell’audizione alla Commissione di inchiesta parlamentare che indaga sulle misteriose scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori

“Colgo l’occasione per rinnovare, anche da questa sede, il mio appello al Santo Padre. Io mi auguro che riceva gli Orlandi: un contatto diretto potrebbe aiutare il lavoro di tutti quanti”. Lo ha detto ieri l’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò, nel corso dell’audizione alla Commissione di inchiesta parlamentare che indaga sulle misteriose scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due 15enni di cui si sono perse le tracce a Roma nell’estate del 1983. Sgrò ha citato padre Federico Lombardi che, audito dalla stessa commissione, aveva detto che il Vaticano aveva sempre collaborato. “Purtroppo non è andata cosi”, ha commentato l’avvocato elencando tutti i casi nei quali, a suo avviso, non c’è stata collaborazione da parte dei rappresentanti della Santa Sede. “Noi la collaborazione l’abbiamo sempre cercata, l’abbiamo sempre voluta”, ha ribadito Laura Sgrò. Tante volte ho chiesto un incontro riservato, ma non è stato possibile. “Il Papa deve pretendere la verità”, ha aggiunto il fratello di Emanuela Pietro Orlandi, a margine dell’incontro.

Ciampi
Tra gli elementi nuovi emersi nel corso dell’audizione di Laura Sgrò, c’è una cosa che riguarda l’archivio storico della Presidenza della Repubblica e il presidente Carlo Azeglio Ciampi. “A quanto pare il presidente Ciampi aveva delle agende meticolosissime che sono state donate alla presidenza della Repubblica. Il fatto che siano meticolose non lo dico io, lo dice il fatto che sono state consultate anche nel processo trattativa Stato-mafia e che alcuni stralci sono stati portati anche in dibattimento: stampa pubblica riferisce che alcuni stralci sono serviti per la ricostruzione di alcuni momenti storici”. Il legale della famiglia di Emanuela Orlandi ha dichiarato che intende “chiedere al presidente della Repubblica di poterle consultare perché è stato Ciampi ad avere concesso la grazia ad Alì Agca. É plausibile che ci siano degli appunti e la grazia ad Agca ha probabilmente a che fare con Emanuela Orlandi“, ha sottolineato il legale spiegando di aver capito che queste in agende non venivano riportati solo gli appuntamenti ma erano una “sorta di diario”.

Le chat
Laura Sgrò ha fatto riferimento alle chat whattsapp ricevute da Pietro Orlandi in cui si parlava di documenti, all’interno del Vaticano, che riguardano sua sorella. “Riguardo a queste chat continuo a leggere un discorso di segreto pontificio, il mio pensiero è il seguente: se hai un segreto pontificio stai zitto e non dici niente, non vai a cercare un famigliare di una vittima, gli dici qualcosa e poi ti nascondi”, ha detto e il riferimento è a Francesca Immacolata Chaouqui, protagonista di questo evento. “Io mi auguro che Francesca Immacolata Chaouqui venga chiamata per fare luce sulle chat”.

L’americano
L’avvocato ha poi tirato in ballo l’Amerikano, anonimo telefonista che è stato protagonista della prima fase del sequestro di Emanuela, rivendicato in passato dal fotografo romano Marco Fassoni Accetti. “La famiglia Orlandi ha fatto fare una perizia di parte sulle voci sulle audiocassette rinvenute perché Marco Fassoni Accetti aveva detto di essere stato lui l’’Americano e dalla perizia risulta che la voce non è quella di Accetti perché i nostri consulenti hanno analizzato le prime registrazioni delle prime telefonate (giugno e luglio 1983) con l’Americano, le hanno confrontate con quelle di Accetti e la voce non è compatibile”. “Poi la voce di Accetti fu messa anche in rapporto alla cassetta ritrovata in via della Dataria il 17 luglio 1983 (lato A e lato B), e nel lato A (i consulenti di parte, ndr) dicono che la voce non è la sua – ha aggiunto il legale – Per quanto riguarda il lato B, la famosa parte tanto contestata, i nostri consulenti ci dicono che si tratta di un montaggio fatto ad arte perché sono stati rinvenuti almeno 17 tagli sulla cassetta stessa quindi sembra una costruzione fatta apposta”.

Il caso di Mirella Gregori
I casi di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori “per me sono due storie integralmente separate“, ha sottolineato l’avvocato degli Orlandi alla bicamerale che indaga su entrambi i casi. “Le carte che riguardano Mirella sono poche, quelle su Emanuela migliaia, Mirella è stata tirata nel cono d’ombra, non le ha fatto bene essere collegata al caso di Emanuela”, ricordando che erano “state accomunate da un comunicato fasullo“, quello del fronte anticristiano Turkesh che poi è emerso “era stato creato ad hoc per depistare”.

Londra
La Sgrò ha poi parlato alla commissione di una rogatoria internazionale per indagare sulla pista di Londra. “Io quello che ho potuto fare di mio l’ho verificato, non ho altri mezzi per andare a chiedere informazioni”. La pista di Londra “non è una storia attuale. Emanuela era stata segnalata in un ospedale psichiatrico”, ha spiegato Sgrò ricordando che di recente il “rilievo importante lo hanno avuto i cinque fogli pubblicati da Emiliano Fittipaldi”. Il direttore del Domani, qualche anno fa, pubblicò un documento che elencava le spese sostenute dal Vaticano per mantenere la cittadina Emanuela Orlandi a Londra, in una struttura adiacente a un convento. La nota si ferma al 1997, anno della presunta morte, secondo questi fogli che furono trovati in una cassetta di sicurezza degli affari economici del Vaticano. Ha aggiunto la Sgrò: “Furono bollati come falsi, io dico che le cose sono vere o false solo a seguito di un’inchiesta e rispetto a fogli non è stata mai fatta un’inchiesta o un approfondimento. Poi c’è quanto ha raccontato Pietro Orlandi di questa persona che lo ha contattato ripetutamente dicendogli di essere stato il carceriere di Emanuela” e che era stata portata a Londra”. Quest’uomo, ha consegnato a Pietro anche una foto in bianco e nero che stringeva una collanina. Il fratello in quella foto ha riconosciuto il laccetto che sua sorella aveva intrecciato a mano quella stessa estate.