Anche il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, guidato dal marito della ministra del Lavoro Marina Calderone Rosario De Luca, ha scritto al governo per chiedere di prorogare il termine di adesione al concordato preventivo biennale ora fissato al 31 ottobre 2024. Stessa richiesta già arrivata dai commercialisti – alcune associazioni hanno annunciato sciopero – e dai tributaristi ma respinta dal viceministro con delega al fisco Maurizio Leo, alle strette perché occorre sapere al più presto se dal discusso accordo tra partite Iva e fisco arriveranno risorse con cui allargare la flat tax e ridurre l’aliquota del 35% per “aiutare il ceto medio”. Misure che al momento non sono previste dalle bozze della legge di Bilancio 2025.

In una lettera inviata il 16 ottobre al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e a Leo, il consiglio scrive che il concordato “richiede un’approfondita attività preliminare per verificare i requisiti di accesso e la corretta gestione delle informazioni da indicare nella dichiarazione dei redditi, inclusi gli Indici di affidabilità fiscale (Isa)”. E ci sono “difficoltà operative derivanti dai tempi stretti a disposizione per completare queste complesse operazioni, ulteriormente aggravate dalle recenti modifiche normative“, cioè la sanatoria aggiunta in corsa durante il passaggio parlamentare.

Data la “complessità delle attività da svolgere e le modifiche normative sopraggiunte, i consulenti del lavoro ritengono che una proroga del termine sia necessaria per consentire ai professionisti di completare adeguatamente le operazioni richieste, riducendo i rischi professionali“. Richiesta che “fa leva anche sulle previsioni dello Statuto del contribuente (L. n. 212/2000), rafforzato nell’ambito della recente riforma fiscale, con l’obiettivo di tutelare al meglio sia i professionisti che i contribuenti”.

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