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Robert Roberson, stop all’esecuzione 90 minuti prima dell’iniezione letale: perché è stata fermata

Doveva essere ucciso nella notte di giovedì. Ma 90 minuti prima della fine, la Corte suprema del Texas ha bloccato l’esecuzione di Robert Roberson, che sarebbe diventata la prima persona negli Stati Uniti condannata a morte per un omicidio legata a una diagnosi di ‘sindrome del bambino scosso’. Il suo caso ha scosso l’opinione pubblica: […]

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Doveva essere ucciso nella notte di giovedì. Ma 90 minuti prima della fine, la Corte suprema del Texas ha bloccato l’esecuzione di Robert Roberson, che sarebbe diventata la prima persona negli Stati Uniti condannata a morte per un omicidio legata a una diagnosi di ‘sindrome del bambino scosso’.

Il suo caso ha scosso l’opinione pubblica: sul New York Times il detective che 22 anni fa lo fece incriminare, oggi lo ritiene innocente. E anche lo scrittore John Grisham, che ha notevolmente contribuito a portare sotto i riflettori il caso di Roberson, si è schierato dalla parte degli avvocati del condannato, dichiarando che il delitto “non è mai avvenuto”. A seguito dello stop all’esecuzione, lunedì l’uomo sarà ascoltato da un giudice, in modo – ha precisato la giudice della Corte Suprema Sonia Sotomayor – da “riconsiderare le prove della sua effettiva innocenza”, e da “impedire che si verifichi un errore giudiziario“. La decisione di risparmiare per ora la vita di Robert Roberson è giunta a conclusione di una serie di mosse legali dell’ultimo momento e dopo settimane di pressioni pubbliche da parte di parlamentari repubblicani e democratici che sostengono che l’uomo sia innocente e sia stato condannato sulla base di prove errate.

Il casoRobert Roberson, 57 anni, è stato condannato per la morte della figlia di 2 anni, Nikki Curtis, avvenuta nel 2002 nella città di Palestine, nel Texas orientale. Da allora è rinchiuso nel braccio della morte del carcere di Huntsville. I suoi avvocati e alcuni esperti medici sostengono che la figlia non sia morta per abusi ma per complicazioni legate alla polmonite e i legali della difesa hanno anche suggerito che l’autismo di Roberson, non diagnosticato al momento della morte della figlia, sia stato usato contro di lui, in quanto le autorità si sono insospettite a causa della sua mancanza di emozioni per la morte della bambina. L’autismo influisce sul modo in cui le persone comunicano e interagiscono con gli altri.

Gli argomenti della difesa – Il caso ha riaperto il dibattito sulla ‘sindrome del bambino scosso’, nota nella comunità medica come ‘trauma cranico da abuso’. Gli avvocati, come pure diversi parlamentari del Texas, esperti medici e altri, tra cui lo scrittore di bestseller John Grisham, affermano che la sua condanna sia basata su prove scientifiche errate e ormai superate. La diagnosi si riferisce a una grave lesione cerebrale causata quando la testa di un bambino viene colpita da uno scuotimento o da un altro impatto violento, come lo sbattere contro un muro o il gettare a terra. I sostenitori di Roberson non negano che le lesioni alla testa e altre lesioni dovute ad abusi sui minori siano reali, ma affermano che i medici abbiano sbagliato a diagnosticare le lesioni della bambina come legate alla sindrome del bambino scosso e che nuove prove abbiano dimostrato che la bambina è morta per complicazioni legate a una grave polmonite. Secondo la versione degli avvocati di Roberson, la figlia era caduta dal letto dopo che era gravemente malata da una settimana.