È palpabile il nervosismo nei ranghi della maggioranza nel day after del flop del trasferimento dei migranti in Albania. Dopo aver negato l’esistenza di attacchi contro i giudici dai raghi dell’esecutivo, il ministro della Giustizia fa l’esatto contrario e accusa la magistratura di aver “esondato dai propri poteri“, rivendicando il diritto della politica a intervenire. Un’argomentazione che, vista la situazione, potrebbe far dubitare della preparazione giuridica di Carlo Nordio, se non fosse che il guardasigilli ha notoriamente trascorso una lunga carriera da pubblico ministero. Ma andiamo con ordine.

I piani del governo di condurre nel centro albanese i migranti arrivati in Italia si sono infranti su una sentenza della Corte Ue che rende praticamente illegittimo ogni ulteriore trasferimento dall’altra parte dell’Adriatico. Ad applicarla è stato il Tribunale di Roma, ma lo faranno anche gli altri tribunali per ogni altro arrivo, stabilendo che i richiedenti trattenuti “hanno diritto di essere condotti in Italia”. Le dodici persone che l’esecutivo avrebbe voluto trattenere in Albania sono già rientrate a Bari, su una motovedetta della Guardia Costiera. Una decisione che nei fatti sancisce il flop di un progetto costato oltre 700 milioni di euro, proprio nelle settimane in cui si discute della manovra economica.

Il decreto in Cdm – Proprio per questo motivo l’esecutivo di Giorgia Meloni annuncia una reazione, pare già nel Consiglio dei ministri di lunedì. Si parla del varo di un decreto che diventerebbe operativo il giorno successivo: sarebbe questa la “soluzione” di cui ha parlato la premier. Il decreto legge, fanno sapere dalla maggioranza, dovrebbe tra l’altro rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

La decisione Ue – Non si riesce a capire, però, in che modo il contenuto del decreto dovrebbe alterare gli effetti della sentenza della Corte Ue. I giudici comunitari hanno chiarito i limiti da rispettare quando si dichiara sicuro un Paese d’origine ai fini delle procedure da applicare alle richieste d’asilo. Il governo Meloni ha designato 22 Paesi sicuri, ma per 15 di questi, compresi quelli da cui proviene la maggioranza dei migranti che attraversano il Mediterraneo, ha escluso alcune categorie di persone che considera a rischio nel Paese. Il 4 ottobre la Corte ha spiegato che la vigente direttiva 32/2013 non lo ammette, che un Paese è sicuro per tutti o non lo è per nessuno. La Corte ha citato espressamente il legislatore europeo, chiarendo che proprio le implicazioni sulle procedure d’asilo impongono un’interpretazione restrittiva della norma.

L’attacco alle toghe – Ovviamente l’efficacia di una decisione Ue è vincolante e i giudici italiani non potevano evitare di applicarla. Nordio però sembra ignorarlo. Il ministro della Giustizia, infatti, definisce addirittura “abnorme” la sentenza del tribunale di Roma. “La reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme“, sostiene l’inquilino di via Arenula. “Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi“, aggiunge, annunciando il decreto del governo. Subito dopo, però, il ministro smentisce se stesso e attacca le toghe: “Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d’accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”. E ancora, prosegue il guardasigilli, “queste decisioni rischiano di creare incidenti diplomatici, perché definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi, se noi ritenessimo che non sono sicuri i Paesi dove vigono delle regole che noi abbiamo ripudiato come la pena di morte allora anche gli Stati Uniti non sarebbero sicuri. Queste sono questioni di alta politica e non possono, non devono e non saranno essere lasciate alla magistratura”.

Borghi: “Diritto italiani sia prevalente sulle leggi Ue” – Insomma: a sentire Nordio sembra che il tribunale di Roma abbia deciso discrezionalmente di annullare il trasferimento dei migranti in Albania, Ma, come è noto, il diritto comunitario è prevalente su quello comunitario: i giudici si sono semplicemente dovuti attenere all’applicazione della sentenza della Corte Ue. Lo sa anche il leghista Claudio Borghi, che su X scrive: “Direi che dopo la sentenza Albania mi sembra il giorno giusto per ribadire che il diritto italiano deve essere sempre prevalente rispetto alle leggi Ue. Ne parlerò con gli alleati e se necessario depositerò disegno di legge in merito”.

Salvini: “I magistrati ribaltano il voto, paghino per i loro errori” – Il leader della Lega, Matteo Salvini, è invece molto più diretto nel suo attacco alle toghe. Il vicepremier lancia la sua invettiva direttamente dai microfoni del Tg1: “Se qualche magistrato ribalta il voto popolare, ribalta le leggi del governo, con delle interpretazioni politiche, se qualche magistrato, pochi perché la maggior parte dei magistrati fanno bene liberamente il loro lavoro, mette in galera un italiano innocente, e solo l’anno scorso 619 italiani sono stati messi in galera ingiustamente, ecco, vorrei che quei magistrati che hanno rovinato la vita negli anni a decine di migliaia di italiani ne pagassero personalmente le conseguenze come fanno tutti gli altri lavoratori in questo Paese”. E ancora, Salvini aggiunge: “Se diciamo che non possiamo espellere nessuno, se qualcuno di questi dodici domani commettesse un reato, rapinasse, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia? Vorrei sapere perché tra tutti i lavoratori che pagano per i propri errori, i magistrati non pagano mai“.

L’opposizione: “Nordio se ne vada” – Le dichiarazioni del ministro della Giustizia sul caso Albania provocano la reazione dell’opposizione, che chiede le sue dimissioni. “In un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione, nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri, un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto“, dicono Debora Serracchiani, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi e Walter Verini, parlamentari del Pd in commissione Giustizia e in commissione Antimafia. “Il ministro Nordio ha superato ogni limite, il suo comportamento è una vergogna per tutta Italia e per questo deve lasciare il suo incarico per manifesta incompatibilità con il funzionamento delle nostre istituzioni. Non è la prima volta che il ministro della Giustizia dimostra di ignorare i più basilari rudimenti dell’ordinamento italiano ed europeo“, dicono i 5 stelle Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. “Le parole di Nordio sono di una gravità inaudita. Un ministro della giustizia che risponde a una sentenza non gradita da parte del governo dichiarando che prenderà misure per evitare l’esondazione dei magistrati è un’affermazione che non può essere tollerata, e si inserisce in un quadro di attacchi sistematici che sono avvenuti in queste ore nei confronti della magistratura da parte della Premier Meloni, del Presidente del Senato La Russa e del vice premier Salvini. Ci troviamo ormai nell’anticamera del totalitarismo, per questo chiediamo le immediate dimissioni del ministro Nordio, che sta calpestando principi fondamentali della nostra Costituzione”, attacca Angelo Bonelli, uno dei leader dell’Alleanza Verdi Sinistra. Pure Riccardo Magi di Più Europa è critico col guardasigilli: “Nordio ancora una volta dimostra di essere tutt’altro che liberale, tutt’altro che garantista e conferma di non aver ben capito che il ministro della Giustizia non è il padre padrone della giustizia, a cui i giudici italiani devono portare in dono solo sentenze gradite in una sorta di timore reverenziale verso il potere politico”. I renziani, invece, annunciano di voler denunciare Meloni ai giudici contabili: “Lunedì prossimo presenteremo una denuncia formale alla Corte dei Conti indicando Giorgia Meloni come responsabile dello spreco di denaro pubblico legato allo scandalo del centro migranti in Albania. Quello che stiamo vedendo è uno scandalo per le famiglie degli italiani: quei soldi dovevano andare a Carabinieri, sanità, giovani. Non agli spot della Premier”, scrive sui suoi social Francesco Bonifazi, deputato d’Italia viva.

Destra all’attacco – Ma ad attaccare la sentenza dei giudici di Roma non è solo Nordio, ma vari esponenti della maggioranza. La Lega chiama addirittura alla mobilitazione popolare, annunciando che presenterà nei comuni italiani “mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini, mentre sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre ci saranno gazebo in tutte le città italiane in vista della sentenza Open Arms in agenda a Palermo il giorno 20 dicembre. Parla pure il ministro per le Imprese Adolfo Urso, esponente di Fdi. “Se proseguiremo, viste le sentenze in questa direzione? Il Paese ha avuto un mandato preciso da parte degli elettori e dei cittadini. Le decisioni politiche e di governo, che sono conseguenti, rispecchiano pianamente il mandato ricevuto”. “La magistratura ci dovrà consentire di avviare il programma per il quale abbiamo ricevuto il consenso”, dice il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci.

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