Faceva parte di una banda di cyber criminali che aveva un giro di affari da milioni di dollari, il 43enne fermato e arrestato all’Aeroporto di Milano Malpensa sabato mattina. Era ricercato da oltre 3 anni per gravi reati di frode telematica e riciclaggio. L’uomo è accusato di appartenere ad un‘associazione per delinquere finalizzata al danneggiamento di apparati telematici protetti da misure di sicurezza, al riciclaggio del denaro illecitamente ricavato oltre che alla frode informatica. Il mandato d’arresto era stato emesso nel 2021 dalla Corte Distrettuale statunitense del Nord Carolina.
Dopo la segnalazione, il Federal Bureau of Investigation (Fbi)- per il tramite del servizio per la cooperazione internazionale di polizia e dello specialista cyber della polizia postale operante presso l’Ambasciata d’Italia a Washington – aveva richiesto la collaborazione della polizia italiana per un possibile transito del soggetto segnalato in Italia. Così, gli operatori del Cosc-polizia postale di Milano, in collaborazione con l’ufficio polizia di frontiera di Malpensa, hanno individuato l’uomo mentre si trovava su un volo proveniente da Singapore e lo hanno arrestato una volta sceso dall’aereo.
La frode di cui è accusato insieme ad altre persone individuate dall’Fbi, sfrutta un meccanismo elementare che però può essere molto efficace se utilizzato per ingannare anziani o soggetti vulnerabili. Sui monitor dei pc delle vittime individuate, infatti, l’uomo e la cyber gang facevano in modo di far comparire un messaggio: “Il computer è compromesso e bloccato per via di un codice d’errore“. A seguito del messaggio, veniva poi indicato un numero di telefono a cui fare riferimento per ottenere assistenza ed evitare di perdere il contenuto del computer. Una volta digitato il numero suggerito però, la trappola. Il messaggio infatti, generato da un malware, invitava l’utente a fare un pagamento per l’assistenza tecnica, senza però ottenere alcuna assistenza.
L’Fbi, oltre ad identificare gli autori della frode condotta su scala mondiale e per cui la legge statunitense prevede una pena massima di 30 anni di reclusione laddove siano presenti almeno dieci vittime di età superiore ai 55 anni, ha stimato e quantificato in ben 31 milioni di dollari l’ammontare dei profitti illeciti conseguiti dai cyber-criminali. Al momento dell’arresto il 43enne aveva con sé diverse migliaia di euro in contanti, alcuni dispositivi informatici, carte di credito e due orologi di grande valore. L’uomo attualmente si trova nel carcere di Busto Arsizio ed è in attesa del completamento delle procedure di estradizione.