Dopo anni di proteste da parte di cittadini e comitati, il Tribunale di Ancona ha emesso quattro decreti penali di condanna per le esalazioni maleodoranti prodotte in altrettanti allevamenti di polli, tutti in Vallesina, nei confronti di Giovanni Fileni, legale rappresentante delle società che gestiscono gli impianti. Dunque la Ponte Pio, Agricola Fileni e Agricola Biologica Fileni. Il reato contestato, getto pericoloso di cose, viola l’articolo 674 del codice penale che punisce chi provochi emissioni o gas, vapori o fumo atti ad offendere, imbrattare o molestare persone. I decreti riguardano gli impianti di Ripa Bianca, Cannuccia, Ponte Pio e Monte Roberto, su cui è in corso un altro procedimento e prevedono – per ciascun sito – un’ammenda di quattromila euro. “Qui non si riesce nemmeno a dormire di notte” è tuttora il grido di dolore con cui i cittadini commentano la notizia, dopo anni di segnalazioni rimaste inascoltate.
Fileni annuncia l’opposizione. I comitato si costituirà parte civile – Se il gruppo Fileni pagasse le ammende, i procedimenti decadrebbero, ma l’azienda ha già annunciato che farà opposizione “rimanendo fiduciosa nell’operato dell’autorità giudiziaria”. Ed esprime “rammarico” per quella che ritiene “una iniziativa giudiziaria che appare fondata sulla rappresentazione – non veritiera ed infondata – di avvenuti fenomeni di emissione di odori che non sono mai stati rilevati dalle molteplici Autorità pubbliche che presidiano il sito”. Dall’altra parte, il Comitato per la Vallesina ha già dichiarato che, se si andrà a processo, si costituirà parte civile. E lo conferma a ilfattoquotidiano.it Andrea Tesei, che negli ultimi anni ha condotto una lunga battaglia contro lo stabilimento di Monte Roberto, per cui a luglio scorso la Procura di Ancona ha notificato un avviso di chiusura delle indagini preliminari a sei persone, tra cui l’imprenditore Giovanni Fileni e cinque funzionari pubblici.
La battaglia dei cittadini – Anche in questo caso, è stato in seguito agli esposti dei cittadini del Comitato della Vallesina, assistiti dall’avvocata Monia Mancini, che il Tribunale ha accolto le ragioni di chi vive nei pressi degli allevamenti di Ripabianca, Cannuccia e Ponte Pio nel Comune di Jesi e Via Passo Imperatore nel Comune di Monte Roberto. Si è nel cuore di quella che viene ormai definita ‘la valle dei polli’, come raccontato da ilfattoquotidiano.it. Il Comitato per la Vallesina ha tenuto una conferenza stampa, nel corso della quale ha commentato la decisione presa dalla Procura di Ancona: “Riconoscendo il reato in quattro allevamenti, si è dunque riconosciuto che il disturbo olfattivo non è occasionale, ma fa parte del sistema degli allevamenti intensivi Fileni”. Nei decreti del Tribunale, inoltre, si sottolinea anche il ruolo degli enti pubblici (Regione e Comune) e degli Enti delegati al controllo degli allevamenti (Arpam e Ast) coinvolti. Sono centinaia le segnalazioni sulle emissioni odorigene inoltrate da quando sono state avviate le attività, ma erano sempre rimaste inascoltate. D’altro canto si tratta di un tema molto delicato e che interessa migliaia di stabilimenti, disseminati in tutta Italia. “Si mette in evidenza come non venga svolto il compito a cui sono deputati – ha commentato il comitato – ossia di far sì che le regole vengano applicate e che la parte più debole sia tutelata adeguatamente. Ancora una volta i cittadini, in prima persona ed a proprie spese, hanno dovuto difendersi da soli confidando come sempre nell’opera della magistratura e degli organi di polizia”.
L’azienda: “Abbiamo operato correttamente” – E, di fatto, alle istituzioni pubbliche fa riferimento anche la Fileni in una nota redatta dopo la diffusione della notizia. “Abbiamo sempre collaborato con tutte le istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell’Ambiente, prime fra tutte la Regione Marche, Arpa e la Ast, nonché l’Agenzia di Protezione Ambientale, non solo per consentire, come è dovere, ogni controllo ovvero attività di vigilanza ma per rafforzare l’efficacia e la tempestività di tali controlli”. Secondo Fileni, tutte le indagini sin qui svolte, negli anni, anche attraverso sofisticate rilevazioni tecniche, hanno escluso eventi di inquinamento o di superamento di soglie ritenute pregiudizievoli dalle norme e regolamenti vigenti in Italia. Il Gruppo Fileni, dunque, “ribadisce la correttezza del proprio operato, certo di aver agito nel più stretto rispetto della legge”.