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L’incredibile storia dell’uomo con tre peni: la scoperta choc dei ricercatori quando ha donato il suo corpo alla scienza. Ecco cos’è la triphallia e come funziona

A descrivere il caso clinico sul Journal of Medical Case Reports sono stati sei specialisti della Facoltà di Medicina dell’Università di Birmingham, che non avevano alcuna informazione precedente dell’uomo

di 30science per Il Fatto
L’incredibile storia dell’uomo con tre peni: la scoperta choc dei ricercatori quando ha donato il suo corpo alla scienza. Ecco cos’è la triphallia e come funziona

Per 78 anni ha convissuto con un’anomalia congenita probabilmente senza essersene mai accorto. Un uomo, nel Regno Unito, con 3 peni è uno dei rarissimi casi di triphallia. Precisamente il secondo documentato in letteratura scientifica. A descrivere il caso clinico sul Journal of Medical Case Reports sono stati sei specialisti della Facoltà di Medicina dell’Università di Birmingham, che non avevano alcuna informazione precedente dell’uomo. La scoperta è stata infatti una sorpresa e frutto di una causalità. L’uomo ha donato il suo corpo alla scienza e solo dopo l’esame post-mortem condotto dai ricercatori sono stati scoperti due corpi penieni supplementari nascosti sotto la pelle dell’uomo, vicino al suo principale organo sessuale.

Di tutti i resoconti di peni multipli pubblicati nella letteratura scientifica tra il 1606 e il 2023, i ricercatori sono riusciti a trovare solo 112 casi di studio che descrivono un “diphallia” completa o un pene doppio. Solo un altro resoconto descrive un pene triplo o “triphallia”, e questo caso precedente era noto fin dall’inizio. Era il 2020, quando i ricercatori in Iraq hanno descritto l’anatomia di un bambino maschio di 3 mesi, che aveva un glande lungo 2 centimetri attaccato alla radice del pene principale sotto il perineo, così come un terzo glande di circa un centimetro appena sotto lo scroto. Entrambe le appendici esterne sono state poi rimosse chirurgicamente.

Quest’ultimo caso di triphallia è piuttosto diverso. Esternamente, i genitali apparivano normali, ma all’analisi post-mortem, sono stati scoperti due peni interni e inferiori “nascosti all’interno del sacco scrotale”, sopra la parte pendente dello scroto e alla base del corpo principale del pene. “Senza sintomi e necessità mediche aggiuntive, i peni interni nascosti potrebbero passare inosservati, impedendo la diagnosi”, spiegano gli autori del report. “Pertanto, la polifallia potrebbe essere più diffusa di quanto si creda attualmente”, aggiungono. I ricercatori chiedono un sistema di classificazione semplice e uniforme per descrivere la polifallia, poiché potrebbe essere importante conoscerlo durante gli interventi medici. La presenza di un pene nascosto aggiuntivo, ad esempio, può creare problemi quando si deve inserire un catetere, effettuare un esame dell’uretra o eseguire un intervento chirurgico nella zona.

Al momento, si pensa che la polifallia si verifichi in un caso su su 5-6 milioni di nati vivi. Ma i casi “interni” possono potenzialmente rimanere nascosti per tutta la durata della vita di una persona, con conseguenti sintomi inspiegabili correlati alla minzione, alle erezioni o alla fertilità maschile. Tra i casi di diphallia precedentemente pubblicati, i ricercatori di Birmingham hanno trovato sei segnalazioni di formazione interna del pene, in cui il “pene extra” è rimasto nascosto all’interno della pelle. Tuttavia, quando vengono scoperte queste anomalie, vengono solitamente lasciate stare se asintomatiche. Nel caso più recente di triphallia, l’identità del donatore è stata mantenuta anonima, quindi non è noto se l’uomo abbia riportato sintomi correlati nel corso della sua vita. Tuttavia, basandosi sulla sua anatomia, i ricercatori affermano che è possibile che abbia avuto problemi di erezione, difficili o dolorose, nell’eventualità che la parte interna del suo pene si ingrossasse a causa del sangue.

Il pene interno secondario dell’uomo presentava in realtà “regioni distinte e distinguibili macroscopicamente” che di solito si vedono in un pene tipico, come il glande, l’uretra e il tessuto spugnoso che si gonfia di sangue durante l’erezione. Infatti, si è scoperto che la stessa uretra del pene primario seguiva prima un “percorso tortuoso” attraverso il pene secondario. I ricercatori non possono essere certi di come si sia verificato questo percorso tortuoso, ma durante lo sviluppo tipico maschile, è possibile che il testosterone abbia stimolato la crescita dei peni dal “tubercolo genitale”. In questo caso, quel tubercolo potrebbe essersi triplicato accidentalmente. Se l’uretra ha iniziato a svilupparsi nel pene secondario, potrebbe essere passata al pene primario quando la crescita del pene interno è fallita. “A causa della natura tortuosa dell’uretra, il passaggio di un catetere urinario sarebbe stato difficoltoso”, scrivono gli autori. “Se il difetto fosse stato notato durante la sua vita, probabilmente sarebbe stato semplicemente trascurato, data l’apparente assenza di sintomi e la sua natura benigna”, concludono gli studiosi.

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