Politica

Nervosismo nella maggioranza sul caso Albania. Nordio: “Se la magistratura esonda dobbiamo intervenire” . Verso decreto nel Cdm di lunedì

Tanto nervosismo nella maggioranza di governo dopo il flop del progetto migranti in Albania (per cui sono stati messi a bilancio spese per oltre 700 milioni di euro, ndr). Oggi i dodici migranti per i quali il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri in Albania sono rientrati […]

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Tanto nervosismo nella maggioranza di governo dopo il flop del progetto migranti in Albania (per cui sono stati messi a bilancio spese per oltre 700 milioni di euro, ndr). Oggi i dodici migranti per i quali il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri in Albania sono rientrati a Bari, sulla motovedetta della guardia costiera italiana.

Convocato per lunedì un Consiglio dei ministri sulla questione in cui si attende il varo di un decreto che diventerebbe operativo il giorno successivo. Questo, confermano fonti dell’esecutivo, il veicolo normativo a cui si lavora per la “soluzione” di cui ha parlato la premier Giorgia Meloni. Il decreto legge, si apprende, dovrebbe tra l’altro rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

In mattinata il ministro della Giustizia Carlo Nordio si lancia contro la sentenza che definisce “abnorme”. Il ministro dice che “La reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi”.

Nordio afferma quindi che “Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d’accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”.

La Lega chiama addirittura alla mobilitazione popolare. “Questa mattina Matteo Salvini ha convocato con massima urgenza un Consiglio federale della Lega dopo l’attacco all’Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata” si legge in una nota del partito. “Nei prossimi giorni, prosegue la nota, la Lega presenterà nei comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini, mentre sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre ci saranno gazebo in tutte le città italiane in vista della sentenza Open Arms in agenda a Palermo il giorno 20 dicembre. Per Salvini, “chi impedisce di difendere i confini mette in pericolo il Paese”.

“Mi sembra evidente, che c’è una parte di magistratura che fa pesantemente politica di sinistra. C’è qualche giudice che pensa di essere in un centro sociale più che in un tribunale. Se non gli piacciono leggi sull’immigrazione, si candidino alle elezioni e chiedano i voti degli italiani”, ha poi rincarato Salvini, a margine di un incontro ad Imperia. Il leder della Lega auspica anche un “meccanismo per togliere la politica dai tribunali” e minaccia: “L’avanzamento automatico di carriera e l’aumento di stipendio automatico per i giudici a prescindere da lavoro che fanno, non è più ammissibile”.

Prende posizione pure il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso. “Se proseguiremo, viste le sentenze in questa direzione? Il Paese ha avuto un mandato preciso da parte degli elettori e dei cittadini. Le decisioni politiche e di governo, che sono conseguenti, rispecchiano pianamente il mandato ricevuto. Noi ci siamo vorremmo che ci fossero anche gli altri” dice a margine di un incontro a Palermo. “Sono stati due anni di lavoro febbrile e intenso. Alcune cose sono state definite, altre avviate, altre ancora devono essere realizzate nei prossimi tre anni, la magistratura ci dovrà consentire di avviare il programma per il quale abbiamo ricevuto il consenso”, dice il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci.

“Nordio se ne vada” – “In un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione, nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri, un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto“, lo dichiarano Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi e Walter Verini, capigruppo Pd in commissione Giustizia di Senato e Camera e Commissione Antimafia. “Quando c’è uno scontro tra i poteri dello stesso Paese è sempre un problema. E rischia di diventare un problema per la democrazia. Noi continuiamo a sostenere che la legge Bossi Fini vada superata”, commenta il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri.