Sono un (ex) ragazzo di provincia. Nato e cresciuto per gran parte della mia gioventù in un posto bellissimo, ma dove le possibilità di realizzarsi, soprattutto nei primi anni ’90, non abbondavano. Le idee e le potenzialità c’erano, senza dubbio. Spesso, però, mancavano l’intraprendenza degli adulti (il che ammazzava l’entusiasmo dei giovani), la voglia di puntare su qualcosa che non necessariamente sarebbe stata una scommessa vinta e anche, inutile negarlo, i fondi economici per realizzare molte di quelle idee.
Io sono stato fortunato, la mia famiglia mi ha potuto supportare e sono andato lontano da casa per realizzare il mio sogno, ma conosco decine di persone altrettanto o forse anche più valide di me che quel sogno lo hanno dovuto mettere nel cassetto e oggi fanno, non senza qualche lecito rimpianto, qualcosa che non era ciò che avrebbero voluto.
Sono passati tanti anni da allora e oggi, per fortuna, ci sono solide realtà che supportano sogni, progetti e capacità anche su base locale. Da 25 anni, ad esempio, nelle province di Lecco e Como (e a seguire, in moltissime altre province della Lombardia e Piemonte) operano le Fondazioni di comunità Cariplo, ottimo esempio di “italianizzazione” di un progetto di matrice statunitense: le cosiddette Community Foundations. L’idea è semplice e lineare; individuare iniziative di valore sul territorio, svolgere la funzione di mediatore filantropico riuscendo così a catalizzare da un lato le donazioni, dall’altro i progetti di piccole associazioni locali magari non debitamente strutturate, che riescono in questo modo a portare a compimento iniziative importanti per il territorio e chi lo abita.
Essendo mio figlio Marco all’ultimo anno del liceo, e trovandosi ormai ad un passo da quella “terra di mezzo” dove non sei più legato ad un impegno fisso e definito come la scuola, ma non ancora pienamente consapevole di quello che vuoi davvero fare da grande, mi ha particolarmente colpito uno dei progetti iniziati proprio grazie alla sede lecchese della Fondazione: Living Land. Sulla homepage di questo progetto campeggia la frase che, nella sua semplicità, mi ha fatto fermare: “Living Land nasce dal sogno di migliorare un territorio … e la qualità della vita delle persone che lo abitano. Per farlo siamo partiti dalle nuove generazioni, dal desiderio di accompagnare adolescenti e giovani nel passaggio alla vita adulta, nella convinzione che ‘i giovani non debbano cambiare paese ma cambiare il paese’.”
Facile a dirsi, meno a farsi. Ma loro ci riescono, con tanti bandi pubblici attraverso cui selezionano ragazzi fra i 17 e i 28 anni per accompagnarli nella formazione di una professionalità, nei primi passi nel modo del lavoro, ma anche e soprattutto nella comprensione di quelle che sono le loro passioni con cui… cambiare il paese.
Non so se i miei figli cambieranno il paese, mi basta che riescano a seguire le proprie inclinazioni e i propri sogni senza doversi scontrare col muro dei vari “bello sì, ma tanto qui non si può fare”. Loro e tutti i ragazzi, sì, anche quelli di provincia.