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Altro che due forni: le gimkane di Cateno De Luca in Sicilia. Si offre a destra come vicepresidente e vuole le primarie a sinistra

Virata a destra, senza chiudere definitivamente la porta a sinistra. È l’ultima manovra di Cateno De Luca, sindaco di Taormina, leader di Sud chiama Nord che dopo il flop alle Europee, perde pezzi ma pianifica un nuovo futuro politico a braccetto con le sorelle Meloni. “Tutti mi vogliono”, scherza lui e parlando con Ilfattoquotidiano.it non smentisce le voci che raccontano di un incontro romano con Arianna Meloni. La sorella della premier, secondo i rumors, starebbe pianificando la creazione di una nuova creatura politica per rafforzare il governo. “Scateno”, come viene chiamato per i toni scoppiettanti che lo contraddistinguono, avrebbe da offrire seduta stante il voto filogovernativo di un parlamentare, Francesco Gallo, ex segretario provinciale del Pd di Messina, eletto alla Camera con il suo movimento, Sud Chiama Nord. Ma in dono porterebbe anche un consenso elettorale molto appetibile per Fdi, che sull’isola registra numeri più bassi di Forza Italia. Oltre ai doni anche il sacrificio: il sindaco di Taormina dovrà, infatti, rinunciare a governare l’isola e cedere il passo a favore di un meloniano.

La svolta a destra è stata ufficializzata in una conferenza stampa a Messina, la città in cui De Luca è stato sindaco e dove adesso è il primo cittadino ombra, visto che è amministrata da un suo uomo, Federico Basile. E non a caso si è dichiarato “disposto a fare il numero due”, rinunciando dunque al suo “sogno” di guidare la Sicilia da presidente: alle ultime elezioni è arrivato secondo, doppiando il centrosinistra e ottenendo – da solo la metà dei consensi di Schifani. De Luca, dunque, pare offrirsi ma non senza condizioni: “Restiamo alternativi al centrodestra di Schifani”, giura. All’orizzonte ci sono le prossime regionali, ancora lontane nel tempo – saranno nel 2027 – ma De Luca ha sempre iniziato le sue campagne elettorali con molto anticipo ed è una preparazione che serve anche ad Fdi, se vuole rubare lo scettro del centrodestra ai forzisti sull’isola.

Alternativi a Forza Italia dunque? Mentre pone il veto sull’attuale presidente della regione, De Luca si dice disponibile a fare il secondo di Gaetano Galvagno, esponente di Fratelli d’Italia che oggi è il presidente dell’Assemblea regionale siciliana. L’offerta dunque non è indirizzata a tutto il centrodestra ma solo ai meloniani. Il leader di Sud chiama Nord è uscito allo scoperto dopo l’incontro romano di una decina di giorni fa. Lo fa con un’intervista con La Sicilia: “Galvagno è di una nuova generazione, ha un passo diverso: non ha colpe sul passato, magari è interessato a cambiare le cose”.

L’improvvisa virata a destra, però, dopo due anni di opposizione al governo regionale, gli fa incassare subito una nuova defezione, quella di Ismaele La Vardera. “Sta scherzando – è stata la prima reazione dell’ex Iena – sarà una delle sue tante provocazioni per sparigliare tutto, anche perché con me di questo non ne ha mai parlato. Fino a prova contraria siamo la prima forza d’opposizione e non posso pensare che a fine legislatura possiamo sederci allo stesso tavolo di un centrodestra sponsor di questa maggioranza che sta portando la Sicilia alla deriva”. Ma la sorpresa ha lasciato lo spazio all’amarezza e La Vardera ha abbandonato il partito. A inizio legislatura “Scateno” poteva contare su 8 deputati regionali, compreso lui. Adesso sono rimasti in tre e addirittura sarebbe in bilico la possibilità di mantenere il gruppo all’Ars di Sud chiama Nord: a deciderlo sarà proprio Galvagno.

La sua offerta a destra, tuttavia, non gli impedisce di pretendere di dettare la linea al centrosinistra, reo, secondo De Luca, di “parlarsi addosso” e di non accorgersi della sua presenza: “Fingono che io non esista”, ha detto ancora Scateno, provando a riproporre le primarie entro il 2025. In sintesi, il “Masaniello siculo” è disposto a rinunciare alla sua candidatura alla presidenza della Regione nel centrodestra, mentre correrebbe per la candidatura nel centrosinistra alle primarie. Un cerchiobottismo d’antan, in pieno stile democristiano che è proprio il partito in cui ha mosso i primi passi, quando a soli 18 anni è stato eletto consigliere comunale a Fiumedinisi, suo paese natio, nel Messinese. D’altronde fin dai tempi in cui frequentava il liceo classico, De Luca è cresciuto a casa di Salvatore D’Alia, ex sottosegretario alla Difesa per la Dc nei primi anni Novanta.

Sindaco di Fiumedinisi prima, di Santa Teresa, di Messina, e adesso di Taormina ma mantenendo le mani sulla città dello Stretto, Cateno ha fidelizzato il consenso soprattutto in provincia e solo dopo aver lasciato i partiti tradizionali per condurre un percorso solitario, non privo di rischi, come quello di subire continue defezioni e non solo all’Ars. Dei due parlamentari eletti nelle liste di Sud chiama Nord, una – Dafne Musolino – ha preferito aderire al gruppo di Italia Viva al Senato. Non a caso ora sembra cambiare strategia: “Mi sono rotto i c…. di arrivare sul podio, fare eleggere una pattuglia di deputati per poi farmeli sfilare da chi fa il mercato delle vacche. Voglio vincere. E amministrare bene che è la cosa che so fare meglio”. E nonostante le defezioni e gli scarsi risultati oltre lo Stretto, i numeri sui cui può contare nel Messinese non dispiacciono. Né a destra, né a sinistra.