Cinema

“Eterno visionario” alla Festa del Cinema di Roma, nel film la passione segreta di Pirandello per la danza: “Il ballo era parte della sua vita”

Laura Ruocco, coreografa di fama internazionale, ha curato le scene di danza del film, ricreando le atmosfere e gli stili di ballo dell'epoca: a FqMagazine racconta questo progetto

di Simona Griggio
“Eterno visionario” alla Festa del Cinema di Roma, nel film la passione segreta di Pirandello per la danza: “Il ballo era parte della sua vita”

Senza il suono della musica che ritma i passi, senza la frenesia di un charleston, l’abbraccio di un tango in un salone privato o in un locale dove si è fatto tardi dopo lo spettacolo, non sarebbe realistico raccontare la vita e l’epoca di Luigi Pirandello. “Eterno visionario”, il nuovo film diretto da Michele Placido, presentato alla Festa del Cinema di Roma (nelle sale il 7 novembre) e ispirato alla vita dell’immenso scrittore e drammaturgo siciliano (1867- 1936), non dimentica questo aspetto della società di inizio Novecento. Da Roma a New York, da Agrigento a Berlino, che fosse swing o danza folk, si ballava un po’ ovunque.

Il focus del regista, sulla parte più intima e personale di Pirandello (interpretato da Fabrizio Bentivoglio), sulle sue relazioni famigliari, sui suoi successi e scandali, trionfi e sconfitte, ritrae anche uno spaccato di abitudini e costumi. Scorrono i personaggi della sua esistenza, la moglie Antonietta Portulano (Valeria Bruni Tedeschi), l’attrice ‘musa’ Marta Abba (Federica Luna Vincenti), i figli Stefano, Lietta e Fausto (interpretati da Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo e Michelangelo Placido), ma scorrono anche i paesaggi più diversi ed estremi: la Sicilia degli zolfatari, lo scintillio di Milano, la Stoccolma dei Nobel, la Berlino dei cabaret (nel cast c’è anche la cantante Ute Lemper) e l’America di Hollywood e Broadway. Laura Ruocco, ballerina in produzioni di musical internazionali, coreografa e regista, ha curato le parti danzate di alcuni momenti significativi del film. E ha ricostruito gli stili di ballo che andavano in voga allora. Sono delle vere chicche danzate le sue, che si ritrovano solo in due o tre scene ma contribuiscono a creare un senso di autenticità attraverso il linguaggio del corpo.

“Tengo a precisare che questo mio apporto non ha nulla a che vedere con uno stile musical – spiega – si è trattato invece di raccontare un periodo storico anche attraverso la danza. In particolare attraverso i balli che segnarono la socialità all’inizio del secolo scorso, dalle feste private a quelle di quartiere fino ai locali esclusivi. Non ho fatto altro che introdurre questi elementi”. Il ballo all’epoca era un fenomeno molto seguito e spesso spontaneo. Perciò, ci sta anche che una sera Pirandello, dopo una cena con tutta la compagnia, abbia voglia di condividere un momento di allegria improvvisando un charleston con tutto il gruppo dei convitati. “Per realizzare questa scena, sulla musica originale di Federica Luna Vincenti, sono partita sì da uno studio storico dei movimenti del charleston, ma con la libertà di adattarli e di inserire piccoli passi non tipici”, rivela.

E’ una scena molto dinamica e divertita, non rigorosa. “Deve trasmettere la gioia di una compagnia che si abbandona a un momento allegro di fine serata, senza il pensiero di una precisione nei movimenti. Un po’ come quando si balla fra amici o anche da soli”, specifica. Ma sul tango che scandisce la festa di matrimonio della figlia di Pirandello, Lietta, la coreografa e ballerina è stata molto più fedele ai dettami tecnici del ballo. La scena si svolge all’aperto, dopo il banchetto nuziale alla presenza di parenti e amici. La sposa veste un abito bianco longuette, lo sposo (Giovanni Trombetta) è in divisa da ufficiale. Tutti gli occhi sono puntati sulla coppia. “In questo caso ho voluto costruire un tango con passi tipici, ganci, piccole prese e un immancabile casqué. Dovevo creare intimità e sentimento, ma anche la sensazione dell’esibizione quando gli altri guardano”.

Ma non è tutto. Laura Ruocco ha affidato alla danza anche il potere incisivo di uno dei quadri del dramma “Sei personaggi un cerca d’autore”. Il ruolo della Figliastra (Dajana Roncione) è danzato su una canzone in dialetto siciliano. “L’utilizzo del linguaggio fisico in contesti non abituali mi attrae moltissimo. Credo che la danza possa portare una vibrazione in più quando le parole non bastano o non restituiscono pienamente il senso dell’emozione”, conclude.

Come è arrivata al cinema Laura Ruocco? “Volevo fare la ballerina del Lago dei Cigni ma poi ho incontrato il mondo di Bob Fosse e me ne sono innamorata – sorride – invece delle scarpette da punta e il tutù bianco mi sono ritrovata sul palco con ile scarpe col tacco, la bombetta e le ginocchia girate in dentro. L’esatto contrario della danza classica”. Ruocco ha studiato in America con Steve Lachance e Andrè De La Roche, è stata nel cast del musical “Chicago” e protagonista di “Tutto fa … Broadway”, prodotto dal teatro Sistina di Roma con la regia di Pietro Garinei. Come regista ha da poco firmato “Le vie dell’amicizia Non dirmi che hai paura” per l’ultima edizione di Ravenna Festival. Piacerebbero le sue coreografie a Pirandello? Una cosa è certa. Nel 1924 i Ballets suédois misero in scena al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi un lavoro tratto dalla novella “La giara” su musica di Alfredo Casella, con costumi e scenografie di Giorgio de Chirico. Ancora oggi compagnie e coreografi contemporanei si ispirano a quel testo.

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