Il gioco d’azzardo non rallenta la sua corsa, e questo nonostante ci sia stato il periodo Covid e la relativa chiusura delle sale da gioco, e questo nonostante l’avanzare dell’indigenza, per cui 5,7 milioni di italiani vivono oggi in condizione di povertà assoluta, anzi forse questo contribuisce.
Dicevo che non rallenta la corsa, anzi la accelera. In dieci anni, dal 2013 al 2023, la raccolta complessiva (quanto gli italiani hanno spesso nel gioco) è passata da 84 miliardi di euro a 150 miliardi. E, all’interno dei 150 miliardi, ben 82 sono relativi al gioco online.

Tanto per dare un’idea, la mostruosa cifra di 150 miliardi supera e di molto quella della spesa sanitaria nazionale, che si attesta sui 131 miliardi. Facendo la media del pollo, è come se ogni italiano/a tra i 18 ed i 74 anni (range nel quale si concentra la quasi totalità dei giocatori) avesse dedicato all’azzardo all’anno 1.926 euro dei suoi risparmi. Si gioca dappertutto, ma di più al sud, con in testa tre province siciliane: Messina, Palermo e Siracusa.

Questo quanto emerge dal “Libro nero dell’azzardo”, edizione 2024, curato da Cgil e Federconsumatori. Ma questa preoccupante premessa mi serve anche per affrontare un altro argomento, e cioè quello della pubblicità del gioco d’azzardo. Il cosiddetto “decreto dignità” (decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87) prevedeva infatti il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo, e questo con il chiaro intento di disincentivare il gioco stesso, che se per lo Stato costituisce un bell’introito, ha anche i suoi aspetti negativi, anche solo a livello di strutture sanitarie impegnate per combattere la dipendenza (addiction). I numeri di cui sopra ci dicono che l’obiettivo non è stato raggiunto.

Ciononostante, non si vedeva la ragione di allentare le maglie della rete, cosa che ha fatto il governo con il Decreto Legislativo n. 41 del 2024 “Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza”, con cui viene riammessa la pubblicità, ma sarà obbligatorio dare evidenza al marchio di chi offre il gioco d’azzardo. Secondo la regola del gioco responsabile, dopo che già il fumo e il bere dovrebbero essere responsabili.

Ma quello che è più rilevante è che comunque il divieto di pubblicità esplicita è stato aggirato in questi anni dalle società concessionarie con la pubblicità implicita, sotto forma di notizie, risultati, e quant’altro. Cosa che hanno fatto ad esempio William Hill, StarCasinò, Eurobet. Pokerstars, GoldBet. Come osserva acutamente l’amico Maurizio Fiasco,“le società dell’azzardo non hanno affatto bisogno della pubblicità commerciale per aumentare il loro fatturato. Quello aumenta già per effetto della dipendenza, senza bisogno del sostegno di spot, cartelloni e testimonial.” Piuttosto, invece, producendo spot “a fini sociali” le società di rifanno il look e mirano ad abbattere la diffidenza che ancora c’è nei confronti del gioco d’azzardo da parte di una buona fetta della popolazione.

Di recente, ho visto una pubblicità di tale società Betsson Sport, con testimonial Francesco Totti, pubblicità che si riassume nel detto con marcato accento romanesco “la passione fa la differenza”. Orbene la Betsson è attiva in Italia da poco tempo con l’obiettivo di supportare grandi e piccoli club in tutta la penisola e di unirli sotto un unico denominatore comune: appunto la passione per lo sport. Però, se andate a vedere in rete, vi accorgerete che Betsson AB è una società di gioco d’azzardo online, che produce siti web di casinò, poker, bingo, scommesse sportive e gratta e vinci, attraverso più di 20 marchi di giochi online. Questo quello che si definisce il suo core business. Poi, a margine, ecco la finalità sociale declamata dall’ex capitano della Roma.

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