Dal XIX secolo alle vette del turismo contemporaneo, l'evoluzione delle "terre alte" come destinazione esclusiva: così oggi Cortina, Livigno e Madonna di Campiglio si reinventano con offerte esclusive e un turismo sempre più green
La montagna, come meta turistica di lusso e charme, affonda le sue radici in motivazioni religiose, scientifiche e nel desiderio ancestrale di esplorazione. Negli ultimi due secoli, l’evoluzione tecnologica delle infrastrutture, con treni, strade e oltre 1.300 impianti a fune operativi in Italia, ha trasformato il turismo montano in un settore chiave per l’economia del Paese: questo comparto genera un fatturato diretto di 1,3 miliardi di euro e un indotto che supera gli 8 miliardi di euro. L’accessibilità è quindi da sempre alla chiave di questo mondo in continua evoluzione. Il rapporto “Il Turismo della Montagna”, redatto a fine 2023 da Th-Cdp e Sio, ha evidenziato un cambiamento significativo nelle quote di mercato tra le stagioni invernale ed estiva rispetto a dieci anni fa. Se prima la stagione invernale rappresentava il 70% e quella estiva il 30%, subito dopo la pandemia il rapporto si è riequilibrato, con la stagione invernale ridimensionata al 55% e quella estiva salita al 45%. Questi dati sono stati confermati dallo studio di JFC (agosto 2024), che ha rilevato oltre 6,538 milioni di arrivi nelle montagne italiane durante il periodo estivo, con un aumento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. La permanenza media di 11,2 giorni ha portato a superare 73,222 milioni di presenze nelle aree montane e appenniniche italiane, segnando un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente.
Il successo attuale è il risultato di una lunga storia, iniziata alla fine del XVIII secolo, quando esploratori, scienziati e naturalisti europei furono attratti dalle sfide dell’alpinismo e dalla bellezza incontaminata delle “Terre alte”. Il Monte Bianco fu scalato per la prima volta nel 1786, segnando l’inizio dell’alpinismo come attività sportiva. Nel XIX secolo, con il Romanticismo, le montagne cominciarono a essere apprezzate come luoghi di bellezza sublime e ispirazione artistica. In questo periodo nacquero anche i primi club alpini, come il Club Alpino Italiano (1863), che promuovevano l’esplorazione e la costruzione dei rifugi alpini. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, le montagne iniziarono ad attrarre l’aristocrazia europea, in fuga dal caldo estivo. Località come Cortina d’Ampezzo e Madonna di Campiglio divennero destinazioni privilegiate per nobili e reali, grazie a un’offerta di servizi di lusso e tranquillità lontano dal caos urbano. Nacquero così alcuni dei più antichi hotel di lusso: il Grand Hotel Bagni Nuovi a Bormio (1836), l’Hotel Royal e Golf a Courmayeur (1854), il Grand Hotel des Alpes (1896), e a Cortina, il de la Poste (1882), il Cristallo Hotel (1901) e il Miramonti Majestic Grand Hotel (1902) sempre nella Perla delle Dolomiti.
L’evoluzione decisiva del turismo montano avvenne però grazie alla costruzione di infrastrutture essenziali, che rendevano accessibile e quindi pronta all’ospitalità, le “terre alte”. Oltre alle prime linee ferroviarie, come la nota Ferrovia del Brennero inaugurata nel 1867, gli impianti a fune ebbero e hanno ancora oggi un ruolo fondamentale, recentemente celebrato a Bolzano dall’Assemblea Nazionale dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (ANEF). La prima funivia italiana fu inaugurata a Bolzano nel 1908, seguita dalla funivia Faloria a Cortina (1924), dalla funivia di Breuil-Cervinia (1936) e dalla funivia del Catinaccio a Vigo di Fassa (1937). Gli investimenti non si sono mai fermati, come dimostrano le celebrazioni per i sessant’anni della funivia Lagazuoi e i cinquant’anni del Dolomiti Superski, seguiti dall’innovativa Skyway Monte Bianco, aperta il 23 giugno 2015. Questi grandi impianti hanno segnato l’avvento degli sport invernali, in particolare dello sci, rappresentando una svolta cruciale per il turismo montano. All’inizio del XX secolo, lo sci divenne un’attività sempre più popolare, trasformando le montagne italiane in alcune delle destinazioni più ambite d’Europa. Le Dolomiti, riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2009, e le Alpi italiane divennero simboli di lusso e sport invernali, anche grazie a eventi sportivi di alto profilo come le Olimpiadi Invernali del 1956 a Cortina d’Ampezzo e le prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Oggi, le montagne italiane offrono un’esperienza turistica “quattro stagioni” completa che va oltre lo sci e gli sport invernali, interpretando il turismo di lusso in modo sempre più legato all’autenticità, all’esclusività, ovvero alla sostenibilità. I viaggiatori che scelgono località come Cortina, Madonna di Campiglio o Livigno non cercano solo la bellezza naturale e l’opportunità di praticare sport, ma anche cultura e soggiorni in resort di lusso, SPA di livello internazionale, ristoranti stellati Michelin e boutique hotel. Queste destinazioni offrono servizi esclusivi come eliski, trattamenti benessere d’alta gamma e attività outdoor come escursioni guidate e cene gourmet in rifugi di montagna. Il turismo in queste località non si concentra più solo sulla stagione invernale, sebbene resti il periodo di maggior affluenza. L’offerta estiva si è ampliata notevolmente grazie a attività come trekking, ciclismo e golf. Questa evoluzione del concetto di lusso, porta sempre più viaggiatori a ricercare esperienze che rispettino l’ambiente e le culture locali e così realtà come Cortina d’Ampezzo stanno investendo in progetti per ridurre l’impatto ambientale delle strutture turistiche, promuovendo energie rinnovabili, mobilità sostenibile e progetti di conservazione.
Le aziende degli impianti di risalita, spesso autonomamente, hanno impiegato importanti risorse per superare le difficoltà, sostenere e potenziare questa visione strategica. Come ha sottolineato Valeria Ghezzi, presidente di ANEF: “La sicurezza degli impianti è la chiave e tutti noi lavoriamo perché non si ripetano mai più tragedie come quella del Mottarone. E’ anche vero che il trasporto su fune rimane uno dei più sicuri al mondo e che senza questi impianti si espellerebbe letteralmente l’uomo dalla montagna, arrivando a privare le località della loro attrattiva turistica e interrompendo la catena virtuosa dell’ospitalità, con conseguenze significative sull’indotto, sia in inverno che in estate”. Non solo, la maggior parte degli investimenti si stanno concentrando non solo sull’ampliare e rinnovare gli impianti, ma anche sul rendere sempre più sostenibili i trasporti a fune: oggi il 40% degli impianti (livello sopra alla media delle aziende italiane) si alimentano con energie alternative. Come ci ha spiegato Stefano Illing, consigliere delegato di Lagazuoi SpA, tra i primi impianti a essere “passati” al green, “sempre più turisti sono consapevoli e preparati. E’ aumentata la richiesta di informazioni al riguardo e parallelamente l’apprezzamento per i nostri sforzi. Le persone rimangono perciò meravigliate quando gli spieghiamo addirittura che il trasporto a fune si distingue per il suo basso impatto ambientale, poiché richiede proporzionalmente molta meno energia rispetto ad altri sistemi di trasporto, grazie alla ridotta incidenza degli attriti. Infine ricordiamoci che è un sistema reversibile: quando un impianto viene dismesso, può essere smontato e rimosso facilmente, senza lasciare tracce permanenti sul territorio“. L’Italia sta così dimostrando come sia possibile far evolvere e realizzare un turismo montano di valore a tutto tondo, puntando su un lusso fatto di infrastrutture all’avanguardia, servizi autentici e sostenibili che rappresentano un vero valore aggiunto e faranno sempre di più la differenza del nostro “turismo made in Italy”.