"È morto da bambino con attacchi epilettici mentre dormiva", ha raccontato Siffredi durante il podcast One More Time
“Non ho mai parlato di questo dolore, ma ora è il momento di farlo”. Con queste parole, Rocco Siffredi, icona del cinema per adulti, si prepara a debuttare a teatro con uno spettacolo in cui si mette a nudo, rivelando aspetti inediti della sua vita e affrontando i momenti più bui del suo passato. Al centro del racconto, il trauma indelebile della morte del fratello Claudio, avvenuta quando Rocco era solo un bambino. “È morto da bambino con attacchi epilettici mentre dormiva“, ha raccontato Siffredi durante il podcast One More Time. “Nelle case popolari dei bambini gli hanno dato una botta in testa con una mazza di ferro. Non era curabile per quel periodo”.
“Se mi chiedi quali sono i miei ricordi d’infanzia, io ti dirò: il giorno in cui sono tornato a casa dall’asilo e ho visto mia madre strillare alla finestra del balcone, mio padre con la mano sugli occhi, e mio fratello sdraiato sul letto con la gente che piangeva attorno. C’erano palloncini da un compleanno di qualche giorno prima, e io, sentendo quelle grida, esplodevo di rabbia, scoppiando quei palloncini. La mia infanzia inizia lì”, ha confidato Siffredi con emozione.
Questo evento non solo segnò l’inizio di una fase di dolore per il giovane Rocco, ma anche per la madre, la cui sofferenza si trasformò in un carico emotivo insostenibile per la famiglia. La donna, devastata dalla perdita, attraversò un lungo periodo di negazione. “Per un anno, dopo la morte di mio fratello, mia madre continuava a mettere il piatto di pasta sul tavolo per lui, dicendo: ‘tra un po’ arriva’. Era immersa nella rabbia, non contro di me, ma contro la vita stessa, come se dicesse: perché devo soffrire così tanto?”
Rocco Siffredi non ha mai colpevolizzato la madre per il modo in cui reagì al lutto, nonostante le manifestazioni di dolore si fossero tradotte anche in gesti violenti: “Quando voleva punirmi, mi mordeva o mi rompeva i piatti in testa“, ha raccontato il divo del porno rievocando con dolore ma senza giudizio quei momenti difficili. “Non l’ho mai vista come una persona sbagliata. Era una persona estremamente sofferente e il mio sogno, da bambino, è sempre stato quello di cercare di alleviare le sue sofferenze.”
Questa relazione complessa e carica di dolore ha influenzato profondamente Siffredi, spingendolo a sviluppare una resilienza che lo ha accompagnato per tutta la vita. Il suo desiderio di proteggere la madre e di guarirne le ferite è diventato una sorta di missione personale, un motore che lo ha spinto ad affrontare le sfide della vita con una determinazione feroce. Questa dinamica, raccontata con estrema vulnerabilità, emerge chiaramente anche nella serie tv Supersex, dove l’attore Alessandro Borghi interpreta il giovane Siffredi negli anni di massimo successo e visibilità, e adesso sarà al centro anche del suo spettacolo teatrale.