Il 27 settembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto che in Libano “c’è un missile in ogni cucina, un razzo in ogni garage”. Il 21 settembre il ministro dell’Istruzione aveva dichiarato alla televisione che non c’è alcuna differenza tra Hezbollah e il Libano e che il Libano sarebbe stato “annichilito”. Il ministro della Difesa, a giugno, aveva ammonito che Israele aveva i mezzi per riportare il Libano “all’età della pietra”.

Date queste premesse, non meraviglia che nelle prime settimane di attacchi aerei e poi di invasione da terra del Libano, Israele si stia comportando come nella Striscia di Gaza.

Amnesty International ha analizzato una serie di avvisi emessi dall’esercito israeliano destinati agli abitanti della periferia meridionale di Beirut e del sud del Libano: avvisi, ha concluso, inadeguati e in alcuni casi fuorvianti e sbagliati e che, oltretutto, non avrebbero mai potuto assolvere Israele dai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario di non colpire mai i civili e di prendere tutte le misure possibili per ridurre al minimo i danni nei loro confronti.

Gli avvisi emessi dall’esercito israeliano per gli abitanti di Dahieh, un quartiere densamente popolato della periferia meridionale di Beirut, non solo includevano mappe sbagliate ma erano stati emessi con poco anticipo – in un caso meno di 30 minuti prima di un attacco – e in piena notte, attraverso i social media, quando molte persone stavano dormendo, erano offline o non stavano seguendo i notiziari. Veniva data l’indicazione di allontanarsi a una distanza di un raggio di 500 metri dai bersagli ma le mappe che corredavano gli avvisi mostravano un’area ben più piccola.

Quelli rivolti agli abitanti di intere città e villaggi del Libano del sud hanno rappresentato avvisi eccessivamente generali e hanno fatto venire il dubbio che il reale obiettivo fosse creare le condizioni per uno sfollamento di massa.

Tra il 1° e il 7 ottobre, dopo l’inizio dell’invasione da terra, l’esercito israeliano ha emesso avvisi di evacuazione per gli abitanti di 118 città e villaggi del Libano meridionale. Questi avvisi riguardavano centri abitati a oltre 35 chilometri dal confine con Israele e al di fuori della zona cuscinetto dichiarata dalle Nazioni Unite.

Alcuni di questi avvisi, come quelli di non circolare in automobile a sud del fiume Litani, hanno compromesso la possibilità della popolazione locale di procurarsi beni e servizi essenziali come cibo, medicinali, cure mediche e carburante.

A prescindere dall’efficacia degli avvisi, Israele non può trattare chi tra i civili non si allontana come un bersaglio. Le persone che scelgono di rimanere nelle loro abitazioni o che non sono in grado di allontanarsene, ad esempio a causa della loro limitata mobilità, della disabilità, dell’età o di altri motivi, continuano a essere protette dal diritto internazionale umanitario.

Secondo l’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, un quarto della popolazione del Libano è stato interessato dagli avvisi israeliani di evacuazione.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La Moldavia ha scelto l’Europa: passa il referendum per l’adesione all’Ue, ma solo col 50,3% delle preferenze

next
Articolo Successivo

Trump lavora per un giorno al McDonald’s: “Mi pagano troppo poco”. Ecco perché lo ha fatto

next