di Fabio Selleri (iscritto M5s)

In questi giorni un gruppo di iscritti, coordinati dalla società Avventura urbana, sta preparando il documento finale dell’Assemblea costituente del Movimento 5 stelle. Ai partecipanti è stata distribuita una nota metodologica predisposta dal costituzionalista Michele Ainis, che affronta in primo luogo il tema del “metodo democratico” nei partiti politici.

In merito all’articolo 49 della Costituzione esistono due scuole di pensiero: una che interpreta tale metodo esclusivamente in senso esterno, imponendo al partito di inserirsi nelle istituzioni democratiche e rispettarne le leggi e le procedure senza però riconoscere rilevanti poteri decisionali alla base dei propri iscritti, l’altra che invece considera necessaria una costruzione dal basso della linea politica e delle scelte strategiche ed organizzative.

Ainis apparentemente sposa la seconda tesi. Ma poi delimita l’area di competenza degli iscritti al potere “di ultima istanza”; questo significa negare loro un concreto potere di iniziativa, relegandoli al semplice voto positivo o negativo su quesiti proposti dai vertici. Insomma una concezione plebiscitaria che esclude la base dal processo di costruzione dei contenuti o comunque non le attribuisce, fino al voto finale, altro ruolo che non sia quello di esprimere opinioni. Ecco perché in uno degli ultimi comunicati sul sito ci viene detto che l’attuale fase “deliberativa” va intesa nel senso inglese, “discutere”, e non in quello italiano, “decidere”.

Ma occorre ricordare che il M5S è iscritto al Registro nazionale dei partiti politici e che tale iscrizione prevede la conformità dello Statuto a precisi requisiti.

Le Linee guida contengono alcune importanti prescrizioni che contrastano con la posizione di Ainis e col contenuto del nostro attuale Statuto; esse prevedono l’“accesso alle cariche con metodo democratico”, la scelta dei titolari delle cariche ispirata “a principi di democraticità interna” (invece i nostri attuali coordinatori sono nominati dal Presidente), la convocazione periodica di assemblee congressuali che sia “garante dei diritti di partecipazione democratica degli iscritti” (invece i congressi periodici sono sostituiti da assemblee straordinarie convocate solo nei momenti di crisi politica), la valutazione del grado di rappresentatività delle minoranze e la loro presenza pro quota negli organi collegiali (invece lo stesso concetto di ‘minoranze’ all’interno del Movimento è tuttora un tabù), la garanzia per le articolazioni territoriali di “un grado di autonomia sul piano economico” (invece ai Gruppi territoriali viene negato qualsiasi contributo).

Inoltre va sottolineato che le Linee guida obbligano i partiti a fare approvare annualmente il bilancio all’Assemblea degli iscritti, mentre l’articolo 10 del nostro Statuto non specifica che la cadenza sia annuale. Di fatto ad oggi il bilancio del Movimento 5 stelle è stato sì predisposto annualmente, ma mai discusso né approvato dall’Assemblea, il che costituisce una grave irregolarità.

In conclusione Ainis evidenzia solo le parti dello Statuto utili in funzione di un plebiscito anti-Grillo. Ricorda giustamente che le decisioni di ultima istanza su codice etico, carta dei principi, contrassegno e poteri del Garante spettano all’Assemblea (e quindi non al Garante); ma sorvola sulle modifiche in tema di partecipazione indispensabili per rendere lo Statuto idoneo all’iscrizione sul Registro, condizione tra l’altro necessaria per la riscossione del 2 x 1000. Il mancato adeguamento potrebbe aprire per noi scenari preoccupanti anche dal punto di vista finanziario.

C’è da augurarsi quindi che i partecipanti alla fase finale della costituente, nonostante lo scarso interesse dimostrato da Avventura urbana su questi temi, ci presentino un nuovo testo che non sia scritto in funzione delle attuali scaramucce fra Conte e Grillo, ma che sia utile a guidare il nostro lavoro e rispettoso del dettato normativo.

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