C’è il racconto dei summit nella mansarda di Pagani del boss Rosario Giugliano per impossessarsi degli appalti comunali e cantieri aperti coi fondi del Pnrr, e di come fu deciso di non far candidare sindaco una giovane leader di Forza Italia, per lasciare campo libero agli uomini scelti dal clan. C’è questo e molto altro nelle circa 90 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Poggiomarino Maurizio Falanga (centrodestra) e il vicesindaco Luigi Belcuore (Fratelli d’Italia) con accuse di voto di scambio politico-mafioso. Le elezioni di Poggiomarino nel settembre 2020 – si legge – furono inquinate dalla camorra. Alcuni comizi degli avversari misteriosamente annullati “per non far prendere collera allo zio”. Un nomignolo di Giugliano.

Le cimici nella mansarda di Giugliano. “Lì saliva anche il sindaco Falanga” – Indagine della Dda di Napoli – pm Giuseppe Visone, procuratore Nicola Gratteri – e dei carabinieri di Torre Annunziata, reati scoperti e incartati grazie a intercettazioni telefoniche ed a cimici piazzate nella mansarda di Giugliano “dove solo Carillo saliva indisturbato e dove qualche volta Carillo ha portato anche il sindaco Falanga”, dice a verbale un subalterno del boss, Giovanni Orefice. Le cimici furono introdotte anche nell’auto di Rossella Vorraro (estranea alle indagini, ndr), che fu misteriosamente boicottata da Forza Italia e decise di candidarsi nel centrosinistra di Giuseppe Annunziata (oggi segretario provinciale del Pd), e in altri luoghi. Eletta consigliera, Vorraro si è dimessa l’anno scorso per accordi pre elettorali. È stata sentita due volte come teste, ha negato di essere stata vittima di pressioni e che la sua candidatura ‘saltò’ per decisione di Forza Italia. Ma nemmeno lei ha saputo dare una spiegazione plausibile sul perché il partito non volle sostenerla dopo mesi in cui il suo nome era in cima a tutte le previsioni. La microspia la intercetta mentre ribadisce il suo sconcerto prima e dopo gli interrogatori del febbraio scorso. Tra il primo e il secondo appuntamento con gli inquirenti cambia versione su un punto: su quelle elezioni ci furono strane interferenze e dettaglia perché fu annullato un comizio nel cortile del palazzo dei Finelli “zona dove io ero candidata di punta: “Ho saputo soltanto successivamente, ma non ne sono certa, che Finelli disse ad Annunziata che l’annullamento era determinato dal fatto “di non far prendere collera allo zio”. Zio Giugliano.

Carillo, “l’intermediario tra politica e camorra” – Gli arresti sono tre: ai domiciliari anche l’imprenditore Franco Carillo, “intermediario tra politica e camorra”, scrive il pm nel capo di imputazione, il “supervisore” di Giugliano per gli atti pubblici. Tra i quali la ricollocazione dell’impresa agroalimentare “Fratelli Napolitano”, che era a cuore a un altro consigliere comunale Luigi Nappo (non risulta indagato, ndr), un parente. Fu Nappo l’ago della bilancia della sfiducia alla precedente amministrazione. L’unico “impegno mantenuto”, quello della variante per l’azienda Napolitano, con un voto in consiglio comunale nel marzo 2021. In amministrazione Carillo non c’è. Ma ne fa parte la sorella, Maria Carillo: si occupa di fitness, non ha precedenti esperienze politiche e dopo un botto di preferenze, oltre 600, diventa assessore con delega allo sport.

Il verbale di Giugliano – Si dissocia definitivamente nel giugno 2023 e inizia a collaborare. L’ordinanza riporta un suo lungo interrogatorio dell’ottobre 2023. “In campagna elettorale mi sono speso in prima persona con imprenditori, cittadini e parenti per imporre il voto a favore di Maurizio Falanga... ci tengo a precisare che quando io mi muovevo a Poggiomarino a sostegno di un certo candidato era palese che quella persona era in mia rappresentanza e quindi non aveva bisogno di fare uso di minacce per ottenere il voto”. “Pur non partecipando a riunioni di formazione della Giunta – ha detto ancora Giugliano agli inquirenti – ero costantemente informato di tutto da Franco Carillo… ricordo che si discusse molto sulla nomina dell’assessore ai lavori pubblici che mi stava più a cuore… Franco Carillo, che era il mio preferito, mi disse che non voleva esporsi troppo e suggerì il nome di Luigi Belcuore…”.

“Nel corso di uno dei nostri incontri, Belcuore – ha detto ancora il collaboratore di giustizia – mi disse che avrebbe accettato l’incarico di assessore ai lavori pubblici se però gli veniva riconosciuta anche la carica di vice sindaco perché gli serviva per dare visibilità al suo partito (Fratelli d’Italia, ndr)… mi spesi con Franco Carillo per farsi portatore di questa istanza e malgrado le resistenze delle altre forze politiche, passò questa mozione”.

Giugliano parla anche dei suoi incontri con Falanga e di come fu neutralizzata la Vorraro: “Io ebbi due incontri con Falanga… gli illustrai le mie idee… Lui fu subito d’accordo con me… questi incontri furono preparati da Carillo… Nei miei incontri con Falanga e Carillo fui chiaro a dire che il mio aiuto passava dall’approvazione del Pip alla riqualificazione del cimitero… io individuai subito Falanga come candidato migliore e intervenni in prima persona su Speranza e Belcuore. Su Vorraro, poiché non la conoscevo di persona, incaricai Carillo di avvicinarla. Poi scelsi per questo Luigi Nappo, che aveva un ottimo rapporto con lei. Che in effetti non si candidò più e passò nel centrosinistra”.

Il summit in mansarda: “Noi qualcosa l’abbiamo sbagliata, e lo zio (Giugliano) sta un poco storto” – Avviene l’11 aprile 2021. Giugliano e Carillo discutono a lungo. Il boss si lamenta del “mancato rispetto degli accordi pre-elettorali – sintetizza la giudice per le indagini preliminari Maria Camella – e chiedeva il rispetto degli impegni assunti in prima persona dal Sindaco e dal vicesindaco in tema di appalti, per l’affidamento dei sub-appalti per la metanizzazione e per la ristrutturazione del cimitero, rimarcando che l’unico obiettivo raggiunto fino a quel momento era quello della variante sui fratelli Napolitano”. Approvata appena un mese prima. Illuminante un passaggio di Carillo, che parla di sè in terza persona riferendo a Giugliano l’esito di un incontro prolungatosi fino alle tre di notte col sindaco e la maggioranza. “Voglio pure ammettere sei mesi … il Covid … i giovani… però ora no… perché tu a me hai fatto sistemare la squadra… mi hai fatto mediare… io ti dissi un anno fa che facevi sei mesi… Ti dissi un anno che vincevamo… venivamo tutti quanti da questa parte… mò mi devi far capire che vuoi fare… lo zio (Rosario Giugliano, ndr) sta un poco storto… noi qualcosa l’abbiamo sbagliata”.

La videochiamata dal carcere
Rosario Giugliano ha agito indisturbato a lungo, fino al 2021, quando torna in carcere. Ma anche dal penitenziario avrebbe continuato ad allungare le sue mani sugli appalti e la politica di Poggiomarino. Un verbale di un subalterno del boss, Raffaele Carillo, riferisce che nella primavera del 2022 Giugliano attraverso una videochiamata dalla cella riuscì a far arrivare al sindaco Falanga le sue lamentele riguardo all’appalto del gas: “Non aveva ricevuto alcuna somma di denaro sebbene fossero stati presi accordi di natura diversa”. Falanga avrebbe fatto poi sapere al boss che non poteva avvicinare la ditta perché non stava facendo bene i lavori e stava provvedendo a diffidarla. Ci sarebbe stata poi una seconda videochiamata dal carcere con la quale il boss fornì al suo uomo un nome e un numero per avvicinare la ditta appaltatrice. Che poi fece sapere di aver già pagato una tangente. Ma al clan rivale. “Questa cosa per paura di faide o ritorsioni, non l’ho mai riferita a Giugliano”.

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