Qualcuno ha scritto che “la vita è l’arte dell’incontro” e io sono completamente d’accordo con questa frase. Non basta incontrarsi, ci vuole l’arte di incontrarsi. Chi mi segue sa che sono un blogger che cerca di rispondere a tutti e che cerca di donare agli altri la propria verità, penso sia il dono più prezioso mostrarsi per quello che si è o si tenta di essere, con pregi e difetti annessi. Uno dei miei motti è “fingere sempre, mentire mai”, e quel fingere è di natura leopardiana, non ha nulla di ingannevole: io nel pensier mi fingo.

Questo mio modo d’essere (l’unico, per me) mi ha portato a conoscere personalmente alcuni di voi, mi scrivono le persone più varie, un giorno mi ha scritto persino un generale dell’esercito! Ci siamo incontrati sui Navigli per un pranzetto. Era un generale con gli occhi azzurri, dolcissimi, non freddi, un azzurro caldo e sorridente. Poi mi ha scritto un gigolò ed è nato un film. Mi ha scritto Francesco e ci siamo bevuti due bellissime birre assieme, mi ha scritto Andrea, un uomo alto quasi due metri, mi ha offerto una bistecca succosa! Anche Andrea è stato nell’esercito ed era un tiratore scelto! Non riesco a spiegarmi questo successo nell’esercito, forse sono attratti dall’opposto dato che io ho fatto il servizio civile.

Il mio più grande pregio è non essere diffidente, se qualcuno mi invita io sono a disposizione. Non è coraggio, sono un fifone, è fiducia negli altri. Ha voluto conoscermi anche Claudio, uno scrittore con gli occhi intelligenti, preparatissimo sul cinema, amante del cibo cinese piccantissimo e sono finito dentro un suo racconto!

Ormai tanti anni fa mi scrisse Gaetano, apprezzava questi miei articoli sinceri su ilfattoquotidiano.it. “Fary, perché non vieni a cena da noi?”. Gaetano abitava fuori Milano, non ricordo di preciso dove, ma ci arrivava la metropolitana. Mi venne a prendere con le sue due splendide figlie, Olga e Amanda. Gaetano era un uomo piccolo di statura, vivace, molto simpatico, di sinistra, una persona semplice e di cuore. Venni accolto nella sua casa con tutti gli onori, ad aprirci la porta sua moglie Daniela, anche lei semplice, diretta, pulita, amorevole, bella. Avevano imbandito una tavola principesca, mi sono sentito una persona importante, preziosa, manco fossi una celebrità!

Gaetano ebbe anche la gentilezza di invitare la sorella del critico cinematografico Gianni Canova, conoscendo la mia passione per il cinema, avevano pensato a tutto. Portai una bottiglia di Amarone. Fu una serata deliziosa, mangiai divinamente, c’era anche il filetto! Alla fine Gaetano strimpellò anche la chitarra. Si era fatto tardi, troppo tardi per la metropolitana, ma io ero fermamente deciso a non scomodare Gaetano fino a Milano, fui irremovibile e presi un taxi che mi costò 120 euro, i 120 euro meglio spesi della mia vita. Per me non c’è nulla di più bello di questo, essere accolto nell’intimità di una famiglia come un amico e così mi sono sentito per tutta la serata.

L’altro giorno mi ha scritto Daniela dandomi la notizia più triste: “Gaetano è morto dopo una malattia brevissima, non so se è giusto scriverti, ma quella cena resta come una carezza nella mia memoria”. Anche nella mia memoria carissima Daniela. Ti abbraccio, abbraccio le vostre figlie Olga e Amanda, abbraccio anche Gaetano. Lo so che non ci sono parole per mitigare il dolore di una perdita, ma forse non c’è nulla da mitigare, il dolore va vissuto fino in fondo e nel fondo c’è sempre l’amore, non può esserci altro che l’amore di una vita vissuta assieme.

Quando morì mio padre scrissi che fu il giorno più bello della mia vita perché compresi che la morte non può nulla contro l’amore. Chi muore resta sempre con noi, con una intensità ancora più sconvolgente. A volte mi chiedo che senso abbia avere un blog, nel mio caso un videoblog, cerco di dare un senso a questa mia presenza “pubblica” su una testata nazionale, e mi dico che in fondo sono qui solo per conoscere altri esseri umani, non solo per farmi conoscere, sono qui per essere vero, onesto, sincero e per conoscere altre persone come me.

Conoscere Gaetano e la sua bellissima famiglia è stata una forma d’arte. La vita è proprio l’arte dell’incontro.

Gaetano mi chiamava Fary, ho voluto rendergli omaggio con questo mio breve scritto. Ciao Gaetano, Fary ti sarà sempre riconoscente e non ti dimenticherà mai. Purtroppo non c’è un film di questo incontro, di solito mi porto dietro la videocamera per fermare il tempo e creare dei ricordi fatti di immagini, ma ho voluto vivermi la serata “a pelle”, senza il filtro di un obiettivo, viviamo tutti sulla vertigine dell’oblio, non c’è modo di contrastarlo, non tutto può essere filmato, non è necessario, bisogna accogliere anche l’oblio, senza paura. Quella serata con Gaetano e la sua famiglia così è ancora più tersa, forse più fragile, ma indelebile, venga pure il grande oblio universale su tutti noi, ma prima cerchiamo di vivere con amore e verità.

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