La pratica di condono ex lege 724/94 dell’ex assessore al condono di Massa Lubrense, Domenico Tizzano, è stata manomessa e truccata per farla approvare nell’ottobre 2017 attraverso una “macroscopica falsità” e “in malafede”. E come sarebbe andata? “È ovvio che qualcuno in maniera occulta abbia inserito, non so quando, nella pratica di condono del ‘95 gli elaborati progettuali e tutta la documentazione tecnica relativa all’attuale fabbricato. Verosimilmente all’inizio vi erano gli elaborati relativi all’immobile dove viveva il padre di Tizzano, io so che infatti tale immobile esisteva nel ‘95”.

In questo modo il dirigente Utc dell’epoca, sulla base di carte false, ha rilasciato una concessione in sanatoria di un fabbricato – sequestrato venerdì scorso dalla Procura di Torre Annunziata con accuse a Tizzano padre e figlio di lottizzazione abusiva, mentre altri lavori abusivi erano ancora in corso – che all’epoca della domanda ancora non esisteva. Ad affermarlo è il tecnico del servizio Urbanistica, Carlo Cangiani, in un verbale che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. Tizzano nel 2017 era il tecnico esterno del Comune per la definizione delle pratiche di condono, poi nel 2020 è stato nominato assessore al ramo dal sindaco Lorenzo Balducelli.

Le parole di Cangiani vanno rilette anche alla luce del decreto di sequestro firmato dal pm Matteo De Micheli. Dove si evidenzia la “macroscopica illegittimità” della recente ordinanza di demolizione degli abusi dei Tizzano, perché emessa senza l’annullamento del condono “fasullo” e dunque esposta al rischio altissimo di un accoglimento al Tar del ricorso.

Cangiani riempie tre pagine di virgolettati, inclusi quelli riportati qui sopra. Spiega perché il condono dell’assessore al condono era incondonabile. Sono le affermazioni di un tecnico che lavora in Municipio dal 1986 e al servizio Urbanistica dal 2006. La deposizione è durata due giorni, dall’8 al 9 ottobre. Inizia così: “Io sono andato il 26 settembre 2024 per la prima volta in vita mia presso la proprietà dell’assessore Tizzano (si dimetterà il 15 ottobre, ndr) e già dal primo momento mi sono accorto che c’era un fabbricato a due livelli illegittimo. Sono andato ad esaminare i titoli e risultava che questo immobile era stato oggetto di una concessione in sanatoria rilasciata il 5 ottobre 2017 a seguito di istanza di condono L. 724/94. È bastata una lettura rapidissima dell’atto e pochi approfondimenti per rendermi conto che era totalmente illegittima sia sotto il profilo ambientale che urbanistico e non assentibile”.

È Cangiani a rispolverare le aerofotogrammetrie che svelano l’arcano: “Mi è bastato consultare Google Earth e il rilievo aerofotogrammetrico Aerotop 2000 per rendermi conto di una macroscopica falsità, atteso che l’istanza era stata presentata nel 1995 ma i relativi elaborati progettuali facevano riferimento al predetto fabbricato a due piani che invece risultava realizzato abusivamente, in particolare tra il 2007 e il 2012 non c’era proprio nulla in quella zona; tra il 2013 e il 2014 si intravede una sagoma di un pergolato che nulla ha a che vedere con il fabbricato attuale; solo nel 2016 si vede chiaramente nella sua consistenza planimetrica il fabbricato”.

Per strappare il risultato poi sarebbe stata inviata alla Soprintendenza una pratica che ha fatto confusione sulle particelle oggetto dell’istanza. Non ne indicava nessuna negli elaborati, entrambe negli allegati e “verosimilmente chi ha rilasciato il parere ha letto esclusivamente la scheda istruttoria paesaggistica che si riferiva alla particella 422 mentre non ha guardato i restanti atti allegati ove si parla appunto della particella 757”.

Cangiano prosegue: “Io ipotizzo (…) che si è voluto fare confusione con le particelle e che la concessione in sanatoria originariamente aveva come oggetto il fabbricato del padre di Tizzano (che effettivamente si trovava alla particella 422) e che poi successivamente abbiano clandestinamente sostituito gli elaborati tecnici e anche l’atto di notorietà allegato alla istanza di condono, al fine di fare risultare che ab origine la pratica riguardava l’opera di Domenico Tizzano e che questa era stata poi sanata”. Ed ecco la spiegazione: “D’altro canto che senso aveva presentare una istanza di condono nel ‘95 di un immobile che non esisteva, allegando addirittura delle fotografie di un immobile tra altro già rifinito non come quello che sta costruendo il Tizzano”.

Il dipendente dell’Urbanistica evidenzia proprio qui l’esistenza di “malafede” comprovata “dal fatto che la particella 422 si trova in zona 1B ,dove gli interventi edilizi si potevano condonare, mentre dal controllo da me fatto mi risulta che la particella 757 si trova in Zona 1A, dove non si può fare assolutamente niente tranne manutenzione e pertanto non poteva essere rilasciato il condono”. Nemmeno se gli abusi fossero stati realizzati prima del 1994, e non, come appare dalle aerofotogrammetrie, circa venti anni dopo.

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