Rosario Giugliano, alias ‘o minorenne’, è stato da giovane un sicario del clan di Pasquale Galasso. Dal 2023 collabora con la giustizia. In un processo di circa un anno fa, rispondendo alle domande del pm anticamorra di Napoli Giuseppe Visone, Giugliano rivelò di aver influenzato le amministrative del 2020 a Poggiomarino. “Ho avuto miei rappresentanti all’interno dell’amministrazione comunale di Poggiomarino, finché non ho iniziato a collaborare con la giustizia. Ho ottenuto diversi piaceri e anche appalti a ditte mie o di imprenditori vicini a me”.

Quelle parole erano il dettaglio di un’inchiesta in corso. Stamane deflagrata in tre arresti domiciliari eseguiti dai carabinieri del gruppo di Torre Annunziata per voto di scambio politico-mafioso, con l’aggravante dell’elezione di due partecipi: il sindaco Maurizio Falanga e il vice sindaco Luigi Belcuore (Fratelli d’Italia), eletti in una coalizione di centrodestra (Rialziamo la Testa, Cambiamo Insieme, Fare civico) con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Unione di Centro. Il terzo è l’imprenditore Franco Carillo, accusato di essere la cerniera tra la politica e il boss. Secondo la Dda, il clan Giuliano, attivo sul territorio di Poggiomarino, “attraverso un suo esponente di spicco e in accordo con gli indagati”, avrebbe promesso l’erogazione di denaro proveniente dall’affidamento di appalti pubblici per condizionare le preferenze di voto e far eleggere Falanga.

Rosario Giugliano, come riporta Lapresse, esponente di spicco dell’omonimo clan da giugno 2023 ha deciso di dissociarsi e ha riferito agli investigatori di un incontro con Carillo, nel quale si sarebbe deciso di sostenere la coalizione di centrodestra alle elezioni amministrative del settembre 2020, e in particolare la candidatura di Falanga. Giugliano ha raccontato di aver convinto gli altri due potenziali candidati dello schieramento di centrodestra a rinunciare alla propria candidatura: si tratterebbe di Luigi Belcuore, poi nominato vicesindaco della Giunta comunale guidata da Falanga e tra gli arrestati nell’operazione eseguita oggi, e Giuseppe Speranza, il quale in cambio avrebbe ottenuto la candidatura nella lista di Fratelli d’Italia della figlia Luisa, poi nominata assessore della Giunta Falanga. Giugliano ha riferito inoltre di aver fatto pesare in campagna elettorale, tra imprenditori, cittadini e parenti, il suo nome e la sua elevata caratura criminale per imporre il voto a favore di Maurizio Falanga e la sua coalizione di centrodestra.

Carillo, che aveva fatto anche candidare la sorella, invece, avrebbe ricoperto il ruolo di ufficiale di collegamento tra la politica e il boss Rosario Giugliano, all’epoca dei fatti appena scarcerato, e anche di garante degli accordi presi assicurando con la vittoria delle elezioni al primo turno una quota degli appalti alla camorra e assunzioni nelle ditte a cui sarebbero andati, tra cui quelli per la metanizzazione, la ristrutturazione e gestione del cimitero. Più volte, secondo quanto documentato dai carabinieri, Carillo ha incontrato il boss (che era in regime di libertà vigilata), per il giudice e la Dda “fungendo da emissario per conto del sindaco Falanga e del vice Belcuore

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