Nonostante i numerosi successi ottenuti sul campo, sono le parole “doping” e “WADA” ad essere continuamente associate a Jannik Sinner. Scagionato il 19 agosto dalla International Tennis Integrity Agency (Itia), lA WADA (Agenzia mondiale antidoping) ha deciso di fare ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna. Una situazione che sta mettendo a dura prova la forza mentale del numero 1 al mondo e che continua a far discutere. “A questo punto è ridicolo. Non ha nulla a che fare con Jannik Sinner personalmente. È solo che i giocatori non vengono trattati allo stesso modo, in ogni caso lo gestiscono in modo diverso. Alcuni giocatori vengono squalificati per anni, mentre con altri giocatori non è così”. Così Denis Shapovalov interpellato sull’argomento durante il media day dell’Ultimate Tennis Showdown (torneo di esibizione a Francoforte). Non solo, il tennista canadese ha criticato anche il comportamento e le tempistiche della WADA: “Avrebbe dovuto intervenire subito e dare una notifica dopo il primo test positivo come Wada. Perché intervengono solo ora? Ora stanno torturando Sinner e lui deve giocare in queste circostanze. Se le persone preposte hanno deciso che è autorizzato, allora dovrebbe essere nelle linee guida della Wada. Se aveva le informazioni prima, la Wada ora non dovrebbe dire dopo mesi ‘No, ora vogliamo annullare l’assoluzione’. Semplicemente, tutto questo non è chiaro per i giocatori”.
Sinner e il ricorso della WADA: i possibili scenari
Jannik Sinner dovrà duque aspettare il verdetto finale. Come si evince dal comunicato ufficiale, infatti, “la WADA non chiede la squalifica di alcun risultato, salvo quelli già imposto dal tribunale di primo grado”. Al tempo stesso, però, può chiedere una squalifica nei confronti dell’italiano che lo potrebbe tenere lontano dal circuito per 1 o 2 anni. Inizialmente, Sinner aveva perso solo i punti e il montepremi guadagnati a Indian Wells lo scorso marzo. Allo stato attuale e senza una risposta, il tennista altoatesino potrà scendere in campo senza alcuna restrizione. Il CAS (la corte arbitrale dello Sport) dovrà decidere se andare contro la sentenza di primo grado oppure confermarla. Una cosa è certa: i tempi per avere delle risposte non saranno immediati, ci vorranno almeno 6 mesi. La WADA ha deciso di impugnare la sentenza, puntando non a dimostrare l’uso intenzionale della sostanza, ma a stabilire una colpa parziale. Ovvero a ritenere Sinner colpevole per il comportamento del suo staff.