Riaprire gli allevamenti di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione animale. È ciò che punta a fare Fratelli d’Italia. Il deputato Luciano Ciocchetti ha presentato un emendamento al decreto-legge Salva infrazioni, ora in discussione nelle commissioni congiunte di Giustizia e Finanze, proprio per cancellare il divieto, che vige dal 2014 in Italia, di allevare cuccioli destinati alla vivisezione. A denunciare quanto sta accadendo in Parlamento è stata la Lav, in prima fila nel 2012 nella battaglia contro Green Hill, la struttura di Montichiari (Brescia) che allevava cani beagle destinati ai laboratori e che è stata chiusa.

“È un’azione folle – commenta a ilFattoQuotidiano.it il presidente della Lav, Gianluca Felicetti – perché non calpesta solo i diritti degli animali, ma anche i passi avanti della ricerca sostitutiva, portando le lancette indietro nel tempo. La maggioranza dimostra di non voler finanziare i metodi sostitutivi alla sperimentazione sugli animali, cosa che viene fatta ampiamente in tanti Paesi dell’Unione europea. La possibile riapertura degli allevamenti lager, sulla falsariga di quello di Green Hill, è un grave errore sotto ogni punto di vista. Speriamo che il centrodestra faccia marcia indietro”.

Le associazioni animaliste e ambientaliste, dunque, si ritrovano a fare i conti a 12 anni di distanza col rischio di una nuova Green Hill. L’emendamento firmato da Ciocchetti, peraltro, nasce dai suggerimenti di Research4Life, che ha l’obiettivo di promuovere la sperimentazione animale, che definisce “obbligatoria” e “non sostituibile”. Il deputato di FdI – ex democristiano e già vicepresidente della Regione Lazio – è anche presidente dell’intergruppo parlamentare One Health. Che – si badi bene – almeno a parole dovrebbe occuparsi, oltreché della salute umana, anche di quella animale e ambientale.

Quest’estate la Lav ha diffuso i dati relativi agli animali utilizzati e uccisi per fini scientifici nel quadriennio 2019-2022: si è passati da 548.933 animali nel primo anno a 451.991 nel 2020, una lieve flessione da imputare verosimilmente all’emergenza Covid; nel 2012 si è tornati di nuovo sopra il mezzo milioni, e cioè a 512.296; nel 2022 il numero si è fermato a 420.506. In mezzo a questi numeri c’è anche il ricorso ai cani, specie particolarmente protetta e a cui si dovrebbe ricorrere solo in condizioni eccezionali, con 2.323 uccisioni.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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