Dal ring al grande schermo. Un successo alle Olimpiadi di Parigi, culminato con la medaglia d’oro, raccontato con un documentario. Ad annunciarlo è la diretta interessata, la pugile algerina iperandrogina finita al centro della polemica politica per la sua partecipazione ai Giochi. “Imane Khelif…una storia di successo”: questo il titolo che ripercorrerà il percorso dell’atleta tra polemiche e pregiudizi sul suo conto, raccontando i dettagli della sua carriera e gli ostacoli che ha incontrato prima di diventare campionessa olimpica.

La pugile algerina è stata oggetto di un intenso dibattito sul suo genere sui social media e di accuse sulla sua identità di genere, comprese quelle infondate di essere transgender. Un caso che si è intensificato soprattutto dopo aver affrontato e battuto la pugile italiana Angela Carini, ritirata dopo soli 45 secondi. Inoltre, sempre lo scorso agosto, Khelif aveva presentato una denuncia al Centro per la lotta all’odio cibernetico presso la Procura di Parigi, citando, tra gli altri, anche il miliardario Elon Musk e la scrittrice J.K. Rowling che avevano contribuito ad amplificare gli attacchi online contro di lei.

L’annuncio di Imane Khelif
La vittoria olimpica è stato solo l’inizio. Imane Khelif, infatti, ha deciso: tra pochi mesi diventerà a tutti gli effetti una boxeur professionista. “Presto entrerò nel mondo del professionismo: ho ricevuto molte offerte per questa nuova esperienza, il mondo del professionismo sarà il mio prossimo obiettivo”. Tentare di difendere il titolo di campionessa ai Giochi Olimpici? Impossibile: la boxe non farà parte di Los Angeles 2028.

La sua Olimpiade
“Per otto anni, questo è stato il mio sogno e ora sono la campionessa olimpica e medaglia d’oro”. Durante le settimane trascorse a Parigi, Khelif ha dovuto affrontare falsità e illazioni sulla propria identità di genere da parte di leader mondiali, celebrità e colleghi sportivi che hanno messo in dubbio la sua idoneità a partecipare alle Olimpiadi nella competizione femminile. Le ultime rivelazioni del presidente del Coni, Giovanni Malagò, relative al match tra l’algerina e la pugile italiana Angela Carini, hanno reso evidente come Khelif sia finita al centro di una guerra di potere internazionale tra Iba (l’associazione internazionale di boxe) e Cio, il Comitato olimpico internazionale che già da Tokyo aveva escluso l’Iba dall’organizzazione dei Giochi. La medaglia d’oro di Khelif è stata la prima algerina nel pugilato femminile, la seconda d’oro nel pugilato della nazione, dopo Hocine Soltani (1996) e la settima medaglia d’oro nella storia olimpica algerina.

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