Alejandro Toledo, governatore del Perù dal 2001 al 2006, è stato condannato in primo grado dalla Corte suprema nazionale – presieduta da Ziada Pérez Inés Rojas e Richarth Quispe – a 20 anni e sei mesi di prigione per corruzione e riciclaggio di denaro. L’ex presidente è accusato di aver accettato, durante la sua presidenza, una maxi tangente da 35 milioni di dollari proposta dal gigante brasiliano dell’edilizia Odebrecht in cambio di appalti di costruzione delle sezioni 2 e 3 dell’Autostrada Interoceanica Sud.

Secondo la Procura peruviana, fondamentale come prestanome per il trasferimento del denaro è stato Josef Maiman, uomo d’affari israeliano legato a Toledo e defunto nel 2021. Durante il processo era stato lo stesso ex presidente ad ammettere che il suo amico Maiman aveva pagato le ultime rate dell’ipoteca sulla sua casa di Lima, non giustificando però la provenienza del denaro. Uno dei magistrati a presiedere la corte, la giudice Inés Rojas – riporta Associated Press – ha detto che “le vittime di Toledo sono stati gli stessi peruviani perché si sono fidati di lui”. “Toledo – ha concluso – era responsabile della gestione delle finanze pubbliche, della protezione e della garanzia del corretto utilizzo delle risorse invece ha frodato lo Stato“.

Già nel 2016 il procuratore anticorruzione José Domingo Pérez – della Squadra Speciale Lava Jato – aveva presentato una serie di prove, fondamentali per sostenere l’accusa, secondo cui Jorge Barata – ex direttore di Odebrecht in Perù – aveva predisposto un pagamento pattuito con l’ex presidente per garantire l’aggiudicazione dell’appalto per la costruzione di 2.600 km di autostrada. “Non deve esserci impunità nel nostro Paese – ha detto Pérez – per crimini, come la corruzione” riporta il tabloid peruviano Rpp.

Dal canto suo, Toledo – detenuto in Perù nel carcere di Barbadillo dal 2023 – ha negato ogni accusa a suo carico. Lunedì mattina la prima della lettura parziale della sentenza – riporta El Paìs – la difesa dell’ex presidente ha esaltato la carriera da economista, sottolineato le sue condizioni di salute – ha un cancro alla prostata – e ha negato qualsiasi legame con il caso Lava Jato. L’ex presidente ha 78 anni ed è stato professore di economia alla Stanford University. Il verdetto a suo carico segna la prima condanna – in primo grado – di alto profilo del Perù in relazione al caso che ha scosso il continente brasiliano. Il giudice Rojas – riporta La Razòn – ha annunciato che la lettura integrale della sentenza sarà data giovedì 31 ottobre. La pena inflitta all’ex presidente inizierà mercoledì 23 ottobre e terminerà il 22 ottobre 2043.

Oltre a Toledo è indagata anche l’ex first lady Eliana Karp con cui aveva cercato di sfuggire alla custodia cautelare richiesta dal Perù già nel 2017, andando in California. A suo carico, un ordine di detenzione preventiva di 18 mesi e una richiesta di condanna a 16 anni e otto mesi dal 2019 per il presunto reato di riciclaggio di denaro. Karp, di origini ebraiche, si trova in Israele dal maggio 2023, scrive El Paìs.

Il caso che ha coinvolto Odebrecht vede tra i suoi imputati anche gli ex presidenti peruviani Ollanta Humala (2011-2016), Pedro Pablo Kuczynski e Alan García, morto suicida nel 2019 per sfuggire all’arresto, oltre che l’ex presidentessa brasiliana Dilma Rousseff. Lava Jato (in italiano “autolavaggio”), che la cronaca internazionale ha rinominato “Mani Pulite brasiliano“, ha permesso di intercettare un giro d’affari miliardario messo in piedi, tra gli altri, dal colosso edile brasiliano oggi noto come Novonor. L’indagine, nata da un piccolo caso di riciclaggio che coinvolse dieci anni fa un autolavaggio e che nel 2018 portò all’incarcerazione del presidente brasiliano Lula da Silva, ha messo in luce un sistema criminale di gare d’appalto truccate per opere pubbliche in cambio di tangenti ai politici coinvolti.

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