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Blinken incontra Netanyahu a Gerusalemme: “Ora puntare alla pace a Gaza e in Libano. Scioccati dal tentato omicidio del premier”

La fine della guerra deve essere la priorità. Stando almeno alle dichiarazioni, gli Stati Uniti hanno ribadito a Israele che dopo l’uccisione del leader di Hamas e ideatore dell’attacco del 7 ottobre, Yahya Sinwar, lo sforzo dello Stato ebraico e della comunità internazionale debba essere quello di mettere fine ai conflitti in Medio Oriente che hanno causato decine di migliaia di vittime innocenti e trascinato tutta la regione sull’orlo di un conflitto allargato. Con questo scopo il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è volato a Gerusalemme, dove ha incontrato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, al quale ha “sottolineato la necessità di capitalizzare il successo di Israele di fare giustizia con Yahya Sinwar assicurando il rilascio di tutti gli ostaggi e mettendo fine al conflitto a Gaza in un modo che garantisca una sicurezza duratura a israeliani e palestinesi”.

Secondo quanto riferito dal portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, al termine del vertice tra i due, nel corso del colloqui il capo della diplomazia americana ha anche “enfatizzato la necessità che Israele adotti passi aggiuntivi per aumentare e mantenere il flusso degli aiuti umanitari a Gaza e assicuri che l’assistenza raggiunga i civili in tutta la Striscia”. In parallelo, è necessario pensare a un piano immediato per il futuro della Striscia, affinché diventi un luogo abitabile nel più breve tempo possibile, mettendo fine alla crisi alimentare, sanitaria, abitativa ed economica che la sta schiacciando.

Gli sforzi di Tel Aviv non devono però concentrarsi esclusivamente sull’enclave palestinese. Da un punto di vista esclusivamente militare, oggi è molto più preoccupante ciò che sta succedendo oltre il confine Nord, in Libano, dove i raid israeliani e i lanci di razzi di Hezbollah hanno portato il conflitto a un livello di tensione sempre più alto, con anche il coinvolgimento parziale dell’Iran. Così Blinken e Netanyahu hanno “discusso del Libano e degli sforzi in corso per raggiungere una soluzione diplomatica lungo la Linea Blu che comprenda la piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza Onu e permetta ai civili di entrambi i lati del confine di tornare alle loro case. Hanno discusso la necessità di scoraggiare ulteriori aggressioni da parte dell’Iran e dei suoi proxy, compresi gli sforzi che stanno facendo gli Usa e i suoi alleati. Il segretario ha riaffermato il ferreo impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele”. In questo senso, a Beirut sono state recapitate due proposte di pace: una pensata da Israele che, per i suoi contenuti, appare irricevibile, mentre l’altra è stata elaborata proprio da Washington e prevede un rafforzamento della missione Onu lungo la Linea Blu.

Ma si è parlato anche del principale nemico di Israele nell’area, la Repubblica Islamica dell’Iran. E su questo punto Netanyahu e Blinken hanno concordato sul fatto che i loro due Paesi debbano unire le forze per contrastare l’azione di Teheran: il segretario di Stato ha espresso “il profondo shock degli Stati Uniti” per il tentativo di eliminare Netanyahu attraverso Hezbollah con l’attacco con drone sulla sua casa di Cesarea, chiarendo che si tratta di un “evento estremo e straordinario”.