Diritti

Consiglio d’Europa contro l’Italia: “Le forze dell’ordine fanno profilazione razziale”. Meloni protesta, “stupore” di Mattarella

Non solo numerosi di casi di “profilazione razziale durante i controlli” delle forze dell’ordine, soprattutto nei confronti di membri della comunità Rom e delle persone di origine africana. Ma anche la “mancata consapevolezza della portata del problema”. La denuncia, pochi giorni dopo che un agente ha ucciso un ragazzo del Mali davanti alla stazione di Verona, arriva dell’Ecri, organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa, nel suo ultimo rapporto dedicato all’Italia. Il documento, aggiornato ad aprile scorso e diffuso il 22 ottobre, arriva otto anni dopo l’ultima valutazione. Tra le osservazioni del report ci sono anche lunghi passaggi sul “discorso pubblico e politico” che, in Italia, è “sempre più xenofobo”. E vengono stigmatizzate “le critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione”. Una analisi che ha provocato le proteste del governo, Giorgia Meloni in primis. Ma anche l’irritazione del capo dello Stato Sergio Mattarella: dal Quirinale, in serata e dopo ore di polemiche, hanno fatto sapere che il presidente della Repubblica ha telefonato al capo della polizia Vittorio Pisani esprimendogli “lo stupore per le affermazioni”.

Le reazioni e le proteste – La presidente del Consiglio Meloni è stata tra le prime a commentare sui social la notizia e ha respinto ogni critica: “Le nostre forze dell’ordine”, ha scritto, “meritano rispetto, non simili ingiurie“. Subito dopo è arrivato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che, solo domenica scorsa, aveva esultato per la morte del ragazzo: “Un ente inutile pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Come Lega proporremo di risparmiare questi soldi per destinarli alla Sanità anziché infangare le nostre forze dell’Ordine. Se a questi signori piacciono tanto Rom e clandestini, se li portino tutti i casa loro a Strasburgo”. Ha protestato anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Inaccettabile che un’organizzazione internazionale – di cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo – insulti donne e uomini che con dedizione ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la sicurezza dei cittadini”.

Se la maggioranza di centrodestra si è scatenata contro le intromissioni europee, dai banchi del Pd è arrivata la richiesta di una presa in considerazione urgente del tema. “I problemi che il rapporto indica sono seri e gravi”, ha detto la senatrice dem Sandra Zampa. “Se davvero il governo è interessato a promuovere stato di diritto, dignità della persona e rispetto dei diritti umani accolga la richiesta di istituire una autorità indipendente sul tema del razzismo”. In serata, l’intervento del presidente della Repubblica.

“La profilazione razziale” degli agenti – La delegazione Ecri sostiene che, durante la sua visita in Italia, “ha appreso di numerosi casi di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine”. Questi “sono confermati anche da rapporti di organizzazioni della società civile e altri organismi internazionali specializzati”. Tuttavia, le autorità sono accusate di “non raccogliere dati adeguatamente disaggregati sulle attività di controllo della polizia”. Ovvero “non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una possibile forma di razzismo istituzionale”. Si legge ancora nel documento: “La profilazione razziale ha effetti negativi considerevoli, generando un senso di umiliazione e ingiustizia tra i gruppi colpiti, portando alla stigmatizzazione e all’alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza complessiva, poiché erode la fiducia pubblica nella polizia e contribuisce alla sottodenuncia dei reati”. L’Ecri chiede quindi “una revisione indipendente” delle autorità: “Dovrebbe essere condotta con la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile rilevanti, nonché dei rappresentanti dei gruppi potenzialmente esposti a pratiche di profilazione razziale”. E “dovrebbe servire a sensibilizzare gli agenti delle forze dell’ordine”. La priorità, si conclude, è “commissionare al più presto uno studio completo e indipendente”.

Non solo l’Ecri si era occupato del caso. Già lo scorso anno, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) aveva denunciato la discriminazione razziale da parte delle forze dell’ordine italiane. Nelle ‘Osservazioni conclusive sul 21° rapporto periodico dell’Italià pubblicate il 31 agosto 2023, il Comitato si diceva “preoccupato per le numerose segnalazioni di un uso diffuso della profilazione razziale da parte di funzionari delle forze dell’ordine nello Stato parte”. L’organismo dell’Onu, si leggeva, “nota con preoccupazione l’uso di sistemi di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine. Inoltre, il Comitato è preoccupato per le informazioni riguardanti un elevato numero di casi di abusi e maltrattamenti razzisti, tra cui l’uso eccessivo della forza contro minoranze etniche, in particolare Rom, Sinti e Camminanti, africani, persone di discendenza africana nonché migranti da parte di funzionari delle forze dell’ordine”.

Le preoccupazioni e le raccomandazioni – Il documento dell’Ecri, diffuso oggi, elenca tutti gli aspetti su cui l’Italia dovrebbe agire con urgenza. “Ci sono alcune questioni che destano preoccupazione“, si legge. Innanzitutto, l’organismo parla dello status giuridico dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) che rimane “incompatibile” con “il requisito di indipendenza di un organismo per l’uguaglianza”. Sotto accusa c’è proprio la struttura dell’ente: nato nel 2003, per decreto del governo Berlusconi, ha un presidente che viene nominato direttamente dal presidente del Consiglio o da un minsitro. Per questo, tornano a chiedere che invece sia garantita la sua autonomia e sia svincolato dal potere politico.

A proposito dei programmi scolastici: “Non si fa ancora riferimento diretto alla promozione dell’uguaglianza LGBTI e all’insegnamento sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Le persone LGBTI continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana. Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua a essere complicata, lunga e eccessivamente medicalizzata”.

Grande allerta è sulla questione discriminatoria: “Il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo e il linguaggio politico ha assunto toni altamente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché cittadini italiani con background migratorio, Rom e persone LGBTI. I discorsi di odio, anche da parte di politici di alto livello, spesso non vengono contrastati”. E “la capacità degli agenti di polizia e dei carabinieri di affrontare la violenza motivata dall’odio è ridotta dalla scarsa segnalazione e dalla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine da parte delle persone appartenenti ai gruppi di interesse dell’Ecri”.

L’organismo osserva anche come ci siano grosse difficoltà di integrazione. “Le narrazioni politiche negative prevalenti hanno creato seri ostacoli all’integrazione e all’inclusione efficace dei migranti, oltre a mettere a rischio le attività delle organizzazioni non governative che forniscono supporto ai migranti. Le critiche indebite nei confronti dei singoli giudici che si occupano di casi di migrazione mettono anche a rischio la loro indipendenza”. E ancora: “I bambini migranti sono più esposti al bullismo nelle scuole e lasciano il sistema educativo prima rispetto ai bambini italiani. Molti Rom vivono ancora in insediamenti formali e informali, che spesso mancano di servizi di base e si trovano nelle periferie con accesso limitato ai trasporti pubblici. Inoltre, gli sgomberi forzati dei Rom in violazione delle norme internazionali sono continuati”.

Infine, la commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza si “rammarica” che le autorità non abbiano introdotto le modifiche legislative che avrebbero facilitato l’acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati o cresciuti in Italia, come era stato previsto nel 2016. Nel documento l’Ecri evidenzia che “rimangono controversie legate alla situazione dei figli di genitori stranieri nati o cresciuti in Italia”. E si “incoraggia le autorità a rivedere il quadro giuridico e le pratiche amministrative relative all’acquisizione della cittadinanza italiana oltre a ratificare la convenzione europea sulla cittadinanza”.

Cosa è cambiato dal 2016 – L’ultimo report dell’Ecri risale a marzo 2016 e l’organismo, nel documento diffuso in queste ore, ha parlato anche di passi avanti riconosciuti al nostro Paese. “Sono stati compiuti progressi e sono state sviluppate buone pratiche”, si legge. Tra queste: “l’educazione civica è stata introdotta come materia autonoma” e “sono state intraprese molte iniziative per includere l’insegnamento della storia e della cultura ebraica nelle scuole”. E’ stato inoltre creato “un sistema di raccolta dati riguardante gli episodi di bullismo nelle scuole“. Si riconosce, inoltre, il fatto che sia stato approvato “il riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso”. E “le autorità hanno anche introdotto un sistema di supporto finanziario per i centri contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”. Ci sono state opere di sensibilizzazione per i giovani “sui pericoli dell’incitamento all’odio online” ed è stato “sviluppato un quadro istituzionale volto a contrastare l’antisemitismo”. E “sono state prese diverse misure per aumentare la capacità degli agenti delle forze dell’ordine di affrontare i crimini d’odio”. L’Ecri, si legge, “accoglie con favore questi sviluppi positivi in Italia”.