di Eleonora Padovani
Le dieci tesi sull’immigrazione proposte dal giornalista Giovanni Valentini sul Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2024 sono un faro sull’argomento. Sono punti imprescindibili ai quali è necessario fare riferimento ogni qualvolta si desideri affrontarlo. Se uno di questi punti venisse meno nel ragionamento, sembra banale dirlo, ma sarebbe necessario ritornare al punto, prima di proseguire la logica analisi successiva. Ogni capo politico d’opposizione o ministro del governo dovrebbe averli bene chiari nella mente. Sarebbe utile farne una carta delle migrazioni. Da questi punti possono nascere altrettante direzioni chiare da prendere per gli interventi di politica migratoria. Vediamone alcuni.
Se l’immigrazione è un fenomeno di massa alimentato dalle disuguaglianze economiche e sociali è necessario agire per fare in modo di mitigarle. Ridurre la pressione del capitalismo e ridistribuire le risorse può ridurre il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Significa porre fine allo sfruttamento e rivedere l’Occidente come soggetto capace e non rapace.
Se l’emigrazione è una necessità dettata dalla ricerca di sicurezza e sopravvivenza, è necessario agire per rendere sicuri i paesi di origine. Significa non essere coinvolti come stato e nazione nel finanziamento di armi che alimentano guerre e violenze. Significa non accordarsi con leader politici che ledono i diritti umani. Significa pianificare una politica industriale che porti lavoro anche in questi luoghi. Significa contribuire affinché i beni alimentari siano equamente distribuiti nel pianeta e non razziati.
In questo modo le politiche migratorie risulterebbero più adeguate e provocherebbero reazioni più inclusive e meno razziste e xenofobe.
L’Italia, seguendo questi punti, potrebbe investire nella regolarizzazione delle persone immigrate e desiderose di vivere nel nostro paese. Formarle a livello linguistico e professionale. Incontrare la domanda del mercato con le loro richieste di lavoro. Aiutarli nell’affitto di case o alloggi affinché possano crearsi una famiglia e aumentare la natalità del nostro paese, che è un dato ai minimi storici. Risollevare il nostro welfare. Riconoscere la cittadinanza a questi figli. Ogni paese europeo sarebbe tenuto a fare questo, per legge europea, visto che non si tratta di un problema solo italiano.
Il governo italiano, infine, dovrebbe incentivare la collaborazione tra la marina italiana, assieme alla Guardia Costiera e alle Ong per la messa in mare di risorse, personale, mezzi e formazione per la salvaguardia della vita in mare in caso di naufragio in forza della “legge del mare”.