Gaffe del direttore editoriale del Secolo d’Italia, Italo Bocchino, nel corso del talk show politico Otto e mezzo (La7). Nodo del dibattito è l’attacco concentrato del governo Meloni, da Matteo Salvini a Carlo Nordio, contro i magistrati. Nelle vesti di difensore dell’esecutivo, al solito, c’è l’ex parlamentare del Pdl a cui la conduttrice Lilli Gruber ricorda le ultime sortite del leader della Lega contro “le toghe politicizzate” al Tg1 (“Se uno dei migranti domani commettesse un reato, uno stupro, paga il magistrato che lo ha riportato in Italia?”) e le infelici affermazioni del ministro della Giustizia Nordio, che prima ha ammonito “i magistrati che esondano”, poi ha inanellato diversi strafalcioni.
“Io mi fido molto di questo governo – sentenzia Bocchino – Salvini in maniera un po’ forte ha detto una cosa che tutti pensano. Ma poi chi paga? I giornalisti televisivi e i conduttori come te e Sigfrido Ranucci (ospite della trasmissione, ndr), se lo share scende all’1%, pagano perché si chiude la trasmissione”.
“Veramente oggi non vale nel servizio pubblico – insorge Gruber – se guardiamo i flop purtroppo per questa Rai della Meloni…”.
Bocchino insiste nella sua tesi e passa a difendere Nordio: “Mi fido molto anche di lui perché è un giurista di primo ordine. Certo, molto meglio lui di quello che avevano messo il M5s e il Pd. C’era un ministro della Giustizia, non se vi ricordate: il tal Bonafede, noto come Fofò Dj nelle discoteche di Firenze”.
In realtà, Bonafede fu Guardiasigilli nel governo Conte Uno, in cui non c’era il Pd, e i suoi trascorsi di dj e vocalist riguardano le discoteche siciliane, non quelle di Firenze.
Gruber rammenta a Bocchino che Bonafede era un avvocato, ma l’ex finiano insiste: “Nella sua vita la traccia maggiore che ha lasciato è quella di dj a Firenze, lo ricordano tutti come Fofò Dj”.
“Tutti ricordano anche Nordio come pm a Venezia“, ribatte la giornalista.
Le scintille esplodono quando Bocchino punta il dito contro Marco Patarnello, sostituto procuratore della Corte di Cassazione, “reo” di aver mandato ad alcuni colleghi di Magistratura Democratica una mail di cui il quotidiano di destra Il Tempo, diretto dall’ex parlamentare del Pd Tommaso Cerno, ha pubblicato alcuni stralci e che prontamente Giorgia Meloni ha diffuso sui social.
Bocchino si definisce “spaventato” da Patarnello, perché “scrive che si deve porre rimedio perché la Meloni, non avendo problemi giudiziari e personali, è molto più pericolosa di Berlusconi”.
La vicedirettrice de La Stampa, Annalisa Cuzzocrea, ribatte: “La mail non dice questo. Probabilmente lei ha la sintesi di Meloni e del Tempo ma io ho la mail per intero: si dice che bisogna porre rimedio all’isolamento della magistratura e al discredito che si getta su di essa”.
“A me fa venire i brividi”, replica Bocchino.
“A me fa venire i brividi il taglia e cuci di mail”, risponde Cuzzocrea.
“Però anche Magistratura Democratica ha preso le distanze“, ripete più volte il direttore del Secolo d’Italia, confondendo Magistratura Democratica con Magistratura Indipendente, corrente vicino al centrodestra.
Diversi minuti dopo, Magistratura Democratica invierà alla redazione di Otto e mezzo una smentita delle parole di Bocchino, nota che Lilli Gruber legge in diretta: “Magistratura Democratica non ha mai preso le distanze dal giudice Patarnello“.
“Ha preso le distanze anche da se stessa”, commenta Bocchino.