di Giuseppe Castro

La guerra in Palestina ha già da parecchio tempo superato ogni limite di decenza, come testimoniato dai reportage oramai quotidiani che ci mostrano civili inermi brutalizzati nelle maniere più terrificanti. Secondo uno studio pubblicato dall’autorevole rivista The Lancet, il numero di morti nel mese di luglio superava già le 180.000 persone, l’8.6% della popolazione Gazawi (come se in Italia un conflitto avesse causato oltre 5 milioni di morti).

Nel migliore dei casi in Palestina è in atto un’operazione di pulizia etnica/terrorismo di stato, con il tentativo di svuotare la striscia di Gaza costringendo alla fuga gli abitanti dopo averli privati di acqua, cibo e cure mediche tra bombardamenti indiscriminati in un contesto dove non esiste più un luogo sicuro. Nel peggiore dei casi è in atto un vero e proprio genocidio.

Quello che sconvolge non è tanto la machiavellica crudeltà del governo Netanyahu. Di capi di stato sanguinari alla guida di questa o quella nazione se ne possono contare a centinaia nel corso della storia. Quello che sconvolge è la sostanziale indifferenza del resto del mondo. Se gli Stati Uniti sono alle prese con le elezioni presidenziali, e quindi impossibilitati a prendere posizione contro Israele (i 5 milioni di ebrei americani possono fare da ago della bilancia in una elezione che sarà vinta sul filo del rasoio), è totalmente imbarazzante l’incapacità dell’Unione Europea di prendere una qualsiasi decisione minimamente coerente con i suoi principi fondativi.

I differenti punti di vista in politica estera tra i 27 aderenti all’Unione rendono complesso se non impossibile prendere decisioni comuni, persino in presenza di un probabile genocidio. L’Italia si distingue negativamente nel suo sostegno ad oltranza verso il governo di Israele e nel bloccare qualsiasi presa di posizione comune Europea. Tra l’altro, l’Italia avrebbe tutto l’interesse a stabilizzare la regione indipendentemente dalla tragedia palestinese. Un’eventuale escalation militare in Medio Oriente causerebbe infatti una crisi migratoria ed economica di cui l’Italia sarebbe la prima vittima.

È ben noto che per fare cessare il massacro nel giro di pochi mesi sarebbe sufficiente stoppare l’invio di armi: Israele non è in grado di sostituire autonomamente quelle che usa. Anche in questo ambito, l’Italia si è distinta negativamente impedendo una dichiarazione in tal senso nel comunicato congiunto Italia-Spagna-Francia dell’11 ottobre scorso.

Penso sia una sensazione comune provare un profondo senso di amarezza e imbarazzo per le scelte profondamente immorali del nostro governo. Questo governo è stato spesso accusato dall’opposizione di strizzare l’occhio al fascismo e di rappresentare un pericolo per la democrazia. Ovviamente tali accuse sono risibili e immotivate. Se un pericolo c’è, viene da altrove.

Ma questa classe politica sembra comunque avere qualcosa in comune coi fascisti di cento anni fa: la tendenza a stare sempre e comunque dalla parte del più forte, sia nelle scelte di politica nazionale che di quella internazionale. Nel ’38 Mussolini sacrificava una minoranza, gli ebrei italiani, in funzione dell’alleanza con la Germania nazista. Oggi la Meloni lascia che un’altra minoranza, quella palestinese, sia massacrata impunemente per non farsi nemici negli Usa, in attesa di capire dove andrà il mondo dopo le elezioni di novembre. E nel frattempo mostrandosi persino più realista del re (gli Usa hanno minacciato di sospendere l’invio di armi, l’Italia no).

Di fronte ad uno spettacolo tanto avvilente quanto imbarazzante da parte del nostro governo, viene naturale porsi la seguente domanda: cosa avrebbe fatto il governo Meloni se avesse governato negli anni 30 del secolo scorso? Avrebbe combattuto la Germania nazista e la sua ideologia aberrante o ci si sarebbe alleata per convenienza politica in barba alle minoranze ebraiche che vivevano in Italia? Lascio che il lettore si dia la risposta che crede.

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