In certe fasi della nostra vita possiamo soffrire tutti di alessitimia. Se qualcuno conosce questo termine riferito a un disturbo psichico, rimarrà ancora più spiazzato se pensiamo che di alessitimia si sta parlando in questi giorni nelle aule del Tribunale di Milano in relazione alla perizia effettuata su Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo per aver abbandonato per giorni la sua bimba di 18 mesi a casa da sola provocandone la morte di stenti; e su Alessandro Impagnatiello, a processo con l’accusa di aver ucciso la compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi con 37 coltellate.
Ma di cosa si tratta, esattamente?
Il parere dell’esperto
“Non è un disturbo, ma un sintomo e rappresenta l’incapacità di sentire le proprie emozioni, a riconoscerle in se stesso e negli altri. La persona è sentimentalmente fredda, ‘gelata’– spiega al FattoQuotidiano.it professor Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, Fondazione Policlinico Gemelli – E, come spesso accade in psichiatria, rappresenta la punta dell’iceberg di un quadro psicologico più complesso”.
Emozioni e sentimenti
“Le emozioni sono la forma di comunicazione più autentica. Ma mentre i sentimenti sono elaborati e verbalizzati, le emozioni passano per il corpo, non sono verbalizzate quasi mai e molto spesso vengono somatizzate. Nell’alessitimico, non è presente la capacità di essere critici, di farsi un esame di coscienza. Perché questa persona, semplicemente, non ‘sente’”.
Perché non sente emozioni?
“Come ho accennato prima, l’alessitimia è la punta di un iceberg che può prendere varie forme. Per esempio, può esserci alla base una difesa dissociativa, quando le persone si staccano dalla realtà. Un fenomeno che in parte è fisiologico e riguarda tutti. Pensiamo a quando ci distraiamo o guardiamo un film con passione, sono tutte situazioni in cui non sentiamo il tempo che passa, siamo un po’ staccati, assorti e isolati da ogni cosa. Se questo stato si prolunga nel tempo, allora si può parlare di situazione patologica, perché è il tempo che determina la patologia delle dissociazioni. Quindi se una persona tende a escludere una parte della realtà, a non prenderne coscienza, esclude da essa anche le emozioni associate. È un po’ quello che accade in quelle situazioni dove i padri o le madri si scordano il bambino nell’auto: sono sintomi legati alla dissociazione. Ma l’alessitimia può essere causata anche da una depressione”.
Che cosa accade in questi casi?
“Il depresso non sente i sentimenti. Non li sente perché anche in questa situazione non può permetterselo. Ma attenzione, nessuno di questi sintomi ha a che fare con la volontà dei soggetti, non c’entra la mancanza di volontà di provare sentimenti. Inoltre, l’alessitimia può essere secondaria a patologie più gravi come la schizofrenia, in cui il paziente può sentire troppo forte i sentimenti o non sentire nulla. Oppure essere una manifestazione legata all’uso di sostanze stupefacenti, come gli oppiacei o l’eroina che danno la possibilità di non sentire emozioni, di anestetizzare chi ne fa uso, perché anche loro non possono permettersi di provare emozioni, se no vanno in pezzi.
Di fatto, la capacità di non sentire alle volte coincide o si differenzia con l’incapacità di essere consapevole della realtà, di non sapere che giorno è, di non riconoscere emozioni e di non avvertire quello che succede. Tutto questo apre le porte a malattie più gravi. Un’altra cosa che mi preme sottolineare è che l’alessitimia non prevede necessariamente la perdita della capacità di intendere e di volere che invece è correlata ad altri elementi psicopatologici”.
In conclusione?
“Dire che una persona è alessitimica è affermare una cosa e contemporaneamente non dire assolutamente nulla, perché tutti, anche una volta nella vita, possiamo essere alessitimici. In sostanza, l’alessitimia può essere una difesa da emozioni e sentimenti che non possiamo permetterci di provare”.