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La storia di Pietro e il suo papà: “Tante belle persone”, il libro che celebra l’umanità dietro la cura – L’ESTRATTO IN ESCLUSIVA

Paolo Tallini racconta la storia del figlio Pietro, scomparso prematuramente a causa di una grave malattia, e delle persone straordinarie che hanno incrociato il loro cammino

di F. Q.
La storia di Pietro e il suo papà: “Tante belle persone”, il libro che celebra l’umanità dietro la cura – L’ESTRATTO IN ESCLUSIVA

Tante belle persone di Paolo Tallini (Prefazione di Franco Locatelli e Introduzione di Sabina Chiaretti), in libreria dal 16 ottobre per Compagnia Editoriale Aliberti, è un racconto che non può non toccare in profondità il lettore. È la voce di un padre coraggioso, che ha perso il figlio giovanissimo per una terribile malattia. Un padre che ha deciso di affrontare il dolore di ripercorre in un racconto la sua storia. Perché, nel calvario suo e di suo figlio Pietro, ha trovato tanta inaspettata umanità, tanta professionalità e tante belle persone.

“In questa vicenda oggettivamente molto sfortunata”, scrive Tallini, “ho avuto almeno la buona sorte di imbattermi in un’eccellenza della nostra spesso vituperata sanità, e, attenzione, non solo eccellenza tecnica, ma anche, o soprattutto, umana. E siccome tutte queste cose sono fatte di persone, e da persone, voglio parlare in questo libro di alcune di esse. Ne ho incontrate tante e tutte meravigliose, ma, naturalmente, con alcune di esse ho avuto un rapporto che ha prodotto in me una maggiore quantità ed intensità di emozioni, che cercherò di raccontare in questa sede”. Una testimonianza sul mondo della salute, della malattia e della cura che è in qualche modo controcorrente: e che può dare speranza a molti, accendere la luce “anche dove il buio è più fitto e profondo”. Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto della Prefazione al libro del prof. Franco Locatelli, ematologo e Presidente del Consiglio superiore di sanità.

L’ESTRATTO IN ESCLUSIVA

Nel cammino professionale di chi, come me, cura pazienti pediatrici, adolescenti e giovani adulti con malattie ematologiche di rilevante gravità, s’incontrano pazienti e i di loro genitori che lasciano un segno indelebile per straordinario valore umano, arricchendo in maniera unica e incommensurabile chi, con loro, ha la fortuna di venire in contatto.
Pietro, in questo senso, è stato uno dei pazienti che per sempre ricorderò per sensibilità, attenzione verso gli altri, capacità di non far sentire il peso della sofferenza, anche psichica, che ha connotato soprattutto le fasi finali della sua esistenza.
Ho incontrato Pietro dopo che aveva già fallito diverse terapie, generalmente assai efficaci, sapientemente somministrate in un altro Centro di Roma, incluso il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Con la professoressa Chiaretti, che ce lo aveva riferito dopo la precoce ricaduta post-trapianto, avevamo concordato di provare a offrirgli la forma più estrema e avanzata d’immunoterapia, cioè le cellule car-t generate dal donatore di cellule staminali, partendo dalla base scientifica di risultati assai promettenti che avevamo appena pubblicato e dal presupposto immunologico e biologico che cellule car-t ottenute da un donatore sano potessero essere più efficaci di quelle che, usualmente, s’impiegano, cioè cellule generate dal paziente stesso, ma che sappiamo garantire limitato beneficio a chi ricade precocemente dopo il trapianto.

Fin dal primo incontro, di Pietro mi aveva profondamente colpito la lucidità e la capacità, dopo aver acquisito le adeguate informazioni, di comprendere perfettamente perché si procedeva lungo determinate direzioni. Ma forse quanto più risaltava era la fiducia di Pietro nella Scienza e nella Medicina, che trovavano in lui una base intellettuale che non esiterei ad aggettivare compiutamente come illuministica. In questo, Pietro aveva sicuramente tratto ispirazione da mamma e papà, due persone che amavano questo loro figlio e che, con lui, erano proiettate alla costruzione di un futuro connotato peculiarmente da attenzione verso gli altri.
Inizialmente, i risultati ottenuti sono stati quelli sperati e auspicati, essendosi ottenuta una nuova remissione di malattia, addirittura così profonda da non essere le cellule leucemiche neppure individuabili con le tecniche più sofisticate di rilevazione. E in questa fase, difficile non ricordare come gli occhi di Pietro avessero la luce particolare che solo la speranza di poter definitivamente riallacciare i fili esistenziali riesce a dare. Successivamente, una complicanza, legata a un danno endoteliale (quel rivestimento interno che si trova all’interno dei nostri vasi sanguigni) diffuso, era progressivamente emersa, mostrandosi resistente a tutte le terapie disponibili intraprese. Questa stessa complicanza avrebbe poi interrotto la vita di Pietro, il quale, credo di poter dire, aveva a mano a mano acquisito consapevolezza dell’irrecuperabilità della situazione, mai, tuttavia, lasciandosi andare a sconforto e disperazione, ma, semmai, rinnovando quella fiducia nella Scienza e nella Medicina che, come prima sottolineavo, colpiva me e gli altri operatori sanitari che a lui si accostavano.

La scomparsa di Pietro in un caldo giorno di agosto, gli occhi e le parole di suo padre, la compostezza e la dignità del dolore della mamma rimarranno per sempre nei miei ricordi, da un lato più dolorosi e dall’altro più arricchenti.
Nelle pagine che vi accingete a leggere, troverete, descritte dai genitori di Pietro, ricostruzioni dei suoi passaggi nel percorso di malattia che riflettono esattamente questo modo di accostarsi consapevolmente a situazioni di sofferenza e incertezza sul proprio futuro, con la serenità, condivisa dai suoi genitori, che le partite vanno giocate fino alla fine mettendo in campo tutte le risorse disponibili.
Questo libro dedicato a lui, che credeva fermamente nell’importanza della ricerca, serva a tutti noi come stella polare per mai dimenticare che la vita è un’avventura meravigliosa da vivere in ogni suo dettaglio, compiendo un viaggio dove il donarsi e la condivisione delle emozioni mai devono disgiungersi dall’amore per l’altro.
A me, come medico, il ricordo di Pietro servirà per profondere sempre più, nel mio percorso professionale, le migliori energie per trovare quelle soluzioni che non hanno avuto compiuto successo per Pietro.
Grazie Pietro, grazie alla tua mamma e al tuo papà per tutto quanto mi avete regalato.

Professore Franco Locatelli
Presidente Consiglio Superiore di Sanità
Professore Ordinario di Pediatria Università Cattolica del Sacro Cuore
Direttore Dipartimento di Onco-ematologia Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

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