Licenziati da un giorno all’altro, o meglio, invitati a scegliere tra disoccupazione e trasferimento in altre regioni. Per questo motivo, una trentina di dipendenti del “Moody”, locale chiuso nell’ambito di una più generale desertificazione degli esercizi commerciali nel centro di Genova, ha fatto un’irruzione pacifica prima dell’inizio dell’incontro tra candidati presidente di Regione, organizzato questa mattina dal Secolo XIX a Palazzo Ducale. “Chiediamo ai candidati di dimostrare concretamente il loro impegno per la tutela dei posti di lavoro, non degli imprenditori amici”, si sfogano i lavoratori con chiaro riferimento allo schieramento di centrodestra, considerando che proprio il Moody è stato luogo di comizi e incontri elettorali durante l’epoca Toti. Primo a scendere dal palco per avvicinarsi ai lavoratori, il candidato di centrosinistra e M5s, Andrea Orlando, ha proposto l’apertura di un tavolo con i lavoratori e la proprietà; lo stesso Bucci, sollecitato a prendere posizione, ha promesso ai lavoratori un incontro “da sindaco, non da candidato”, da organizzare però dopo il voto di domenica e lunedì: “Capirete che in questi giorni sono troppo impegnato”.
Nel contesto già concitato si inserisce Marco Macrì, vigile del fuoco e coordinatore di “Genova Inclusiva”, associazione a tutela di minori disabili: “Perché non ha partecipato al nostro incontro tra candidati?” La domanda a Bucci, che nei giorni scorsi aveva in effetti disertato l’incontro tra candidati sulla disabilità: “Siamo a fine ottobre: dove sono gli OSA e gli OSE nelle scuole del Comune? Dov’è il trasporto scolastico per disabili? Perché 2.000 bambini disabili devono aspettare 3 anni per avere garantite le cure?” Nessuna risposta da parte del sindaco e candidato di Lega e Fratelli d’Italia alla presidenza della Regione. Mentre il contestatore viene fatto allontanare dagli operatori di polizia, senza che il sindaco ritenesse opportuno degnarlo di un cenno di risposta, si alzano le urla di alcuni sostenitori di Bucci: “Vai fuori! Vai a cagare!” i termini e toni riservati al genitore di due figli disabili che da alcuni anni lotta per vedere riconosciuti i diritti dei minori disabili a Genova e in Liguria (non nuovo a contestazioni e interventi durante i comizi di ogni parte politica).
Normalizzata la platea può iniziare il confronto: come conciliare le promesse con il deficit in cui versa la Regione, soprattutto in sanità? Come rappresentare davvero una discontinuità rispetto al sistema Toti, travolto dall’inchiesta per corruzione? Domande nette e risposte politiche, con le proposte dei due candidati favoriti, Orlando e Bucci, e le bordate da destra del candidato Alessandro Rosson: “Di chi è la colpa dei 232 milioni di debito in sanità? Leggete i dati: 130.000 liguri non si curano più, chi non ha 500 euro per una visita rinuncia alla propria salute”. Attacca senza sconti il centrodestra: “Bucci aveva promesso che sarebbe rimasto sindaco e si è rimangiato la parola, non vi fidate di chi si rimangia le parole. Non si accorgeva di quello che succedeva nel porto di Genova, come può accorgersi di quello che accade in Liguria?”.