Un gioco di proposte e controproposte, mentre le lancette del cronometro corrono verso il fatidico appuntamento delle elezioni presidenziali americane. Questa settimana Joe Biden ha giocato la sua ultima carta nella partita della crisi mediorientale, con una doppia visita diplomatica: il segretario di Stato Antony Blinken è tornato martedì in Israele, e resterà nella regione fino al 25 ottobre per incontri ad alto livello anche in Giordania e Qatar. Parallelamente, a Beirut è sbarcato lunedì l’inviato Usa Amos Hochstein. L’iniziativa degli Usa punta a fare pressione per sbloccare lo stallo diplomatico e ottenere una de-escalation su entrambi i fronti di guerra in cui Israele si è impegnato, a Gaza e nel Libano.

La posizione di Israele – Benjamin Netanyahu ha provato ad anticipare, forse neutralizzare, le mosse americane diffondendo le condizioni israeliane per ottenere una tregua nella guerra dichiarata contro Hezbollah. La principale richiesta è di consentire all’esercito israeliano “di partecipare ad un’attuazione effettiva per garantire che Hezbollah non venga riarmato e che la sua infrastruttura militare venga ricostruita nelle aree del Libano meridionale vicino al confine”, e all’aviazione israeliana di “operare liberamente nello spazio aereo libanese”. Condizioni che prevedono di fatto l’archiviazione della risoluzione Onu 1701 che regola i rapporti al confine tra Israele e Libano e che gli stessi Stati Uniti ritengono praticamente irricevibili per la comunità internazionale, poiché “le condizioni israeliane minano notevolmente la sovranità del Libano”.

La proposta degli Usa /1: Area neutrale fino fino al fiume Awali e rafforzamento dell’esercito libanese – Lunedì Hochstein ha affermato che la Risoluzione 1701 può essere la “base” per porre fine alla guerra, ma ha sottolineato la necessità di apportare modifiche al mandato attuale. La proposta principale è estendere l’area di influenza della missione di pace delle Nazioni Unite, Unifil, più a nord (rispetto alla linea attuale del fiume Litani) sulla linea del fiume Awali in modo da allontanare Hezbollah dal confine con Israele. La risoluzione 1701 prevede che le forze armate libanesi e le forze di pace delle Nazioni Unite siano l’unica presenza militare tra il confine con Israele e il fiume Litani, a circa 30 km (18 miglia) a nord. Gli Usa, secondo Sky News Arabia affiliata agli Emirati Arabi Uniti, vorrebbero rafforzare le forze armate del Libano (senza risorse e parzialmente infiltrate da Hezbollah) con aiuti militari per 350 milioni di dollari.

La proposta degli Usa /2: “Estendere il mandato delle forze Unifil anche alle ispezioni”– Un altro elemento di cui Hochstein ha discusso con i rappresentanti delle, frazionate, autorità libanesi sarebbe il rafforzamento del mandato delle forze Unifil, secondo quanto riferito martedì dal quotidiano Al Akhbar, vicino a Hezbollah. L’inviato di Biden in Libano avrebbe presentato al presidente del parlamento libanese Nabih Berri, figura chiave nel rapporto con il partito di Dio (lui stesso leader della formazione sciita Amal) un piano che “chiede di espandere l’ambito geografico dell’autorità decisionale internazionale, a nord del fiume Litani”, con “un aumento significativo del numero delle forze internazionali che operano all’interno delle forze di peacekeeping, e un aumento del numero delle forze dell’esercito libanese che si suppone siano dispiegate in quella zona”.

Il piano di Usa prevede anche l’estensione del mandato dell’Unifil “per includere il diritto di ispezionare qualsiasi punto, veicolo, luogo o casa sospettata di contenere armi, e il diritto di effettuare pattuglie a sorpresa in qualsiasi area rientrante nell’ambito della risoluzione” e “ampliare il campo di azione delle forze internazionali di emergenza alle coste libanesi da sud a nord, compresi i porti libanesi, e il diritto di verificare l’identità delle navi dirette ad esse, soprattutto nella zona in cui sono presenti le forze internazionali”. Al momento le forze Unifil possono soltanto segnalare irregolarità alle forze armate libanesi, senza intervenire direttamente a operare ispezioni o perquisizioni.

Scetticismo delle autorità libanesi e di Hezbollah – Il piano è una mediazione rispetto alla proposta israeliana, ma non sembra avere maggiori speranze di successo. Secondo le informazioni di Al-Akhbar, l’inviato americano ha cercato di presentare l’offerta come vantaggiosa per il Libano, ma “è uscito dagli incontri con impressioni negative”. Berri avrebbe chiarito a Hochstein che la risoluzione 1701 non necessita di alcun emendamento, che esiste un consenso libanese sulla sua attuazione e che qualsiasi tentativo di modificarla distruggerà “l’opportunità di attuarla”. Hezbollah ha fatto sapere di non fidarsi del fatto che Israele rispetterà le condizioni americane.

Il risultato dell’ultima visita di Hochstein, dunque, nella visione dei funzionari libanesi riferita da Al Akhbar, è un altro buco nell’acqua. Le fonti affermano che non è stato raggiunto un accordo preciso sui prossimi passi e che la possibilità che è improbabile che Hochstein torni in Libano prima delle elezioni americane. Ancora una volta, dunque, la situazione di stallo viene rinviata a dopo l’elezione del nuovo inquilino della Casa Bianca, a novembre. Ma il nuovo o la nuova presidente Usa entreranno in carica solo a gennaio 2025.

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