La questione migranti, con l’Italia alla testa del gruppo di Paesi che spingono per lo sviluppo europeo del nuovo “modello Albania“, sta di nuovo spaccando l’Ue. Lo si era visto al termine dell’ultimo Consiglio, con diversi Paesi, tra cui Francia e Spagna, che avevano criticato le politiche di Roma. Ma non Ursula von der Leyen che, invece, ha mantenuto una posizione più aperta all’ascolto delle proposte sulla creazione di hub per migranti all’estero sul modello Italia-Albania. Lo ha fatto capire prendendo parte all’incontro tra i Paesi favorevoli all’iniziativa di Roma e affermando che “ci sono questioni aperte, per quanto tempo le persone possono restarci? Che si fa, per esempio, se un rimpatrio non è possibile? Quindi, non è banale, ma è una cosa che è stata discussa”. Così, parte del Parlamento europeo ha deciso di considerare progetti come quello del governo italiano una linea rossa che non sono disposti ad attraversare: la capogruppo di S&D, Iratxe Garcia Perez, ha dichiarato alla stampa che “i Socialisti e Democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia. Voglio dirlo in maniera diretta, così non può contare sul nostro sostegno“, mettendo così in discussione il voto favorevole in Plenaria per il via libera definitivo alla nuova Commissione Ue.
Negli anni in cui migliaia di persone si riversavano in Ue passando per la Rotta balcanica o sfidando le acque del Mediterraneo, alcuni osservatori sostenevano che la fine dell’Europa sarebbe arrivata sul tema migranti. Questo non è successo, ma di certo c’è che adesso a rischiare è la nuova Commissione von der Leyen. E a metterla in discussione sono il secondo gruppo in Parlamento dopo il Ppe, i Socialisti, determinanti per il voto in Plenaria con i loro 136 seggi. La decisione sul sostegno a Ursula von der Leyen “è una decisione che dovremo prendere quando e se si arriverà a quel punto, anche una volta che avremo visto i risultati delle audizioni. In ogni caso non ci sono dubbi, posizioni di questo tipo non aiutano di certo a tenere un dibattito calmo, pacato, responsabile in merito”, ha continuato la capogruppo socialista spiegando che “qualsiasi esternalizzazione della politica di asilo e rimpatri è una violazione del diritto europeo e internazionale, questo è quanto è stato confermato dalla Corte italiana sull’accordo Italia-Albania. Solo prima delle elezioni von der Leyen ha promesso una risposta europea ed è quello che il nostro gruppo difende, non permetteremo a nuovi esperimenti di violare il diritto internazionale come fa l’accordo di Meloni con l’Albania”.
Contrari a questo approccio sul tema migratorio non sono solo gli eurodeputati di S&D, ma anche i liberali di Renew. Non a caso, proprio il capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, e il presidente francese, Emmanuel Macron, sono stati quelli più critici su un’implementazione del piano italiano a livello europeo. “Il modello Meloni è durato 48 ore, tutto ciò non è solo assurdo ma anche illegale, è stato uno spreco assoluto di soldi pubblici. Siamo profondamente contrari al modello degli hub per rimpatri – ha detto la capogruppo Valerie Hayer – A tutti quei Paesi che cercano una soluzione dico che la soluzione c’è già, è il Patto Migrazione e Asilo“.
Il messaggio, quindi, è chiaro. E lo è anche il destinatario se si ascoltano le parole di Iratxe Garcia Perez: “Tendiamo la mano al gruppo Ppe per impedirgli di fare il doppio gioco e di stringere doppie alleanze. Dobbiamo chiedere a Manfred Weber cosa voglia fare, è il Ppe che rompe il cordone sanitario – ha concluso polemizzando con questo avvicinamento dei Popolari al governo conservatore italiano – Sappiamo cosa significa stare con l’estrema destra. Naturalmente, a un certo punto, il Ppe dovrà adottare chiaramente una posizione o l’altra. Ma come ho detto, siamo stati chiari. Continueremo a contattarli, ma a un certo punto il Ppe dovrà chiarire la sua posizione”. La risposta dei Popolari arriva immediata ma in forma anonima, con fonti di Bruxelles che replicano alle “minacce” socialiste: “Si tratta di un bluff, non hanno i numeri per fermare nulla, non è la prima volta che minacciano eppure non mi sembra che si siano mai viste grandi conseguenze”, dicono. In caso di status quo, non si dovrà attendere molto per conoscere da che parte stia la verità. Dal 25 al 28 novembre il Parlamento europeo si riunirà a Strasburgo. In quei giorni è previsto anche il voto sulla nuova squadra del Berlaymont. Una bocciatura trascinerebbe l’Unione europea in una crisi politica senza precedenti.
X: @GianniRosini
Zonaeuro
Ue, i Socialisti minacciano la sfiducia a von der Leyen: “Gli hub per migranti sono illegali, se li appoggia non la votiamo”
La questione migranti, con l’Italia alla testa del gruppo di Paesi che spingono per lo sviluppo europeo del nuovo “modello Albania“, sta di nuovo spaccando l’Ue. Lo si era visto al termine dell’ultimo Consiglio, con diversi Paesi, tra cui Francia e Spagna, che avevano criticato le politiche di Roma. Ma non Ursula von der Leyen che, invece, ha mantenuto una posizione più aperta all’ascolto delle proposte sulla creazione di hub per migranti all’estero sul modello Italia-Albania. Lo ha fatto capire prendendo parte all’incontro tra i Paesi favorevoli all’iniziativa di Roma e affermando che “ci sono questioni aperte, per quanto tempo le persone possono restarci? Che si fa, per esempio, se un rimpatrio non è possibile? Quindi, non è banale, ma è una cosa che è stata discussa”. Così, parte del Parlamento europeo ha deciso di considerare progetti come quello del governo italiano una linea rossa che non sono disposti ad attraversare: la capogruppo di S&D, Iratxe Garcia Perez, ha dichiarato alla stampa che “i Socialisti e Democratici sono contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione. Siamo contro la strategia del Ppe e di Meloni, siamo molto preoccupati dal fatto che von der Leyen voglia adottare questa strategia. Voglio dirlo in maniera diretta, così non può contare sul nostro sostegno“, mettendo così in discussione il voto favorevole in Plenaria per il via libera definitivo alla nuova Commissione Ue.
Negli anni in cui migliaia di persone si riversavano in Ue passando per la Rotta balcanica o sfidando le acque del Mediterraneo, alcuni osservatori sostenevano che la fine dell’Europa sarebbe arrivata sul tema migranti. Questo non è successo, ma di certo c’è che adesso a rischiare è la nuova Commissione von der Leyen. E a metterla in discussione sono il secondo gruppo in Parlamento dopo il Ppe, i Socialisti, determinanti per il voto in Plenaria con i loro 136 seggi. La decisione sul sostegno a Ursula von der Leyen “è una decisione che dovremo prendere quando e se si arriverà a quel punto, anche una volta che avremo visto i risultati delle audizioni. In ogni caso non ci sono dubbi, posizioni di questo tipo non aiutano di certo a tenere un dibattito calmo, pacato, responsabile in merito”, ha continuato la capogruppo socialista spiegando che “qualsiasi esternalizzazione della politica di asilo e rimpatri è una violazione del diritto europeo e internazionale, questo è quanto è stato confermato dalla Corte italiana sull’accordo Italia-Albania. Solo prima delle elezioni von der Leyen ha promesso una risposta europea ed è quello che il nostro gruppo difende, non permetteremo a nuovi esperimenti di violare il diritto internazionale come fa l’accordo di Meloni con l’Albania”.
Contrari a questo approccio sul tema migratorio non sono solo gli eurodeputati di S&D, ma anche i liberali di Renew. Non a caso, proprio il capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, e il presidente francese, Emmanuel Macron, sono stati quelli più critici su un’implementazione del piano italiano a livello europeo. “Il modello Meloni è durato 48 ore, tutto ciò non è solo assurdo ma anche illegale, è stato uno spreco assoluto di soldi pubblici. Siamo profondamente contrari al modello degli hub per rimpatri – ha detto la capogruppo Valerie Hayer – A tutti quei Paesi che cercano una soluzione dico che la soluzione c’è già, è il Patto Migrazione e Asilo“.
Il messaggio, quindi, è chiaro. E lo è anche il destinatario se si ascoltano le parole di Iratxe Garcia Perez: “Tendiamo la mano al gruppo Ppe per impedirgli di fare il doppio gioco e di stringere doppie alleanze. Dobbiamo chiedere a Manfred Weber cosa voglia fare, è il Ppe che rompe il cordone sanitario – ha concluso polemizzando con questo avvicinamento dei Popolari al governo conservatore italiano – Sappiamo cosa significa stare con l’estrema destra. Naturalmente, a un certo punto, il Ppe dovrà adottare chiaramente una posizione o l’altra. Ma come ho detto, siamo stati chiari. Continueremo a contattarli, ma a un certo punto il Ppe dovrà chiarire la sua posizione”. La risposta dei Popolari arriva immediata ma in forma anonima, con fonti di Bruxelles che replicano alle “minacce” socialiste: “Si tratta di un bluff, non hanno i numeri per fermare nulla, non è la prima volta che minacciano eppure non mi sembra che si siano mai viste grandi conseguenze”, dicono. In caso di status quo, non si dovrà attendere molto per conoscere da che parte stia la verità. Dal 25 al 28 novembre il Parlamento europeo si riunirà a Strasburgo. In quei giorni è previsto anche il voto sulla nuova squadra del Berlaymont. Una bocciatura trascinerebbe l’Unione europea in una crisi politica senza precedenti.
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Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Da due o tre giorni avevamo capito che eravamo quasi arrivati alla conclusione di questa vicenda". Lo ha detto Antonio Tajani a Porta a Porta sulla liberazione di Cecilia Sala.
"Stamattina l'ambasciarice è andata al carcere per la visita consolare e le hanno detto la visita è annullata per una buona notizia, l'ambasciarice ha capito e mi ha telefonato", ha raccontato il ministro degli Esteri spiegando tra l'altro: "Anche la famiglia è stata eccezionale, la mamma e il papà ci hanno dato una mano".
"La Santa Sede non ha dato una mano in maniera operativa ma c'è sempre stato sostegno. Ma non c'è stato un intervento del Vaticano", ha spiegato Tajani.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Fermo restando che la mia posizione di condanna è assoluta per alcuni gesti apologetici, avendo conosciuto quei ragazzi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i primi due uccisi da terroristi ai quali non si è mai dato un nome, esprimo il rammarico per il fatto che la Procura della Repubblica di Roma in 45 anni non abbia mai aperto una seria inchiesta sulla strage di Acca Larenzia". Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenendo nell’aula del Senato.
"Noi chiediamo la verità su tante vicende italiane. Nei giorni scorsi, si è saputa una possibile verità sull’omicidio di stampo mafioso di Piersanti Mattarella a Palermo. Ma sulla strage di Acca Larenzia le tracce ci sono, perché la mitraglietta Skorpion che uccise Bigonzetti e Ciavatta poi è stata utilizzata anche successivamente dalle Brigate Rosse -ha detto ancora Gasparri-. Quelli che ieri, sbagliando, hanno fatto i saluti romani non inneggiavano alle Brigate Rosse ma ricordavano, con una ritualità che io non condivido, dei militanti di un partito politico, non di terroristi".
"Mentre le Brigate Rosse sono quelle che hanno usato la mitraglietta Skorpion per uccidere Bigonzetti e Ciavatta, poi Lando Conti, ex sindaco di Firenze, e il professor Ruffilli che era un professore impegnato nella Democrazia Cristiana. Quindi quell'arma e chi l’ha usata è transitato nelle Brigate Rosse", ha proseguito l'esponente di FI.
(Adnkronos) - "Basterebbe un’inchiesta per capire quali gruppi della periferia di Roma sud e dell’estrema sinistra hanno fatto questo transito. C’è un libro di un giornalista che si chiama Nicola Rao che ha descritto queste vicende ed è una vergogna che la Procura della Repubblica di Roma non abbia mai fatto un'inchiesta seria. Io l'ho detto pubblicamente a Lo Voi e lo dico a tutti i Procuratori del passato. La magistratura evidentemente non ha voluto la verità su quella vicenda. Protesto, quindi, per le verità mancate di una pagina di storia italiana tragica", ha concluso Gasparri.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Ho voluto partecipare in collegamento all'evento 'Comunità democratica' perché il partito cattolico è anacronistico, c'è bisogno di cominciare a discutere largamente di politica, di programmi, a far partecipare le persone e soprattutto di far diminuire l'astensione". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"C'è bisogno di cominciare a discutere, sono due anni che non si fa nel Paese. Queste iniziative sono benedette, penso che Schlein lo sappia", ha aggiunto Prodi proseguendo: "Deciderà Ruffini se entrare in politica o no. E' un uomo di qualità e dipenderà dalla rete che riuscirà a costruire. E' stato talmente bravo a combattere l'evasione fiscale che il Paese gli dovrebbe essere grato".
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Trump non vuole l'Europa coesa. Tratta Paese per Paese ed esercita su ciascuno una pressione particolare. Il problema è che Meloni non può essere portavoce o simbolo dell'Europa unita, Trump non lo permetterà mai". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Trump e Musk ne dicono di tutti i colori e attaccano dall'interno i Paesi intervenendo; è il solito quadro: Trump imprevedibile. Prevedo un grande cambiamento. E' finita la globalizzazione economica e Trump tenta quella politica: l'intervento negli affari interni di tutti i Paesi", ha aggiunto.
"La cosa strana è che mentre oggi c'è stata una reazione dell'Onu sulle sue dichiarazioni, non ne ho viste da parte dell'Unione europea. Il problema è che un'UE divisa come oggi non riesce a formare una volontà politica comune; la presidente della Commissione deve mediare e non vuole rompere l'equilibrio. Non dice niente delle interferenze di Trump in Germania, in Gran Bretagna, in Italia. Il sovranismo si ferma all'obbedienza", ha detto ancora Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Starlink, l'accordo col governo gli darebbe in mano tutti i dati che riguardano il nostro Paese. E' il momento che il governo decida se dare in mano ad altri la propria vita". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Il vantaggio di Musk è che ha a disposizione una tecnologia pronta e potente. Non so se il governo firmerà, ma queste cose vanno fatte con una prudenza enorme e garanzie che non credo il nostro esecutivo sia in grado di ottenere. Così come sembrano essere le cose, io non firmerei. E l'idea che il rappresentante di uno Stato come è Musk si impadronisca di una realtà fondamentale di un altro Paese è un rischio enorme per la democrazia", ha aggiunto Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Belloni, posso dire che è proprio brava, una servitrice dello Stato leale nei confronti del Paese e con capacità personali. Non ho la minima idea se verrà eventualmente coinvolta nelle istituzioni europee. Lei ha detto di no, ma queste cose devono maturare nel tempo. Ha le energie e le capacità, vedremo". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Esprimo la mia felicità vera per il ritorno di Sala, la stessa che ho provato quando liberammo il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo in condizioni analoghe". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Queste contrattazioni sono sempre molto complesse. Certamente c'è stato da Trump una specie di permesso o di tacito consenso. A differenza della mia esperienza, noi gioimmo tutti insieme, col ministro degli Esteri, il governo e anche i servizi. C'era anche la dottoressa Belloni, che aveva organizzato la liberazione; oggi è sembrato un evento molto solitario, solo della Meloni", ha aggiunto Prodi.