“Anche se sono scritte in francese, i giudici sanno leggere le sentenze”. È una replica netta quella del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, a Carlo Nordio. A proposito della sentenza del tribunale di Roma che ha annullato il trasferimento in Albania di 12 migranti, recependo la decisione della Corte Ue, il ministro della Giustizia aveva attacca i magistrati, sostenendo che non avessero capito gli atti “complessi” e “scritti in francese”.

L’attacco del sottosegretario – Intervistato da Sky tg24 e da La Stampa, Santalucia risponde al guardasigilli e agli attacchi della maggioranza. “Non siamo nè pro né contro il governo, applichiamo la legge”, ha detto il presidente del sindacato delle toghe. Santalucia ha anche replicato ad Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, anche lui autore di un attacco ai giudici dopo il caso dei migranti in Albania. “Abbiamo assistito a un’interpretazione abnorme della norma europea. Dire questo, come ha fatto anche Nordio, è perfettamente legittimo. Perché le sentenze si rispettano, si eseguono, ma si possono commentare. Io conosco una sola corporazione al mondo che pretende l’insindacabilità, sono gli ayatollah“, ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia. I toni di Delmastro sono quelli che non aiutano certo a rasserenare il clima”, ha replicato il presidente dell’Anm. “Se siamo ayatollah non c’è alcuna voglia di guardare le cose per quello che sono. Siamo giudici che applicano la legge, ma la legge è un pò più ampia. Se non ci si intende su questo non si potrà mai avere il reciproco rispetto”, ha aggiunto. Inviando poi un invito all’esecutivo: “Il governo torni a parlare con la magistratura nei termini di un doveroso rispetto nella comunicazione istituzionale del Paese”. Alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni “chi ci guarda dall’esterno ha la sensazione che la magistratura sia messa nell’angolo“.

“Problemi non sono i magistrati” – Santalucia ha anche commentato il decreto varato dal governo con l’obiettivo di “superare” la sentenza Ue.”Il ragionamento del governo è che basterebbe anticipare ad oggi – ed è una decisione politica assolutamente legittima – l’entrata in vigore del regolamento europeo sui Paesi sicuri previsto nel 2026 e l’opposizione della magistratura, come viene amaramente descritta, non ci sarebbe più. Ma il problema non sono i magistrati, sono le scelte politiche che si traducono in normative anche dell’Unione europea. Ridurre tutto a uno scontro interno è una falsa rappresentazione. Mi auguro che la scelta del governo sia saggia, lo vedremo”, ha detto il numero dell’Anm.

Il caso Patarnello: “Termini sbagliati ma non ha offeso nessuno” – Santalucia ha anche commentato il caso di Marco Patarnello, il del sostituto procuratore della Cassazione che lo scorso 19 ottobre scorso ha inviato un messaggio nella mailing list dell’Anm in cui criticava la linea tenuta da Giorgia Meloni nel campo della giustizia. Anche a causa di alcuni aggettivi usati da Patarnello, quel messaggio è diventato un caso politico, rilanciato anche dalla stessa premier. “Non c’è nessun pericolo, il termine pericolosa non è assolutamente adeguato. L’affermazione di Patarnello si presta ad equivoci”, ha detto il presidente dell’Anm. Secondo il quale, però, non esistono “margini per un’azione disciplinare contro Patarnello. Non ha offeso la presidente del Consiglio e ha espresso contrarietà alle riforme portate avanti dalla maggioranza di governo. Credo che avere un’opinione sulle riforme che interessano la giustizia sia un diritto anche dei magistrati. Le altre interpretazioni sono malevoli e maliziose”. Matteo Salvini ne ha chiesto addirittura il licenziamento: “Questo tentativo di continuare ad alzare i toni contro la magistratura non giova al Paese. Non si può far passare l’idea che i tribunali devono decidere solo cose gradite al governo. I magistrati non devono prendere ordini dal governo. La politica pretende che la magistratura agisca in linea con il governo, ma questo non è possibile perché la magistratura è libera e indipendente e risponde solo alla legge e al rispetto dei diritti. Le accuse di una politicizzazione dei magistrati, quando questi non rispecchiano la volontà del governo, sono offensive non solo per gli stessi magistrati ma anche per il Paese e il suo assetto democratico”.

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